Ancora ricordiamo come negli anni ’70, citiamo questo periodo perché è quello che ci è rimasto meglio impresso, si potesse notare in molti film la classica scena, dove il protagonista si concedeva un attimo di relax in compagnia di una buona bottiglia di wisky, cautelandosi che l’etichetta fosse ben in vista di fronte la macchina da presa, o magari il personaggio femminile si permettesse di offrire con naturalezza all’ospite di turno una sigaretta, di cui veniva mostrato il pacchetto con il nome in primo piano.
Un tempo si sarebbe chiamata pubblicità occulta, un modo come un’altro per reclamizzare anche al cinema una nota marca con tanto di testimonial d’eccezione, come nel caso di Sean Connery nel ruolo di 007 e della sua gloriosa Aston Martin, l’automobile fedele compagna di tante avventure, ora però quella che una volta sarebbe stata considerata una mossa furba, solo implicitamente autorizzata e comunque illegale, si è trasformata in una tecnica di comunicazione ufficialmente riconosciuta con il nome di Product Placement.
Dal 2004 la pubblicità nei film al cinema è legale anche in Italia, pare che a livello emotivo abbia un forte impatto verso il pubblico, alla stregua di quella subliminale. E’ giusto operare i debiti distinguo: questo tipo di commercializzazione è espressamente vietato in tv, dove ogni passaggio pubblicitario deve essere indicato con l’apposita scritta per non generare alcun tipo di errata interpretazione, è già successo in passato però che l’ospite di una trasmissione si presentasse con un jeans o la maglietta di una nota marca, in quel caso come ci si dovrebbe comportare? Dirgli di toglierla?