“Credo nella libertà di espressione, cioè giornali e televisioni liberi di criticare il potere”, diceva il compianto Enzo Biagi. Ora che lo spettro delle elezioni anticipate torna ad aleggiare tra gli scranni del Parlamento, il timore da parte nostra è la riproposizione di un copione dalle parti già assegnate e battute scontate, scritto per una pellicola proiettata stancamente l’ennesima volta. Che le elezioni siano la massima espressione di democrazia non c’è al alcun dubbio, quello a cui non ci piacerebbe più assistere è il triste corollario che da qualche tempo le accompagna.
Per cominciare quell’obbrobrio legislativo chiamato par condicio, che dovrebbe (condizionale d’obbligo), regolamentare la visibilità dei vari movimenti politici e che di fatto la strangola. Intere trasmissioni informative, tra cui i tanto vituperati (forse perché utili) talk show, vengono sospesi, togliendo di fatto allo spettatore la capacità di farsi un’opinione, intanto il numero di transfughi delle urne si allunga di volta in volta. Senza contare il vergognoso spettacolo dei telegiornali che tra “panini” vari, pretendono di scandire le tendenze del voto, emettendo messaggi tutt’altro che subliminali su chi sarebbero i “buoni” e chi i “cattivi”.