Settimo appuntamento dell’anno con le riflessioni di Riccardo Cresci: il giornalista, volto giovane noto al pubblico di Sky Tg 24, quest’anno apre la settimana televisiva di Cinetivu. Oggi Riccardo ci parla di quiz in vista dell’esordio di Trasformat di Enrico Papi.
La vita non è più tutta un quiz. In tivù non c’è più aria da telequiz. I più nostalgici potrebbero pensar male e invece sembra essere proprio così. Nei nostri palinsesti non si trovano più giochi televisivi capeggiati da veri concorrenti. Quelli di un tempo. Non intendo proprio cuffie, cabine e pulsantiere, magari anche vagamente anacronistiche, ma il vero divertimento scaturito da semplici domande e giochi enigmistici non si trovano proprio più. Televisione Italiana che ormai preferisce un determinato mondo di format ben catalogati, largo spazio ai reality show, all’intrattenimento, alle interviste, allo sport, ma non c’è proprio traccia di giochi a premi.
Tutto questo fa pensare un po’ all’indietro, chi ha vissuto tra gli anni settanta ed ottanta probabilmente riesce a ricordare cosa intendo. Negli ultimi anni siamo stati annegati in quesiti con riposte a scelta multipla, programmi come il Milionario e simili, prevedono una risposta giusta tra le quattro domande proposte. Non esistono più game show, dove il protagonista della puntata lotta e riesce ad accaparrarsi a fatica un montepremi con il passare dei giorni della settimana. Tutto viene esaurito in poche puntate, non c’è più la fidelizzazione con il concorrente, cavallo di battaglia degli ultimi trent’anni e anche più. Si cerca di velocizzare e di non far stancare il telespettatore cambiando stile e accelerando i processi di un programma. Sta diventando tutto troppo asettico, distaccato, freddo, metallico. Quasi, quasi anche al supermercato siamo chiamati ad eliminare quattro prodotti per salvarne uno. Il mio non vuol essere un grido di allarme per saltare indietro nel tempo, quello che è stato non si potrà mai più ripetere, perché il tempo trascorre e non prevede un salto di un gambero, ma piuttosto il volo di una cavalletta stizzita. Negli ultimi tempi abbiamo vissuto il restyling di qualche trasmissione del passato, qualcuna ha avuto successo, altre un po’ meno, il vestitino nuovo su una pelle non più fresca, non sempre è sinonimo di perfezione assicurata. ‘La ruota della fortuna’ condotta da Enrico Papi è stato un esempio di rispolvero per un format un po’ arrugginito, dalla soffitta è stato ripulito e infiocchettato, sverniciato della sua pura essenza per essere più al passo con tempi più distaccati e scostanti. Non ci sono più colori, via la magia, a casa le sigle, i balletti, il curiosare nella vita dei concorrenti, tutto ormai ruota intorno a freddi colori, acciaio, ghiaccio contornato da tempi ansiogeni.