Sondaggio Demos-Coop sui Tg: chi sale, chi scende


Che l’Italia fosse media dipendente non vi erano dubbi, l’ulteriore conferma arriva dal sondaggio annuale condotto dall’ Osservatorio Demos-Coop pubblicato di recente dal quotidiano La Repubblica. Una media altissima, 8 italiani su dieci, attinge all’informazione televisiva al punto che ormai si può dire che la realtà venga mutuata dai fatti che in grande spolvero vengono proposti ogni giorno dai Tg nazionali. La nota positiva del sondaggio arriva proprio dai dati relativi alla disaffezione o meno nei confronti di questo o quel Tg. Al di là dei proclami dei vari Augusto Minzolini e Clemente J Mimun che si dicono paladini della vera informazione, con i rispettivi telegiornali infarciti di servizi al limite del ridicolo se non addirittura imbarazzanti, l’italiano medio dimostra di non essere il classico organismo decerebrato incapace di discernere tra la qualità e la quantità, come qualcuno vorrebbe farci credere.

La peggiore battuta d’arresto la segnano proprio il Tg1 (che tra l’altro ci rimette anche in pubblicità) con dieci punti in meno rispetto ad un anno fa e il Tg5 con un gradimento pari al 49% in caduta libera. A guadagnarci sono il Tg3, Sky Tg24, il Tg La7 e udite udite, Rainews di cui in più di un’occasione ci siamo ritrovati a tessere le lodi proprio da queste pagine. Con una situazione in perenne bilico, il direttore Corradino Mineo in odore di sostituzione da illo tempore, il canale all news della Rai, riesce a togliersi più di un sassolino dalla scarpa. “Cresce il gradimento e la fiducia del pubblico per Rainews – riporta una nota del cdr – E’ questa l’ennesima prova dell’importante ruolo di servizio pubblico che svolge l’all-news della Rai. E della nostra qualità dell’informazione, pluralista, autonoma indipendente. Non c’è più spazio per ulteriori rinvii, la Rai deve decidere su risorse e mezzi per il canale all-news“ In più si aggiunge:“Ma le mancate decisioni dell’azienda, a cui da oltre un anno chiediamo risorse e mezzi per il rilancio del canale, rischiano di vanificare per sempre i risultati raggiunti”.

Il televoto: questo sconosciuto?


Alla fine il bubbone doveva scoppiare: è di questi giorni la notizia che l’Antitrust ha avviato due istruttorie nei confronti di Rai e Rti circa la questione del televoto, ossia il meccanismo grazie al quale i telespettatori durante alcune trasmissioni sono chiamati ad esprimere il loro parere attraverso l’apparecchio telefonico:”La decisione – riporta una nota – è stata presa dopo che l’Autorità aveva tentato la via della moral suasion nei confronti delle due aziende radiotelevisive, chiedendo l’introduzione di “filtri” in grado di escludere le utenze business dal meccanismo del televoto“. Le polemiche erano fioccate numerose già durante l’ultimo Festival di Sanremo, dove concorrenti apparentemente svantaggiati dal giudizio del pubblico, proprio con il televoto, nella fase finale erano stati capaci di ribaltare il risultato a loro sfavorevole.

Il sospetto che dietro ci fosse una qualche macchinazione ordita da società di call center in grado di veicolare il consenso del pubblico, con l’apporto di numerose telefonate a favore di determinati soggetti, era balenato grazie anche alle denuncie del Codacons. Quest’ultimo aveva chiesto la sospensione dei risultati finali e, assieme all’Associazione utenti radiotelevisivi, il sequestro dei televoti alla Guardia di Finanza di Sanremo e all’autorità delle Tlc. Il fatto che Rai e Rti si siano guardate bene dall’assecondare le richieste di collaborazione rivolte loro dall’Antitrust, fa pensare che molti dei sospetti finora emersi non siano privi di fondamento.

Nino Formicola (Gaspare) a Cinetivù: “In Italia non si investe più nel varietà”

Una delle coppie comiche più celebri del piccolo schermo è sicuramente quella composta da Zuzzurro e Gaspare, alle spalle il successo teatrale e televisivo lungo più di trent’anni che vide Andrea Brambilla e Antonio Formicola detto Nino esordire nel 1978, dopo l’esperienza sul palco del celebre locale milanese Derby, in Non Stop fra gli show Rai meglio riusciti del passato. Cinetivù ha raccolto le impressioni di Nino Formicola al termine della trionfale tappa romana dell’ ultimo spettacolo teatrale, ecco cosa ci ha detto.

Nino avete appena terminato di recitare al teatro Golden di Roma con Non è più il futuro di una volta a firma di Aicardi, Formicola, Pistarino e Freyrie: di cosa parla lo spettacolo?

E’ la storia strana di Zuzzurro e Gaspare nel terzo millennio i quali, siccome non li vuole più nessuno, hanno aperto un bar. A un certo punto però vengono chiamati da un direttore che li vuole di nuovo in tv. I due preparano uno spettacolo basato sull’idea di prendere in giro la nostra vita attuale da due punti di vista: il mio tecnologico quello di Zuzzurro più tradizionale. Si parla di bambini, tecnologia di vecchi…insomma di molti argomenti che riguardano il quotidiano. Uno spettacolo autentico.

Qualitel: Report il programma più amato (alla faccia di chi non vorrebbe)

Foto: AP/LaPresse

Qualcuno era a conoscenza che esistesse il Qualitel? Da alcuni mesi infatti un istituto specializzato si è preso la briga per conto della Rai di effettuare un sondaggio tra qualche migliaio di italiani per rilevare i gusti televisivi degli stessi. Il monitoraggio, previsto dal contratto di servizio, rileva la qualità percepita dei principali programmi televisivi e ora come richiesto dall’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni è disponibile sul sito della Tv di Stato. Secondo una recente notizia Ansa, un campione di 7.627 cittadini italiani con più di 13 anni tra cui 3.197 intervistati anche per il prime time, ha sancito un dato per certi versi sorprendente relativo alla primavera 2010.

Se è vero che il pubblico di casa nostra mostra di avere una spiccata predilezione per i programmi d’informazione, telegiornali in primis e quelli di approfondimento giornalistico, Report su tutti, seguiti dagli sceneggiati, è altrettanto assodato il disinnamoramento per l’intrattenimento e udite, udite lo sport.

Rai privatizzata, si può fare?


Dopo la recente intervista del presidente della Camera Gianfranco Fini ad Annozero, in cui auspica la fuoriuscita degli interessi partitici dal servizio pubblico radiotelevisivo, torna nel vivo l’atavica questione della privatizzazione o meno della Rai. Come avviene in questi casi sono diverse le scuole di pensiero che si proclamano pro o contro l’iniziativa che secondo i favorevoli dovrebbe risollevare le sorti di un’azienda asservita ai voleri della maggioranza di governo, ma siamo davvero sicuri che la cura non sia peggiore della malattia?

Secondo Vincenzo Donvito, presidente Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) un’eventuale cessione ai privati della Rai comporterebbe innanzitutto l’abolizione del canone, che come è ben noto risulta essere la tassa più elusa in assoluto in Italia, l’esclusione dei partiti eviterebbe il triste spettacolo dell’elargizione di prebende tra gli esponenti di governo e dell’opposizione, la relativa assenza di capitali pubblici scongiurerebbe che coloro gentilmente accompagnati alla porta possano rientrare dalla finestra, ripristinando le antiche usanze che proprio la privatizzazione vorrebbe evitare.

Annozero: non solo odio, la politica tocca il fondo


Non solo odio nell’Italia del 2010, ma un malessere strisciante che si è impossessato del Belpaese, nel drammatico gioco delle parti che vede i cattivi trasformarsi in buoni e viceversa fino a intorbidire le acque e confondere le coscienze.“Una malattia che si diffonde come l’aids è che finisce per colpire tutti, si chiama conflitto d’interessi”, afferma Michele Santoro nella consueta anteprima di Annozero, dove non manca di spezzare una lancia a favore di Carlo Freccero direttore esautorato di Rai4, anzi no, almeno cosi rivela il dg Mauro Masi. Il premier Silvio Berlusconi, si cimenta in uno dei suoi monologhi preferiti contro i magistrati di sinistra, mentre Giancarlo Fini nell’intervista a tutto campo di Sandro Ruotolo difende il loro operato, ma ancora prima si augura una Rai libera dalle influenze politiche: singolare sentirlo dire da un politico di lunga data, più che un auspicio sembra una chimera.

I romani non ne vogliono proprio sapere di fare la pace con Umberto Bossi dopo le ultime esternazioni del leader leghista, lo dimostra il filmato del pranzo pacificatore con il sindaco di Roma Gianni Alemanno, resta il sospetto che un po’ della sana polenta nordica gli sia andata di traverso. Ancora una stoccata a Berlusconi nel Tg Zero riguardo il legittimo impedimento sulla cui validità si dovrà pronunciare il prossimo 14 dicembre la Corte costituzionale, se il parere dovesse essere negativo, i ministri con processi in corso sarebbero costretti a presenziare a scapito del loro prezioso lavoro parlamentare…un vero guaio.

Paolo Romani nuovo ministro dello Sviluppo Economico: Mediaset esulta?


Dopo una lunga gestazione, la montagna ha partorito…il ministro. Cinque mesi ci sono voluti ma alla fine il dicastero ricoperto ad interim dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, dopo le dimissioni di Claudio Scajola, è stato affidato alla persona più indicata, quel Paolo Romani che prima come sottosegretario con delega poi in qualità di viceministro aveva nel bene o nel male dimostrato di avere il giusto know how, in un settore come quello televisivo di non facile decifrazione in l’Italia.

Forse non tutti sanno che Romani ha alle spalle una lunga esperienza come editore tv. Nel 1974 dà il via a Tv Libera tra le prime emittenti “private” italiane, nel 1976 è la volta di Milano Tv, poi diventata Rete A, emittente nazionale, dove assolve l’incarico di direttore generale fino al 1985 per la Peruzzo Editore. Dal 1986 al 1990 è amministratore delegato di Telelombardia. Nel 1990 è editore di Lombardia 7, emittente che cede nel 1995, dopo essere stato eletto deputato con Forza Italia in piena “area” dell’attuale premier.

Virginia Raffaele a Cinetivù: “A Quelli che il calcio ho tanta voglia di divertirmi”

Dopo il successo a Victor Victoria su La7, Cinetivù è tornato a scambiare quattro chiacchiere con la bella e brava Virginia Raffaele ora che la nuova stagione televisiva l’ha consacrata a Quelli che il calcio alla domenica pomeriggio su Raidue. Ecco le sue impressioni.

Virginia dopo l’esperienza positiva di Victor Victoria ora fai parte della squadra di Quelli che il calcio, qual è il tuo stato d’animo in questa nuova realtà?

Combattivo come sempre! Ho tanta voglia di divertirmi e di divertire soprattutto, come sempre quando mi trovo alle prese con una nuova avventura.

Come ti trovi al “cospetto” di un nome tra i più importanti della tv come Simona Ventura?

Ci stiamo conoscendo. E’ stata un’ottima padrona di casa e mi ha accolto nella sua squadra con grande entusiasmo.

Digitale Terrestre: canale 58, un caso singolare?


In molti ne hanno parlato, altrettanti si sono fatti portavoce di perplessità a nostro parere più che fondate. Ma questo canale 58 perché cederlo proprio a Mediaset sia pur in via “sperimentale”? L’antefatto: qualche giorno fa il Ministero dello Sviluppo Economico da mesi senza titolare e affidato ad interim al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi decide di affidare il canale 58, che i più informati riferiscono essere tra i migliori in assoluto della numerazione dtt, al gruppo del Biscione per prove tecniche di trasmissione in qualità hd. Tutto questo mentre all’orizzonte si profila il “beauty contest” l’assegnazione di 5 multiplex digitali a cui parteciperà anche Sky in qualità di “nuovo entrante”.

Difficile la gestazione del Regolamento Agcom per l’assegnazione delle agognate frequenze: ben quattro commissari su otto non lo hanno votato inoltre come riportato di recente in un articolo su Blitz Quotidiano da Paolo Gentiloni esponente del Pd e già ministro delle Comunicazioni: “Primo: al Regolamento non è stato allegato l’elenco dei cinque multiplex da mettere a gara. Sarà il Ministero a indicarli e soprattutto a decidere quali saranno i due aperti anche a Rai e Mediaset e quali i tre riservati solo agli altri. Seconda motivazione di chi non ha condiviso il Regolamento: Sky, che grazie all’Europa potrà gareggiare per ottenere uno dei cinque multiplex, sarà comunque esclusa dalla gara per i due aperti anche a Rai e Mediaset.” Lecito intuire che il Ministero assegnerà a Rai e Mediaset i multiplex migliori, tra cui il canale 58 di fatto già occupato in via provvisoria ma che tutto fa pensare possa essere affidato definitivamente a chi già se ne è appropriato.

Sky digital key: la Rai si ribella

 La questione digital key torna ad arroventare il clima già agitato tra Sky e i diretti concorrenti Rai e Mediaset. E’ di queste ore la notizia che la Direzione Generale di Viale Mazzini, agirà in giudizio contro Sky proprio per la nota vicenda della “chiavetta” su incarico specifico del direttore, affidato alla Direzioni Affari Legali e Societari che sarà affiancata da un prestigioso professionista del settore. Così mentre il colosso satellitare prepara l’ennesima iniziativa finalizzata alla conquista di nuovi abbonati con la messa in onda il prossimo 3 ottobre della prima trasmissione italiana in 3D, riaffiorano i dissapori tra aziende televisive già sorti circa un anno fa quando Sky annunciò l’arrivo di questo escamotage tecnico che consente la visione dei canali sul digitale terrestre in chiaro direttamente attraverso il decoder satellitare. La digital key, per funzionare, deve essere inserita nel decoder Sky, purché sia ad alta definizione (Sky HD e MySky HD), oppure a definizione standard ma di tipo MySky, unici modelli ad avere la porta USB dove collegare la “chiavetta“.

Nel novembre scorso Mediaset presenta un esposto all’Autorità Antitrust in relazione alla digital key perché contraria alla normativa comunitaria e nazionale in materia di concorrenza mentre la Rai nella persona del dg Mauro Masi sul punto di non rinnovare, come poi avviene, il contratto con il marchio del gruppo New Corp apprende con malcelato disappunto l’annuncio che presto sarebbe stato adottato l’ingegnoso sistema. “Non vi è, né vi può essere, alcuna relazione tra la scelta industriale e strategica dell’azienda di non rinnovare il contratto con Sky e la possibilità che quest’ultima consenta, con le modalità presentate, la visione del digitale terrestre“. Dichiara a suo tempo il dg Masi, il quale però qualche mese più tardi dimostra d’essersela legata al dito.

Rai: di tutto e il contrario di tutto?

 Lo confessiamo, le parole pronunciate di recente da Antonio Marano durante la 62/ma edizione del Prix Italia di Torino, ci hanno fatto sorridere, non per un insano gesto irrispettoso ma perché nel tentativo di esaltare il valore dell’azienda di cui è dirigente insieme ad altri, il vicedirettore generale Rai non ha fatto altro che denunciarne i limiti, quelli noti a tutti da decenni. Dice Marano:“La Rai potrebbe essere tecnicamente molto più aggressiva e molto più competitiva se avessimo maggiori spazi di libertà”. Cosa vieta a quella che una volta era la maggiore società radiotelevisiva del Paese di rinnovarsi? Una struttura pachidermica e costantemente sottoposta all’autorità politica, che unita a logiche commerciali dissennate per un servizio pubblico non permettono come vorrebbe Marano di:“cambiare prospettiva considerando finalmente anche i mercati esteri, tra le mete di approdo dei suoi prodotti, in particolare delle fiction”.

Quanto all’informazione viene detto che:“non si vuole lasciare a casa nessuno, ma se pensiamo che le all news sia l’obiettivo a cui puntare, togliamoci da quelle piccole difese che non sono local ma da sottoscala”. Una Rai meno provinciale quindi, ma riguardo certi tg di cose da dire ce ne sarebbero, mentre Marano preferisce soffermarsi su un ipotetico quanto improbabile rafforzamento di Rainews, per il resto: “Non prevediamo cambiamenti sui tg delle tv ammiraglie i tg principali vanno tutelati, ma certo, non è detto che l’all news in futuro non abbia una capacità propria di essere competitiva in tutte le fasce”. Peccato che il principale presidio d’informazione della Rai, Rainews appunto, attenda da mesi la nomina di un nuovo direttore o la conferma dell’attuale Corradino Mineo mentre di recente l’assemblea dei giornalisti abbia auspicato che “L’impegno preso dal Direttore generale della Rai Mauro Masi davanti alla Commissione parlamentare di Vigilanza a una ‘forte valorizzazione’ di Rainews si debba tradurre al più presto da parole in fatti”.

Persone sconosciute su Raidue

Questa sera alle 22.40 su Raidue parte la serie Persone Sconosciute (Persons Unknown), scritta da Christopher McQuarrie, una co produzione Fox, Televisiva e Rai composta da tredici episodi.

I protagonisti della serie sono un gruppo di uomini e donne che si ritrovano prigionieri all’interno di una piccola cittadina in stile Midwest. Ognuno di loro si risveglia chiuso in una camera d’albergo senza sapere il luogo, l’orario ed il perché di tutto ciò.

Una volta usciti dalle camere, i personaggi si ritroveranno a dover interagire tra di loro, molto spesso con problemi non indifferenti. Nel gruppo troviamo Janet Cooper, (Daisy Betts) madre rapita e allontanata dalla figlia, Charlie Morse (Alan Ruck) un uomo ricco che nasconde un segreto, il polemico Bill Blackham (Sean O’Bryan), la viziata e frustrata Tori Fairchild (Kate Lang Johnson) figlia dell’Ambasciatore Americano in Italia che verrà poi sostituita con Erika Taylor (Kandyse McClure) un’ex carcerata, Graham McNair (Chadwick Boseman) ufficiale americano, Moira Doherty (Tina Holmes) pazienze di una clinica psichiatrica con delle doti nascoste, ed infine Joe Tucker (Jason Wiles) un personaggio misterioso.

Maurizio Costanzo torna con Bontà Loro, era proprio necessario?

 Alla veneranda età di 72 anni, Maurizio Costanzo, volto storico della tv italiana, prepara un ritorno in grande stile in quel della Rai, la sua nuova dimora dopo la dipartita da Mediaset. Nuova per modo di dire poiché proprio la Rai ospitò nel lontano 1976, era ottobre, Bontà Loro il primo talk show televisivo fatto in Italia, destinato a diventare un grande successo. Ora l’infaticabile Costanzo si prepara a rilanciare dal 13 settembre alle 14.10 su Raiuno la versione riveduta e corretta di quel mitico programma con tanto di pubblico, non una:“mancanza di originalità, ma una sorta di tributo a una trasmissione che mi ha lanciato contribuendo a fare la storia della Rai” ha spiegato l’autore a l’Ansa.

Certo non si può dire che i presupposti siano dei migliori, Bontà Sua la “striscia” quotidiana condotta dallo stesso Costanzo nella medesima fascia oraria durante la scorsa stagione televisiva è stata, contro ogni previsione, un autentico flop, sarà forse per questo motivo che sono stati predisposti degli aggiustamenti tra cui una scaletta che si uniformerà ai fatti del giorno e la co-conduzione di Giampiero Galeazzi, ma viene da chiedersi: la tv ha ancora bisogno di Maurizio Costanzo?

Non vi è alcun dubbio che siamo di fronte a un personaggio eclettico di grande spessore (detto senza ironia beninteso), lo ricordiamo alla guida di quello che per quasi 30 anni è stato l’appuntamento serale fisso per milioni di italiani il Maurizio Costanzo Show, dal Teatro Parioli di Roma, con l’indimenticabile sigla suonata dal compianto Franco Bracardi. Migliaia gli ospiti che hanno calcato le tavole di quello storico palco, molti lanciati dallo stesso Costanzo, alcuni d’altissimo livello come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, poi anni dopo sarebbe arrivato un certo Costantino Vitagliano.

E’ morta Laura D’Angelo

Lutto nel mondo dello spettacolo. L’attrice, cantante e ballerina Laura D’Angelo è morta a soli 52 anni, dopo una lunga lotta contro il cancro. A dare la notizia è stata l’associazione romana, Antea, che assiste i malati di cancro in stato terminale e ha una rete di cure palliative.

La showgirl è stata assistita fino all’ultimo da familiari, amici e dall’equipe della stessa associazione nel Centro di Santa Maria della Pietà a Roma.

Artista a tutto tondo, la D’Angelo ha raggiunto la notorietà televisiva nel programma televisivo Odeon – Tutto quanto fa spettacolo, rotocalco creato da Brando Giordani e Emilio Ravel, in onda dal ’76 al ’78 sul secondo canale Rai (l’attuale Rai2).