Gigi Marzullo alle 01:20 su Rai1 rappresenta il post-buonanotte, l’ultima immagine ipnagogica che ci accompagna mentre affondiamo dolcemente nel meritato sonno ristoratore. Sottovoce è il sussurro che ci ricorda, attraverso la voce del celeberrimo presentatore, che ci troviamo in una sorta di zona franca, una specie di “Svizzera” della giornata, il “duty free” della quotidianità.
Sullo sfondo dei drammi elettorali, con una rassicurante inesorabilità un giorno finisce, mentre il suo successore comincia ad affacciarsi curioso. E chi meglio di Gigi Marzullo può prendere il giorno per mano per prepararlo ai travagli delle ore successive?
L’ultima riflessione, quella risolutiva, che facciamo prima di addormentarci, a volte con sulla punta della lingua la chiave per risolvere alcuni problemi del mondo, la facciamo senza peli sulla lingua, la facciamo con la sicurezza di qualcuno che ci ascolta in modo bonariamente critico e protettivo.
Le domande vanno e vengono, le risposte fermentano attraverso gli occhi degli intervistati, per poi fluire libere attraverso bocche ora storte, ora contrite, ora rilassatamente sorridenti.
Gli ospiti in studio si raccontano, raccontano la loro vita, pura e semplice. Oppure no, a volta la infiocchettano, e le labbra di un’attrice che dichiarano di essere se stesse fuori dal set continuano imperterrite a recitare, ma nessuno, neanche Marzullo, se la sente di mostrare biasimo.
Mai. Non ha alcun senso giudicare, farebbe perdere tempo, e la sabbia schizzerebbe via capricciosa dalla piccolissima, elegante clessidra della trasmissione, che dura appena una ventina di minuti.
Specchiarci negli occhi degli ospiti di turno ci rapisce per alcuni istanti, il tutto accompagnato, oltre che da qualche discreta nota musicale, da un rispettoso silenzio, e in certi momenti sembra davvero di essere a teatro.
Le persone parlano sotto voce, a volte perchè nella stanza vicina qualcuno dorme (è il mio caso in questo momento), a volte per nascondere frammenti di imbarazzo sotto un tappeto di discrezione, con uno sguardo infantilmente furtivo. Ed è questa la forza della trasmissione.
Accidenti, stasera è la volta di Claudia Cardinale. affogo nei suoi occhi, e mentre Marzullo comincia a introdurla. Lo ammetto, io amo Claudia Cardinale da sempre, da quando ho visto Il Gattopardo con il mitico Burt Lancaster, che meraviglia.
Cerco di ascoltare le consuete domande simil gioco di parole del presentatore, ma l’ansia di sentire le parole di risposta è un rumore assordante che mi impedisce di sentire alcunchè. Ed è qui che mi rendo conto di quanto la trasmissione sia una composizione viva in funzione del vissuto e del respiro degli ospiti.
E’ questa la sua natura, il programma vive della stessa vita di chi racconta, e ci si identifica fino a non farci rendere conto di quanto questo aspetto sia fondante. La storia di Claudia Cardinale mi rapisce dall’inizio alla fine, e la sua presenza è funzione dei concetti che vengono espressi.
Pensate che Claudia Cardinale da piccola era un maschiaccio…