Fiction Rai, Sissi è la più vista del 2010

La fiction Sissi è stata la più vista di tutto il 2010, con una media di 7 milioni e mezzo di spettatori. Dopo i dieci minuti più visti della tv nel 2010, è ora di bilanci per quanto riguarda film tv e fiction con la top ten dell’anno che sta per terminare realizzata da Rai Fiction e Rai.

Dal 1 gennaio 2010 al 20 dicembre 2010, i film tv prodotti dalla Rai Fiction sono stati i più visti sia per share che per numero di spettatori. Nella lista delle fiction più seguite a amate del 2010, la Rai ha fatto Ko alle altre reti.

Il primo posto se lo aggiudica Sissi, il film in due puntate con Cristiana Capotondi, David Rott e Martina Gedeck per la regia di Xaver Schwarzenberger andato in onda da febbraio a marzo 2010, che racconta la storia di Elisabetta di Baviera Imperatrice dell’Impero Asburgico è stato visto da oltre sette milioni di spettatori.

Natale e Capodanno tra la tv dei cartoni animati

Ultimo appuntamento dell’anno conRiccardo Cresci: il giornalista, volto giovane noto al pubblico di Sky Tg 24, quest’anno apre la settimana televisiva di Cinetivu. Oggi Riccardo ci parla dei film d’animazione e dei cartoni animati in tv nel periodo di festa e di come siano stati accolti benevolmente dai telespettatori.

Ci sono diverse correnti di pensiero, c’è chi sostiene che il Natale sia la festa più allegra e divertente dell’anno, chi l’aspetta per gli altri 364 giorni, chi vorrebbe finisse in un secondo, chi invece lo apprezza per la sua essenza, chi per i suoi profumi, chi per il vero significato. Insomma, in tanti adorano il Natale, in pochi lo sopportano per più di qualche giorno, per alcuni il tour de force dalla Vigilia a Santo Stefano diventa un vero e proprio calvario. Le feste sono così, c’è il momento dell’attesa, l’attimo dei preparativi, l’ansia della riuscita, degli amici, dei parenti, dei familiari, l’idea dell’evadere fuori dalle regole standard per qualche ora, il pensiero religioso aleggia nelle menti di altri, ma perché il Natale non è tutti i giorni?

In fondo, non bisognerebbe aspettare un anno per far ritornare il 25 dicembre, si potrebbe creare uno spazio Natalizio nei nostri cuori per sempre, ci potrebbe essere il momento dei dolci, quello per gli amici, della famiglia, della solidarietà, delle decorazioni, dei regali, della religione, del raccoglimento. Natale tutti i giorni potrebbe essere una soluzione per vivere felici, oppure no, magari potrebbe essere solo un pozzo di angoscia per tutti quelli che odiano questa festa. Salta all’occhio che complici le festività, le menti più riposate, lo svago e gli attimi esultanti, anche la televisione riprende vita durante i giorni più colorati dell’anno.

Quelli del doppiaggio, Christian Iansante a Cinetivù: “Preferisco dare la voce a un attore famoso che recitare in una fiction fatta male”

Questa settimana Cinetivù incontra uno dei doppiatori, più in voga del momento Christian Iansante. La sua voce è presente in una moltitudine di produzioni tra spot, film, telefilm, documentari. Tra i personaggi doppiati Christian Bale, Ewan McGregor, Van Kilmer, Colin Farrell, Matt Damon, Jude Law, Vince Vaughn, Ben Affleck, Owen Wilson, Luke Wilson e Joseph Fiennes. Gli amanti dei serial tv potranno riconoscere, tra i tanti che lo vedono all’opera, la voce di Iansante prestata all’attore David Cubitt il detective Lee Scanlon di Medium, a Enrique Murciano ovvero Danny Taylor di Senza Traccia e di recente a Andrew Lincoln (Rick Grimes) protagonista del fortunato The Walking Dead. L’attore è anche voce ufficiale del canale Fx (Sky,131) e tra i docenti dell’Accademia del Doppiaggio con l’amico e collega Roberto Pedicini (nella foto). Siamo riusciti a incontrarlo in un momento di pausa tra i mille impegni della sua agenda ecco cosa ci ha detto.

Christian tu hai doppiato decine di personaggi: ce n’è almeno uno che ti è rimasto impresso più di altri?

Sicuramente Matthew Modine in un film del 1997 di Abel Ferrara dal titolo Blackout. La pellicola vedeva tra i protagonisti anche il compianto Dennis Hopper, allora di aspetto giovanile, poi invecchiato in modo precoce. E’ un film di nicchia, il personaggio che ho doppiato io tal Matty interpretato da Modine, mi ha impegnato molto al punto da non essere completamente soddisfatto del mio lavoro una volta finito. Era un ruolo con varie sfaccettature: Matty è un alcolista che cerca di uscire per poi ricadere nel vizio del bere, protagonista tra la l’altro di uno stupro. Insomma Blackout (dove tra l’altro c’è anche Claudia Schiffer aggiungiamo noi) è un film psicologico con argomenti molto forti, peccato che siano in pochi a ricordarsene.

Qual è la situazione del doppiaggio italiano al momento? E’ vero che i ritmi sono esagerati?

Lo sono ormai da diversi anni per diversi motivi tra cui la tecnologia. Personalmente quando ho iniziato a far questo mestiere ventuno anni fa, sono riuscito a vivere sia pur per breve tempo il periodo dell’anello, non come lo si intende adesso, (sezione di scena da doppiare dotata di codifica) ma vere e proprie porzioni di pellicola intervallate da parti bianche montate dal proiezionista, figura che ormai non esiste più. Per questa operazione occorrevano almeno cinque minuti durante i quali il doppiatore riprendeva fiato, una cosa impensabile oggi dove tra l’altro per risparmiare sui costi le cooperative di doppiaggio in concorrenza tra loro preferiscono realizzare tutto in metà tempo, una volta poi non esistevano i programmi di registrazione che ci sono oggi ed era impossibile incidere in colonna separata (cioè registrare le parti singolarmente), quindi ti trovavi in studio con altri colleghi e assistevi a porzioni di film dove non eri presente, di conseguenza i ritmi erano più blandi. Oggi per quello che dicevo sopra, motivi squisitamente economici, mi ritrovo a registrare per tre ore da solo senza neanche avere il tempo per andare in bagno. Un film come A Team dove io doppio Bradley Cooper (il tenente Templeton Peck) l’ho fatto in due turni (sei ore) quando una volta sarebbero occorsi giorni.

Rai, gli spot sui dialetti scatenano la polemica

Diciamolo, non è un periodo felice per gli “inventori” di spot pubblicitari, assorti ore ed ore davanti a una scrivania nell’intento di partorire un’idea miracolosa. Dopo la notizia che la Tim avrebbe intenzione di scaricare Belen Rodriguez quale testimonial dell’ultima ondata commerciale, perché colpevole di non aver fatto centrare all’azienda gli obiettivi prefissati, ma secondo noi i motivi dell’insuccesso sono imputabili all’indubbia bruttezza degli spot stessi, un altro scandalo vede protagonista questa volta la Rai a proposito della nuova campagna sul rinnovo del canone tv.

La pubblicità basata sui dialetti, creata ad hoc per associare l’adesione al canone alle celebrazioni del 150/o anniversario dell’unità d’Italia, propone scene di vita comune in cui personaggi del nostro tempo si esprimono in modo folcloristico ma soprattutto incomprensibile a coloro a cui si rivolgono. L’intento di ogni spot sarebbe di glorificare il fatto che l’Italia sia ormai un Paese unito e moderno con lo sguardo rivolto al futuro e non più frammentato in tante realtà culturali e linguistiche, quanto basta per aver dato fuoco alle polveri di coloro che invece le suddette realtà vorrebbero salvaguardarle. Da ogni parte del Paese si sono alzate voci di disapprovazione, per degli spot che a quanto pare sono riusciti si ad unire gli italiani ma solo in un comune gesto di diniego.

Calcio in tv: Rai vicina al rinnovo dell’accordo con la Figc per trasmettere le partite della nazionale

Foto: AP/LaPresse

La Rai dovrebbe riuscire a rinnovare l’accordo con la FIGC per i diritti televisivi delle Nazionali. La notizia non dovrebbe stupire se non fosse che ieri Paolo Garimberti, presidente della Rai, aveva dichiarato:

La Rai potrebbe perdere le partite della Nazionale? Mi auguro di no, però il pubblico deve sapere che la Rai fa grossi sacrifici economici. Una volta lo sport nutriva la tv ora succede il contrario e la questione dei diritti è diventata un punto nodale. Sarebbe un grave errore politico se certi eventi non fossero dati in chiaro dalla tv pubblica. Noi siamo sul mercato e anche in cda ci siamo chiesti se valga la pena spendere 4 milioni di euro per una partita.

La Figc, per voce del dg Antonello Valentini, fa capire che l’accordo è abbastanza vicino o che per lo meno è la soluzione preferita dalla Federazione Italiana Gioco Calcio:

Tv in fermento, La7 in vendita? Hse ritorna

Sommovimenti vari nell’eterogeneo, quanto a numero di canali, panorama televisivo italiano, vivacizzato dalla sfida tra l’offerta del digitale terrestre in piena espansione e quella satellitare. Come riportato di recente da un articolo di Repubblica, sul piatto della bilancia ci sarebbe il cosiddetto quarto polo televisivo (dopo Rai, Mediaset e Sky) che nella realtà dei numeri non è mai decollato davvero. La7 in questi anni ha vissuto fasi alterne che l’hanno vista spesso sprofondare quanto a riscontri, al momento attraversa una fase di netta ripresa grazie alla preziosa ninfa vitale, che Enrico Mentana ha saputo infondere con il suo tg riportando l’audience a livelli appetibili da parte di eventuali inserzionisti ma anche acquirenti.

Non è una novità che Telecom Italia nella persona dell’amministratore delegato Franco Bernabè e del vicepresidente di Ti Media Gianni Stella, di fatto titolari dell’emittente, nell’ambito di una più ampia politica di ottimizzazione dei costi, in parole povere tagli al personale a tutti i livelli, stiano pensando da tempo di sbarazzarsi di quello che ormai viene considerato un peso. Ecco la possibilità ventilata dal suddetto articolo che La7 possa passare di mano. L’incarico di cedere se non tutta almeno una percentuale (si parla del 20%) dell’emittente dovrebbe essere affidato a Mediobanca, la domanda nasce spontanea: a chi?

Annozero, l’amico terrone: la zona grigia dei sistemi criminali

Come è possibile che un’associazione per delinquere quale è la ndrangheta originariamente e oseremmo dire notoriamente confinata nel sud Italia, riesca a propagarsi anche nelle ricche regioni del nord? A questa domanda ha voluto rispondere la puntata appena andata in onda di Annozero, sulla falsariga delle dichiarazioni di Roberto Saviano che durante Vieni via con me aveva denunciato la collusione dei partiti politici, la Lega in particolare, negli affari sporchi consumati all’ombra della Madunina. Altro elemento su cui sviluppare lo spinoso argomento il libro Metastasi di Gianluigi Rizzo, ospite in studio e Claudio Antonelli realizzato sulle confessioni del pentito di mafia Giuseppe Di Bella.

La redazione del programma ha sguinzagliato gli inviati Stefano Maria Bianchi e Luca Bertazzoni alla ricerca di personaggi, nomi, prove: ammirevole il loro lavoro, la dimostrazione di cosa significhi fare il giornalista sul campo e non dietro una scrivania. Ci si mette la faccia, il rischio di farsi male diviene tangibile, quando si è a contatto con gente in difficoltà di fronte a fatti contro cui può esibire solo sproloqui e minacce, come unici argomenti validi da frapporre alla ricerca della verità. C’è chi grida allo scandalo, addirittura al ritorno dei leninisti: sembra di sentir parlare qualcun altro che noi tutti conosciamo bene. Di certo la mafia si è infiltrata nei Comuni come Desio nella provincia di Monza e Brianza, ha iniziato a gestire il ricco business dei rifiuti nelle cave abusive della Lombardia, trovando una facile sponda proprio in quegli esponenti politici che dovrebbero combatterla.

Vieni via con me, La Rai risponde a Fazio

Foto: AP/LaPresse

Fabio Fazio domenica, leggendo la propria lista di cosa gli è rimasto di Vieni via con me, aveva rivelato di aver ricevuto un rimprovero dalla Rai per aver sforato la chiusura del programma di due minuti e che Loris Mazzetti era stato sospeso a causa di alcune dichiarazioni rilasciate.

La Rai ha replicato in una nota a Fazio:

Nessun ‘rimprovero’ e meno che meno nessuna ‘censura’ a ‘Vieni via con Me’, ma soltanto una dovuta comunicazione interna di natura esclusivamente tecnica indirizzata, come è suo diritto/dovere, autonomamente dalla Direzione Palinsesto alla Direzione di Rai3, com’è avvenuto, avviene e avverrà in casi analoghi per tutte le Reti, per tutti i Canali e per tutte le trasmissioni, senza che nessuno abbia mai gridato maniacalmente a fantasiose e del tutto improbabili ‘libertà violate’.

Vieni via con me, cronache di un successo annunciato?

Un parterre de roi per l’atto finale di Vieni via con me, un momento di tristezza acuito dalla tragica notizia della scomparsa di Mario Monicelli, a cui il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano riesce appena in tempo nella parte finale a rendere un sia pur piccolo tributo. Tanti ospiti dicevamo anche in questa ultima puntata che nei propositi di Fazio avrebbe dovuto durare mezz’ora in più fino alla mezzanotte ma che la Rai non ha concesso, a conferma di con quanto fastidio sia stato accolto fin dall’inizio quello che si può definire senza mezzi termini uno dei più bei trionfi della stagione televisiva.

Se andiamo a vedere l’elenco dei personaggi che in quattro episodi hanno contribuito a scrivere un momento importante della nostra televisione si rimane stupiti dal numero e dalla qualità, completato questa sera da “grossi calibri” come Milena Gabanelli che ironizza sul numero di cause di risarcimento intentate contro il “suo” Report e dal maestro Dario Fo che suggerisce ai politici l’atteggiamento giusto da intraprendere secondo una logica tipicamente machiavelliana. La forza di Vieni via con me è aver trovato la giusta amalgama tra il serio e il faceto, passando da un Roberto Saviano che ci spezza il cuore con il racconto sulla Casa dello Studente dell’Aquila per arrivare alla sferzante ironia di Antonio Cornacchione, dall’elenco del procuratore antimafia Piero Grasso, la ricetta per avere la meglio sulle cosche, fino alla Terra dei cachi di Elio e le Storie Tese.

Calcio, diritti Champions League 2012-2013: la Rai torna in gioco?

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Chi trasmetterà la Champions League di calcio a partire dalla stagione 2012-2013? Dieci giorni fa il direttore di Rai Sport Eugenio De Poli aveva annunciato la rinuncia della Rai a proporre un’offerta, tanto che, a La gazzetta dello sport, aveva dichiarato:

Mi dispiace, ma considerando il periodo di crisi che stiamo vivendo, il taglio della Champions League è il male minore, la rinuncia più logica. Tra l’altro al costo dei diritti vanno aggiunte anche le spese di produzione, che non sono poche. Nel rispetto del servizio pubblico meno male che abbiamo tenuto Europei e Tour e che non abbiamo messo in discussione né la Nazionale né il campionato. La Champions per noi era un gioiello, un evento in più, visto che la trasmettono anche Sky e Mediaset.

Dopo una simile affermazione sembrava che la Rai si fosse tolta dalla corsa ai diritti della Champions e che in gara fossero rimaste solo Mediaset (più interessata ai diritti pay che a quelli in chiaro), La7 (interessata per aumentare il proprio bacino di utenza, ma non disposta a spendere troppo) e Sky (che anche se sbarcherà sul Digitale Terrestre Free preferisce i diritti per la trasmissione sul satellite). In realtà non è così: a quanto pare Viale Mazzini sta pensando di proporre un’offerta al ribasso, da far sopraggiungere all’Uefa entro il 30 novembre.

Calcio: la Rai abbandona la Champions League dal 2012

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Arriva un brutto colpo per gli appassionati di calcio: il consiglio di amministrazione della Rai ha approvato la proposta del direttore generale Mauro Masi di non rinnovare l’accordo per i diritti della Champions League per il prossimo triennio sportivo.

Il motivo è di natura economica: il fatto di trasmettere parte della Champions League spendendo trenta milioni di euro, quando già ci sono Sky e Mediaset Premium a mandare in onda in contemporanea le partite non è conveniente alla televisione di stato perché non riesce a coprire i costi vendendo gli spot.

Ugo Dighero a Cinetivù:”Lo spettacolo in Italia è oltre il baratro”

E’ stato il fondatore assieme a Maurizio Crozza dei mitici Broncoviz, il gruppo comico di cui faceva parte anche Marcello Cesena, Mauro Piovano e Carla Signoris, lui è Ugo Dighero alle spalle esperienze da attore comico in programmi come Avanzi, Mai Dire Gol ma anche in ruoli drammatici come in RIS delitti imperfetti. Il pubblico televisivo lo ha apprezzato poi nelle vesti di Giulio Pittaluga in Un Medico in Famiglia di cui è in lavorazione la settima stagione, Cinetivù lo ha incontrato in un pausa lavorativa.

Ugo, sei un’artista a tutto tondo, attore comico, drammatico, teatrale, autore. Hai fatto tv, cinema, teatro e radio, insomma possiamo dire che non ti fai mancare nulla? O hai ancora qualche desiderio da realizzare?

Sicuramente un po’ più di cinema, dove non mi sono cimentato molto durante la mia carriera. Spesso mi viene voglia di fare cose che non c’entrano niente con questo lavoro, ma bisognerebbe avere più vite per riuscire a concretizzarle tutte.

Il pubblico ti ha apprezzato nel ruolo del maresciallo Vincenzo De Biase, in Ris delitti imperfetti cosa ti è rimasto di quell’avventura?

Di certo il lavoro dei compagni con cui ho condiviso ben 5 anni di lavorazione, che è un bel pezzo di carriera artistica, con loro mi sono trovato benissimo ed è un’esperienza che non dimenticherò.

Rai: Mauro Masi, telenovela senza fine?


Caro Presidente, siamo molto preoccupati per lo stato di salute della Rai, la situazione è arrivata ad un punto tale che non possiamo limitare solo alla nostra attività in consiglio di amministrazione l’azione di controllo, vigilanza e di denuncia. Il servizio pubblico è un patrimonio dell’intero paese e per difenderlo è venuto il tempo di rendere tutti consapevoli che rischia una crisi irreversibile”. Parole pesanti quelle dei consiglieri Rai di minoranza, Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, sono l’incipit della lettera indirizzata qualche giorno fa al presidente della Comissione di vigilanza Rai, Sergio Zavoli e danno un’idea precisa di quanto siano buie e tempestose le acque in cui naviga in questo periodo il servizio pubblico radiotelevisivo. Da una parte un deficit che negli anni è lievitato inesorabilmente passando dai quasi 10 milioni del 2008, per arrivare ai 130 alle fine di quest’anno e che potrebbe toccare addirittura i 600 nel 2012, dall’altra la questione che vede al centro di controversie d’ogni tipo l’attuale dg Mauro Masi.

Da molti additato come la causa degli innumerevoli mali che affliggono la Rai, il direttore generale è stato di recente protagonista di un referendum indetto dall’Usigrai per sfiduciarlo:“Io rispetto tutti, ma in azienda rispondo solo al Consiglio di amministrazione-ha risposto Masi in un’intervista a Libero- E poi, sa cosa le dico? Dopo la gran Croce di Cavaliere della Repubblica consegnatami dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, e il titolo di Cavaliere dell’ordine di San Gregorio Magno, assegnatomi da Papa Benedetto XVI, metterò nel mio curriculum anche una sfiducia assegnatami dal dottor Verna, segretario dell’Usigrai”.

Di recente Masi è balzato agli onori delle cronache per il conflitto al calor bianco con Michele Santoro, la nuova stagione di Annozero è iniziata in un clima di totale incertezza, al momento Marco Travaglio e Vauro ospiti fissi della puntata lavorano senza contratto, il “vaffan’bicchiere” proferito dal giornalista nella prima puntata nei confronti di Masi non ha certo contribuito a rasserenare il clima, tanto che Santoro si è beccato pure uno stop di 10 giorni che la mancata adesione dei vertici Rai all’arbitrato interno chiesto dal conduttore ha fatto poi decadere, un provvedimento quello di Masi che lo stesso presidente della Rai Paolo Garimberti non manca di definire:”manifestamente sproporzionato”.

Annozero, contro l’immondizia un miracolo non basta

L’Italia ai tempi della mondezza: adesso. Tante le dichiarazioni d’intenti benevole emerse dalla puntata di Annozero: Il Miracolo no!, come dichiarato dagli stessi ospiti dell’Agone televisivo, la più “civile” finora trasmessa, da cui emerge in tutta la sua drammaticità la condizione disperata in cui riversano i comuni della Campania. 7200 tonnellate di rifiuti, 7 milioni di ecoballe: cifre importanti di fronte cui nessuno, nemmeno il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, può fare miracoli sebbene venga indicato come uno dei corresponsabili di una situazione che si trascina da molto, troppo tempo.

Alla fine il problema dei cumuli di immondizia del napoletano, si accatasta con tutti gli altri che negli anni, ma potremmo dire nei secoli sono andati a infettare come una malattia mortale il meridione d’Italia, facendolo scivolare sempre più in basso, in uno stato da cui difficilmente potrà risollevarsi da solo. Ha ragione il virtuoso sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, il più “illuminato” fra i protagonisti della trasmissione, quando dice che è necessario risvegliare la coscienza nazionale, perché l’annosa questione dei rifiuti campani venga definitivamente risolta, che non significa come mal interpreta il viceministro della Lega Nord Roberto Castelli, scaricare le maleodoranti balle in altre regioni italiane, semmai vuol dire superare il terribile empasse determinato dal conflitto di competenze e dall’incapacità degli amministratori locali di concretizzare uno sforzo comune, atto una soluzione reale del problema.