Mediaset contro Sky, scontro tra titani

Come due scolarette rese bellicose da invidia reciproca, Sky e Mediaset continuano farsi i dispetti nell’intento di impedire che l’una entri nella sfera d’influenza dell’altra. Nuovo motivo del contendere i prossimi mondiali di calcio di cui Sky possiede l’esclusiva e che da giugno verranno parzialmente trasmessi (25 partite) anche da Raiuno. Il tentativo di Sky di fare il proprio ingresso trionfale sul dtt prima del dicembre 2011, non è visto di buon grado dal Biscione, al parere condizionato della Ue nella persona del commissario europeo alla concorrenza Joachin Almunia che ha avallato l’ingresso del marchio satellitare sul digitale purché “in chiaro” per almeno cinque anni, si unisce l’ostracismo di Mediaset.

La società di Cologno Monzese ha avviato l’arbitrato alla Camera di commercio internazionale di Parigi per ottenere da Sky i diritti per il digitale terrestre a pagamento sull’appuntamento di giugno in Sudafrica, diritti che Sky non vuole assolutamente concedere: “Vi sembra giusto che i telespettatori del digitale terrestre non possano fruire dei Mondiali nella loro totalità?“. Commenta Pier Silvio Berlusconi vicepresidente Mediaset: “Quello di Sky è un atto di prepotenza innanzitutto nei confronti degli spettatori, compiuto togliendo dal mercato diritti che non può esercitare“. Quanto alle aspettative sull’arbitrato, “ormai — ha ribadito Pier Silvio Berlusconi — i tempi per un’offerta non ci sono. Dipende da come andrà l’arbitrato: al limite chiederemo gli eventuali danni. Stupisce come fino a qualche anno fa il digitale terrestre sembrasse una trovata per salvare Retequattro, mentre oggi sembra che il più grande colosso editoriale mondiale non possa vivere senza entrare in questo mercato“.

Andrea Pezzi a Cinetivù: in Italia manca il gioco di squadra

 Che fine ha fatto l’emiliano Andrea Pezzi? Se lo saranno chiesto i numerosi fan che negli anni lo hanno seguito dietro i microfoni di radio Dee Jay e in televisione prima su Mtv (Kitchen, Sushi), poi su Mediaset e la Rai (alla conduzione tra l’altro dell’interessante Internet Cafè). Nel 2006 ha fondato la OVO Srl, un’enciclopedia video. Di recente Pezzi si è dedicato all’attività di scrittore, proprio in questi giorni è impegnato nella promozione del suo primo libro Fuori Programma edito da Bompiani. Noi di Cinetivù lo abbiamo incontrato, ecco cosa ci ha detto.

Andrea, Fuori Programma è una biografia ma anche un diario colmo di riflessioni….

E’ un percorso di vita, una biografia culturale, professionale ed umana. Io ho vissuto la mia giovinezza andando spesso fuori dai tracciati classici perché quelli non mi portavano dove volevo. Le emozioni e le intuizioni di questo viaggio ho provato a scriverle anche ad uso e consumo di altri che fanno o che faranno scelte coraggiose come le mie.

Cito testualmente dal tuo libro: “L’essere va conosciuto, va diventato, non è possibile possederlo”. Un po’ l’opposto di quello che sta realmente accadendo?

Tutti parlano del primato dell’essere sull’avere, ma concretamente cosa significa nessuno lo sa. La conoscenza è evidenza interiore e vive di pura soggettività, è un piacere calmo e colmo che si sente dentro e che ti consente di scoprire la realtà per quello che è. Quando lessi che è dalla conoscenza e dalla coscienza di sé che nasce ogni piacere… non capii concretamente cosa significasse. Poi ho scoperto e studiato il pensiero di un uomo, Antonio Meneghetti, e finalmente ho trovato gli strumenti per capire davvero. Quello che manca ai giovani è una tecnica per comprendere il reale. C’è un detto russo che dice: “la differenza tra un servo e un padrone è che il padrone ha l’informazione giusta”. Conoscere il reale è la chiave di ogni felicità e realizzazione. L’essere è il reale.

2010, fuga dalla domenica tv

Consentiteci un momento di nostalgia: il 3 ottobre 1976 nasce sul primo canale Rai, Domenica In, destinata a diventare la trasmissione fiume (6 ore) per antonomasia nel pomeriggio di un giorno di festa. Il successo è tale, grazie soprattutto alla conduzione dell’inarrivabile Corrado, da dar vita al fenomeno del domenicaininismo (termine coniato da Franca Valeri), per la capacità di mantenere il pubblico per un così lungo tempo davanti al teleschermo. Al giorno d’oggi la formula magica dell’intrattenimento sviluppata dalle prime edizioni della trasmissione Rai non è più applicabile, sono cambiati i tempi, il pubblico è cambiato mentre la creatività ha marcato visita.

Non prendeteci per tipi un po’ anziani e tracagnotti che vanno in giro a dire “ai miei tempi!”, di certo dati alla mano la gente si sta disaffezionando a certi salotti pomeridiani, dove lo scontro dialettico, se non addirittura l’esaltazione del nulla, fanno venir voglia di dileguarsi a vantaggio di altri lidi come sta chiaramente accadendo. Secondo uno studio del centro media OMD, da ottobre 2009 a fine febbraio 2010 i principali programmi di intrattenimento della domenica in onda sui canali in chiaro perdono rispetto al pari periodo dello scorso anno, circa il 7 per cento di share, a vantaggio del satellite e, in particolare, di Sky.

Tv trash, se ne facessimo a meno?


La televisione tutta culi e tette stile Ciao Darwin si dota di un nuovo motivo per avere vergogna di se: il ritorno del reality La Pupa e il Secchione, ovvero la cultura arrendevole di fronte agli irresistibili richiami della carne a cui il personaggio di Angela Sozio, già Grande Fratello, accantonate le velleità politiche alle ultime elezioni europee, ora assurta al ruolo di giudice, dà quella giusta connotazione degna del più classico dei programmi spazzatura.

Alla luce dei buoni riscontri dell’audience i dirigenti Mediaset saranno lieti di come il pubblico italiano abbia di nuovo abboccato all’amo della mediocrità, giustificata dall’esigenza di far cassa a tutti i costi, un po’ meno felici siamo noi al punto che ci tocca condividere il punto di vista del vice ministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, il quale non gode certo delle nostre simpatie, quando in una recente puntata di Porta a Porta incentrata proprio su certi programmi afferma: “Il reality rischia di creare danni culturali al Paese. Nel servizio pubblico si possono trovare programmi senza che si scada in alcune volgarità che ci sono nei reality. In un paese culturalmente debole, dove il 56% dei cittadini guardano solo la tv, il reality rischia di diventare un riferimento culturale pessimo”.

Colpo di Fulmine, Samantha Capitoni a Cinetivù: “Speriamo diventi una serie”

Samantha Michela Capitoni è tra i protagonisti di Colpo di Fulmine il film in prima tv con Roberto Farnesi e Lola Ponce, diretto da Roberto Malenotti e prodotto dalla Dap dei fratelli De Angelis, in onda questa sera alle 21.10 su Canale 5. Cinetivù l’ha incontrata in occasione della conferenza stampa di presentazione.

Samantha puoi anticiparci qualche particolare sul tuo personaggio Iris?

Iris è una concorrente del festival della canzone al quale partecipa anche Maya (Lola Ponce), è una ragazza determinata che vuole arrivare al successo ma che depone tutte le armi quando prevale il senso dell’amicizia. Un personaggio istintivo ed ambiguo che non rinuncia ai suoi sogni ma che nutre sentimenti e manifesta sensibilità quando la realtà si mostra diversa.

Originariamente il film avrebbe dovuto intitolarsi Cenerentola 2000, viene infatti descritto come una favola dei tempi moderni, secondo te e ancora possibile parlare di favole nel 21mo secolo?

Ti rispondo con una frase di Paolo Coehlo:“Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”. Quindi ritengo ogni periodo, epoca ed età sempre giusti per sognare e vivere una favola.

Sky sul dtt, l’ambasciatore italiano all’Ue dice no

 La telenovela Sky sul dtt, si, no, forse si arricchisce di una nuova appassionante puntata, l’ennesima di una lunga serie, potete esserne certi. La storia sta assumendo i contorni di una caccia alla volpe, dove il cacciatore (Silvio) circondato dai suoi “cani” (non ce ne vogliano i ministri, l’accostamento è dovuto esclusivamente alla metafora in corso) sta facendo di tutto per fare lo sgambetto all’agile animaletto (Sky) intenzionato più che mai a trasformarsi da preda in predatore. A sbarrargli la strada nientemeno che l’ambasciatore italiano presso l’Unione Europea, Ferdinando Nelli Feroci.

L’antefatto: la scorsa settimana vi avevamo messi al corrente delle velleità di Sky, più che mai intenzionata a liberarsi dell’orpello legale che le impedisce di scendere dal satellite prima del 2012, al momento attraverso il grimaldello Cielo sulle frequenze del Gruppo Espresso, il marchio del tycoon australiano Rupert Murdoch, ha già avuto modo di far saggiare sul dtt la bontà della programmazione Sky, ma l’obiettivo a cui punta è ben più consistente, un multiplex tutto suo dove proporre programmi anche a pagamento (dal 2012 però), opportunità che l’Ue, a cui il marchio satellitare si è rivolta per avere il nulla osta, sarebbe disposta a concedere.

Il destino della tv, cambiare tutto per non cambiare niente?

 Dice bene Umberto Brindani sulle pagine di Tv Oggi giornale che dirige, quando afferma a proposito di Raiperunanotte: “Per la prima volta una trasmissione vietata dalla Rai è andata in onda lo stesso, non sulle reti Rai però. E al di là delle solite polemiche riguardo ai numeri, con ottimi ascolti. L’hanno vista sul Web, sui telefonini, sulle tv locali, sui canali satellitari…non c’è dubbio che è stata una specie di rivoluzione. Un po’ come fare tv senza tv. Se non vorranno essere travolti, sarà meglio che i dirigenti Rai (ma anche quelli Mediaset) ci riflettano sopra”. Abbiamo sempre apprezzato e condiviso i pareri dell’ex direttore di Tv Sorrisi e Canzoni, ricordiamo come spesso alla guida del noto settimanale, esercitasse una valida critica su alcune scelte di palinsesto dei dirigenti Mediaset, uno dei motivi, secondo noi, che gli costarono il posto a favore del più “allineato” Alfonso Signorini.

L’analisi che fa Brindani dell’evento mediatico dell’anno è inoppugnabile se non fosse che questo tentativo ben riuscito di svincolarsi dai normali canoni televisivi, potrebbe risultare lettera morta in un Paese dove la voglia di cambiamento sembra più pertinenza del campo teorico che quello pratico. La televisione è ingessata dentro schemi inalterabili, tra una Rai che fagocita se stessa e dati alla mano, con un pubblico sempre più anziano, costringendo i giovani a emigrare verso altri lidi e una Mediaset asso piglia tutto, favorita com’è dal Governo in carica per ovvi motivi, mentre l’eventuale “nuovo che avanza” nella fattispecie Sky viene opportunamente tenuto a distanza dalle parti dell’emisfero satellitare.

Sky sul Dtt, il matrimonio non s’ha da fare

 Avete presente il digitale terrestre? La rivoluzionari tecnologia verso cui sta convergendo tutto il sistema televisivo europeo, Italia compresa? Quella che ha drasticamente segnato la sorte di molti apparecchi televisivi ormai obsoleti, per la gioia delle aziende costruttrici un po’ meno per le nostre tasche? A oggi nelle zone come Roma e provincia convertite al dtt troppo in fretta, abbiamo tutti ben presenti i benefici a cui tale scelta scriteriata dettata da chissà quali interessi di parte, ci ha condotto: canali che vanno e vengono, segnali che spesso si bloccano (quelli della Rai in particolare) e soprattutto il clima di evidente deregulation in cui riversa la situazione delle frequenze dove a parte quelle di Rai e Mediaset, tutte le altre risultano distribuite alla carlona, con emittenti onnipresenti con più canali di seguito (tutti uguali) e altre anche prestigiose relegate in fondo alla “lista canali”, che ti costringono a una ricerca affannosa e non sempre coronata dal successo.

In un tale clima da far west si anima ancora una volta la contrapposizione tra i due colossi televisivi Sky e Mediaset. La prima con un indubbia posizione predominante sul satellite mentre la seconda favorita dal clima politico, decisa ad accrescere il proprio dominio sul dtt, già ricco di premesse grazie al fruttuoso riscontro dell’offerta Premium, spina nel fianco dell’operatore satellitare che ha visto un calo negli ultimi tempi dei propri abbonati.

Rai, profondo rosso

 Ai più appare evidente come i vertici della Tv di Stato nella figura del direttore generale Mauro Masi si arravoglino (consentiteci il partenopeismo) lo stomaco per il successo di Raiperunanotte, conseguenza logica dell’interdizione dal pubblico servizio (quello della Rai appunto) dei talk show causa par condicio, meno clamoroso ma di eguale spessore risulta l’allarme lanciato qualche settimana fa da Paolo Garimberti che dava l’Azienda di cui è presidente sull’orlo del decesso per asfissia: “Ci sono tre lacci stretti al collo della tv pubblica che stanno per soffocarla: la mancanza di risorse certe, una natura giuridica che non le consente di stare sul mercato e una non risolta questione di governance.”

Singolare il destino della tv pubblica italiana che riflette specularmente, come è naturale in fin dei conti, la situazione socio politica del Paese che ne usufruisce, l’Italia dove ci si attarda nell’escogitare misure tampone a sfavore di una più severa politica di riforme, dove il denaro viene profuso ovvero sprecato nella distribuzione di prebende per puri scopi politici, dove il Parlamento risulta troppo spesso impegnato nella promulgazione di leggine favorevoli all’individuo piuttosto che alla massa. La Rai è sull’orlo del baratro, ma pochi sembrano accorgersene e i più da irresponsabili quali sono preferiscono distogliere lo sguardo dai conti dissestati, forse perché quel colore rosso così cangiante poco si addice alle loro credo politico.

Ciao Darwin, pura regressione televisiva

 Parlare male di Ciao Darwin rappresenta il tipico sparo sulla Croce Rossa per gli innumerevoli appigli alla critica feroce che offre, ma allo stesso tempo è la più classica delle bucce di banana per chi scrive considerato il successo clamoroso che ottiene ogni edizione. Venerdì scorso abbiamo seguito o almeno abbiamo tentato di farlo, la prima puntata della sesta serie, dal profetico titolo: La regressione e ci siamo annoiati a morte, pur consapevoli di come una formula cosi trita e scontata possa ancora avere presa sulle masse, dati auditel alla mano.

Sarà che da Paolo Bonolis, uno che la tv la sa fare, ci si aspetta sempre un tentativo d’approccio alla novità come accaduto con Il Senso della vita, esperimento pienamente riuscito per ora in ibernazione per quanto riguarda le nuove puntate, che vederlo arringare pletore di gente arrapata per qualche centimetro in più di pelle esposta fa un certo effetto e riporta la qualità televisiva agli infimi livelli da cui in qualche modo vorremo risorgesse:“Ho accettato di condurre l’ultima edizione di Ciao Darwin perché c’era la possibilità di rintracciare nuove tipologie. Ma resto dell’idea che sia giusto intraprendere strade nuove. E’ una questione di rispetto per il pubblico, oltre che il tentativo di non rendere sterile la tv” ha affermato il presentatore di recente.

Francesca Senette a Cinetivù:”Pagata per non lavorare!”

Questa settimana Cinetivù ha incontrato uno dei volti più celebri del giornalismo televisivo: Francesca Senette, una lunga carriera suddivisa tra impegni tv e collaborazioni con numerose testate tra cui Libero e Donna Moderna.

Francesca sappiamo che la tua carriera giornalistica è iniziata ai tempi dell’università, quali sono state le tue prime esperienze?

Scrivevo su un settimanale, L’informazione dell’Altomilanese e mi occupavo di politica, attualità, interviste a personaggi dell’imprenditoria e della società, una bella esperienza nata un po’ per gioco. studiavo, avevo un po’ di tempo libero e mi piaceva mettermi alla prova.

Poi è arrivata la tv: otto anni al TG4 di Emilio Fede e alla conduzione del rotocalco Sipario, cosa ricordi di quel periodo? Hai qualche aneddoto da raccontarci?

Aneddoti moltissimi, e alcuni divertenti: la prima telefonata di Fede, per esempio, credevo fosse lo scherzo di un collega di Antenna 3 e gli ho chiuso il telefono in faccia. Poi il primo servizio realizzato per il TG4, era su un cantiere, su una gru: al direttore non piacque e mi lanciò la video cassetta in testa, ma conservo anche ricordi piacevoli e grandi gratificazioni, come la conduzione al suo fianco di un evento tragico ma mediaticamente molto importante quale fu l’11 settembre. Di Sipario amavo le conduzioni in diretta dal festival di Sanremo e dal Lido di Venezia, dal red carpet di Cannes.

Telegiornali regno dello squilibrio

 Secondo il vocabolario della lingua italiana il termine “squilibrato”, sta per “sbilanciato, sproporzionato che manca di proporzione, che non è bilanciato, pazzo, folle”: tutti significati che calzano a pennello alla peculiare condizione in cui riversa l’Italia del 21mo secolo, dove si preferisce nascondere le realtà scomode a tutto vantaggio della dissimulazione di intenti, delle ammissioni a metà, delle verità rivedute e corrette, espedienti tipici di diversi ambiti tra cui quello politico da cui il mezzo televisivo non può essere certo immune. Ecco quindi la tv e in particolare i telegiornali ridotti a miseri mezzi di propaganda allinearsi alla linea disposta dai governanti, attraverso direttori compiacenti che proprio i suddetti hanno posto li a garanzia di un’informazione corrotta.

Se dovessimo tirar fuori dal cassetto un antico adagio, sceglieremmo senz’altro: “il lupo perde il pelo ma non il vizionon è la prima volta che da queste pagine diamo voce all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e all’ennesima (negli anni sono state molteplici) constatazione che in particolare nei periodi di campagna elettorale l’informazione in Italia sia, come si diceva, squilibrata, niente di strano in un Paese dove al continuo richiamo alla legge si contrappone ogni espediente per aggirarla, o meglio interpretarla a tutto vantaggio delle singole parti.

La fabbrica del sorriso 2010, la settima edizione in tv

Torna da questa domenica a domenica 21 marzo 2010 sul palinsesto di Mediaset, Digitale Terrestre Mediaset e Radio 101, la settima Edizione de La Fabbrica del Sorriso, la maratona benefica, iniziativa di Mediafriends, Onlus, con Mediaset, Medusa e Mondadori.

Personaggi come Raoul Bova, Alessia Marcuzzi, Giulio Golia, Toni Capuozzo, saranno i testimonial delle associazioni benefiche coinvolte in questa iniziativa che ha come obiettivo la salute dei bambini.

Su Mediaset la Maratona comincerà con il Tg5 delle 13.00, per poi passare a Barbara D’Urso a Domenica Ciqnue. Nei giorni seguenti saranno coinvolti Mattino Cinque e Pomeriggio Cinque grazie a dei servizi e con la raccolta fondi. Non sarà da meno l’aiuto di Rita dalla Chiesa, che durante Forum ci aggiornerà sulla raccolta di beneficenza.

In televisione la donna batte l’uomo e cambia il suo modo di essere percepita

La donna domina il palinsesto televisivo italiano: uno studio di Comunicazione Perbene, monitorando la programmazione settimanale delle tre reti Rai, di quelle Mediaset e di La7 (tra il primo febbraio e il primo marzo), ha notato che il gentil sesso conduce per ben 35 ore e 45 minuti al giorno, contro le 29 ore degli uomini.

La donna non solo ha scippato la conduzione dei programmi di punta all’uomo, ma ha conquistato anche ruoli chiavi nelle fiction (27 ore settimanali) e negli spot, dove la casalinga ha lasciato il posto alla donna forte (secondo il 71% degli intervistati) che spesso mette in ridicolo l’uomo (58%), scegliendo anche prodotti in campi una volta riservati agli uomini (74%).

Un altro dato importante giunge dagli esperti (100 tra giornalisti, sociologi, psicologi, esperti di media e comunicazione): la rappresentazione della donna in tv sta cambiando e dal quasi sparito (secondo l’84% degli intervistati) ruolo di donna-oca e donna-soprammobile, si è trasformata in persona di carattere (64%), preparata e capace (39%).