Tashakkor – Grazie Ragazzi. E’ questo il titolo del reportage – in onda stasera, in seconda serata, su Rai 1 – realizzato da Massimo Giletti in Afghanistan. Il conduttore de L’Arena ha voluto raccontare la vita dei soldati italiani che sacrificano la loro vita per amor di patria.
Qual è l’aspetto della vita di questi ragazzi che volete far conoscere al pubblico?
Vogliamo far capire che sono ragazzi come noi, sono persone normali. Ho trovato una variegata umanità, molto professionale. Sono persone che credono ancora nella bandiera; sono aiutati dallo spirito di gruppo e dall’anima della sana provincia.
E’ una vita dura?
E’ una vita molto dura. Ci sono 50 gradi, tutto quello che tocchi brucia. Siamo nel deserto, la sabbia ti entra ovunque. Loro dicono “anche oggi abbiamo mangiato sabbia”, significa che ce l’hanno fatta anche per quel giorno, che sono ancora vivi. Tutto dipende dalla concentrazione, il pericolo è ovunque.
Lei ha avuto paura?
Certo. Quando sei lì sai che sei in un territorio affascinante dal punto di vista geografico, ma sai anche che quel territorio nasconde insidie ovunque. La paura serve per non abbassare il livello di guardia.
Lei avrebbe avuto il coraggio di fare quel tipo di vita?
Non lo so, ormai ho 50 anni. Però per un soldato è un’esperienza importante, molto formativa.
Qual è stata la storia che l’ha colpita maggiormente?
Mi ha colpito la storia del tenente medico Elisa Farina. E’ una bella ragazza, l’unica donna; ti potresti innamorare di lei. E’ un generale, se avesse voluto sarebbe potuta sgattaiolare e non andare in missione. In realtà lei è voluta andarci, ha avuto un grande coraggio.
Il titolo del reportage è “Tashakkor – Grazie Ragazzi“. Lei l’ha ringraziati davvero?
L’ho ringraziati sempre, ho imparato molto stando con loro.”Tashakkor” significa proprio “grazie” in lingua persiana. Ho voluto dire grazie a tutti quelli che fanno questo lavoro e a quelli che sono tornati avvolti nel tricolore, anche se spesso ci dimentichiamo di loro. Mi hanno commosso quando anche loro mi hanno ringraziato; l’ultimo giorno, dalla base di Farah, ho visto sulla sabbia del deserto la scritta “Grazie Massimo”.
Le piacerebbe continuare a realizzare questo tipo di reportage?
Mi piacerebbe. Televisivamente sono nato a Mixer, dove venivamo prodotti molti reportage di questo genere. Oggi è sempre più difficile farli perché hanno dei costi importanti. Spero che “Tashakkor” possa essere l’inizio di un ciclo, perché è la prima volta che la rete (Rai 1, ndr) fa un reportage di sua produzione e non ad appannaggio del Tg1.
Tra qualche settimana tornerà in onda con L’Arena. Quest’anno avrete i politici in studio. Soddisfatto?
Sono contento di poter affrontare i temi politici con grande libertà. Devo ringraziare il direttore Mazza che ha aperto questa possibilità a L’arena e spero di non deluderlo. Lo scorso anno abbiamo affrontato argomenti pericolosi, approfodendoli senza censure e senza scandali. La politica va raccontata con coraggio, senza censure e senza servire destra o sinistra.
Mesi fa si parlava di un programma in prima serata su Rai 2, al posto di Santoro, con lei alla conduzione. Le piacerebbe?
L’informazione in prima serata deve essere libera, se vuole fare ascolto. Quando mi verrà proposta ne parleremo.