La pioggia sul fuoco, e il fuoco rimane acceso. Siringhe conficcate dove non dovrebbero, simbolo delle sconfitte passate, speranza vaga di rivincite future. Un gruppo, una Squadra, compatta mentre fissa un unico punto all’orizzonte, uniti e separati dal loro essere poliziotti e dal loro essere umani, dalle loro debolezze.
Una parola nuova, nel centro di Napoli: Spaccanapoli. Eloquente, quasi onomatopeica, come un lamento violento verso una situazione non più sostenibile, o semplicemente una scialuppa di salvataggio, un salvagente al quale attaccarsi come ultima speranza.
Un organico funzionale, una squadra di Falchi, in tutti i sensi. Poliziotti navigati e motorizzati, Sfrecciano ad altezza uomo nei vicoli di Napoli, molto esperti di strada e meno di burocrazia e procedure, per i Falchi contano i fatti.
La preda puntata dai Falchi è grande, pericolosa, è la Camorra con la C più maiuscola possibile, bisogna stare attenti. I Falchi sono scattanti e motorizzati, nuotano nelle stesse acque in cui nuotano i clan, gli informatori, sono immersi nel nemico fino al collo, forti di un’esperienza che si acquisisce scommettendo sul proprio lavoro, osando , sfruttando le stesse appendici del nemico, i piccoli delinquenti, gli informatori.