C’è un disperato bisogno di cultura in Italia ma nei casi sporadici in cui ancora ne rimane in televisione, la crisi la fa fuori a colpi di mannaia. Tagli e ancora tagli, ed anche addii. Corrado Augias ha salutato il suo pubblico definitivamente, lasciando il programma Le storie – Diario Italiano. Adesso è nata una petizione per riportarlo in tv.
Tra i reality, i matrimoni in diretta tv, trovate trash e talk show-litigi politici che fanno sanguinare le orecchie, c’è un’Italia che ancora pensa alla cultura, c’è un pubblico forse meno rumoroso, ma che si fa sentire. Così è nata la petizione, lanciata da Lorenzo Repetto, per far restare Corrado Augias a Le Storie. Il giornalista ha salutato il suo pubblico così:
Lascio questo programma dopo 10 anni, 1700 puntate circa, uno zaino bello pesante. Avrei già dovuto farlo un anno fa, poi alcuni problemi organizzativi, redazionali, mi hanno convinto a un’ultima stagione, che ora qui si chiude. L’augurio è che la trasmissione possa continuare, visto che, partita in sordina, è arrivata a una media stabile di 1 milione 200 mila spettatori, con punte di un milione e mezzo.
Ma subito dopo si sono scatenati i commenti su Facebook, sono nati gruppi di supporto. Dopo la cancellazione de La storia siamo noi, ecco che sparisce un altro programma dal palinsesto, l’informazione culturale è la prima ad essere penalizzata quando c’è da tirare la cinghia. L’appello sentito di Repetto, racchiude quello che è il pensiero di molti spettatori, giovani e non, che vorrebbero ritrovare il programma in tv:
Siamo in un momento, ormai troppo lungo, di difficoltà. Il nostro paese fa fatica a riemergere, la crisi che lo ha colpito è certamente economica ma sotto c’è molto di più: ci sono tanti, troppi ragazzi giovani spaesati, senza una guida, senza valori, senza un obiettivo per il futuro. La televisione ed internet sono due mezzi fondamentali, entrambi, per arrivare a questa generazione di giovani in difficoltà. In tv, in particolare, i modelli diseducativi aumentano quasi quotidianamente: lei, con la sua tv pacata, colta, pedagogica, è uno degli ultimi esempi di vero servizio pubblico. La preghiamo, tutti insieme, di ripensare alla scelta, più volte palesata in trasmissione, di abbandonare il programma. Noi giovani, dai 30 anni in giù (ma sono convinto anche moltissimi meno giovani) abbiamo un disperato bisogno di persone come lei.
Per il momento, come scrive Alessandra Comazzi su La Stampa, c’è da accontentarsi delle repliche estive, sperando in un ripensamento. O magari in una rivoluzione culturale.
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