Maurizio Costanzo torna con Bontà Loro, era proprio necessario?

 Alla veneranda età di 72 anni, Maurizio Costanzo, volto storico della tv italiana, prepara un ritorno in grande stile in quel della Rai, la sua nuova dimora dopo la dipartita da Mediaset. Nuova per modo di dire poiché proprio la Rai ospitò nel lontano 1976, era ottobre, Bontà Loro il primo talk show televisivo fatto in Italia, destinato a diventare un grande successo. Ora l’infaticabile Costanzo si prepara a rilanciare dal 13 settembre alle 14.10 su Raiuno la versione riveduta e corretta di quel mitico programma con tanto di pubblico, non una:“mancanza di originalità, ma una sorta di tributo a una trasmissione che mi ha lanciato contribuendo a fare la storia della Rai” ha spiegato l’autore a l’Ansa.

Certo non si può dire che i presupposti siano dei migliori, Bontà Sua la “striscia” quotidiana condotta dallo stesso Costanzo nella medesima fascia oraria durante la scorsa stagione televisiva è stata, contro ogni previsione, un autentico flop, sarà forse per questo motivo che sono stati predisposti degli aggiustamenti tra cui una scaletta che si uniformerà ai fatti del giorno e la co-conduzione di Giampiero Galeazzi, ma viene da chiedersi: la tv ha ancora bisogno di Maurizio Costanzo?

Non vi è alcun dubbio che siamo di fronte a un personaggio eclettico di grande spessore (detto senza ironia beninteso), lo ricordiamo alla guida di quello che per quasi 30 anni è stato l’appuntamento serale fisso per milioni di italiani il Maurizio Costanzo Show, dal Teatro Parioli di Roma, con l’indimenticabile sigla suonata dal compianto Franco Bracardi. Migliaia gli ospiti che hanno calcato le tavole di quello storico palco, molti lanciati dallo stesso Costanzo, alcuni d’altissimo livello come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, poi anni dopo sarebbe arrivato un certo Costantino Vitagliano.

Tg La7: la sfida al Tg1 è iniziata?

Lungimirante, al momento non troviamo aggettivo migliore per definire Enrico Mentana, l’uomo che ha saputo dire basta alla corazzata Mediaset (ricorderete le dimissioni da direttore editoriale e quindi da Matrix), che ora ha saputo reinventarsi in una realtà come La7 la quale gli consente, speriamo che le circostanze favorevoli restino tali, i necessari spazi di manovra. In appena due mesi, il prode Enrico ha saputo rivitalizzare l’asfittico Tg La7 (+58% di share rispetto ad un anno fa) attestandolo nell’edizione delle 20, su una media di 697mila telespettatori con punte di 1,4 milioni, sfidando i blasonati Tg1 e Tg5: “È come un campionato, la tua squadra deve vincere ma speri anche che gli altri facciano dei passi falsi. E se, per assurdo, dichiara Mentana, i due principali Tg fossero entrambi filogovernativi, ci sarebbe più spazio per noi, che non privilegiamo né Bersani né Berlusconi“.

Dalle parti del Tg1 si ostenta sicurezza, in una recente dichiarazione durante la trasmissione Uno Mattina Estate di Raiuno, il direttore Augusto Minzolini tutto intento a dare un’anima alla sua creatura, anima sappiamo bene di chi, ha dichiarato: “Francamente non mi sento in competizione con Mentana Ha un grande seguito sui media, che parlano di questo successo de La7, che è meritato. Noi ad agosto, rispetto all’anno scorso, abbiamo avuto 500 mila spettatori in più, Mentana ne ha guadagnati 240 mila, di fatto noi abbiamo guadagnato il doppio. Il Tg5 ne ha persi all’incirca 270 mila. Semmai il problema non è mio, ma di Clemente Mimun”. Minzolini sa d’avere a che fare con un osso duro, che potrebbe mettere in crisi seria la sua già contestata leadership del telegiornale più visto d’Italia.

La Rai oppressa dalla politica, il futuro è ancora più incerto?

 La Rai annaspa come una nave sbattuta dai marosi delle intemperie politiche. Era inevitabile che le diatribe sorte tra il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e quello della Camera Gianfranco Fini andassero ad influenzare il corso di un’Azienda da sempre sottoposta al volere dei politicanti, gli stessi intenti ad offrire agli elettori attoniti il più inqualificabile dei teatrini dove accuse reciproche senza esclusione di colpi bassi la fanno da padrone, nell’escalation di un conflitto istituzionale le cui ferite difficilmente verranno sanate.

Dalle indiscrezioni ricavate sul sito Dagospia scopriamo che l’ultimo cda Rai tenutosi lo scorso 5 agosto, sul tavolo l’avvicendamento di alcuni illustri direttori, si sarebbe concluso con un nulla di fatto proprio a causa delle “correnti fredde” causate dai sommovimenti parlamentari. Tra i punti più contestati, rimasti in sospeso l’avvicendamento tra Susanna Petruni e Massimo Liofredi a Raidue (con Liofredi dirottato ai Diritti sportivi) e quello tra Franco Ferraro e Corradino Mineo a Rainews (con Mineo al Gr Parlamento). Nella lista delle proposte era presente anche Giuseppe Pasciucco a Finanza e pianificazione; Roberto Rosseti al Coordinamento corrispondenti sedi estere; Silvia Calandrelli a Rai Educational. Non è stato deciso nemmeno il successore di Giuliana Del Bufalo, che il 30 luglio scorso si è dimessa dalla direzione di Rai Parlamento.

Rai 5, canale work in progress

 Continuano le grandi manovre attorno a Rai5 il nuovo nascituro di mamma Rai, la cui gestazione terminerà ufficialmente a fine anno, intanto affiorano le prime anticipazioni su quello che originariamente secondo il volere del “guru” Carlo Freccero avrebbe dovuto essere un canale dedicato alla memoria e che ora pare sia diventato un presidio tutto concentrato sull’aspetto culturale, il cui principale obiettivo è promuovere l’immagine dell’Italia.

Sembra assodato che Rai5 prenderà vita dalle ceneri di RaiExtra e che il fiore all’occhiello della programmazione sarà dare ulteriore lustro all’Expo del 2015 con sede il capoluogo lombardo. Proprio Milano sarà tra le città che almeno una volta a settimana animeranno il palinsesto del nuovo canale Rai. Secondo Marta Bravi de Il Giornale, da una riunione tra il sindaco Letizia Moratti e il vicedirettore generale Rai Gianfranco Comanducci, è scaturita la convinzione che si debba risaltare le attrattive e le manifestazioni che da sempre animano l’area milanese.

La Rai dà l’addio alla moviola: chi ci guadagna?

La Rai ha deciso: sopprime la moviola dopo 43 anni, il calcio riassume un’aura di serenità e compostezza ma sarà davvero così? E in tal caso chi ci guadagna? Alla notizia sono arrivate le inevitabili polemiche, alcune dagli scranni del Parlamento da dove Fabrizio Cicchitto numero uno dei deputati del centrodestra ha dichiarato:“Il fatto che dalle trasmissioni Rai sul calcio per il prossimo campionato venga bandita o comunque molto ridimensionata la moviola è del tutto negativo. Ciò, infatti, vuol dire che le autorità calcistiche, in primo luogo quelle arbitrali, sono riuscite nel loro intento, visto che non hanno mai gradito l’uso di questo strumento conoscitivo. Sta avvenendo questo fatto paradossale: invece di mettere la moviola in campo come avviene nel rugby, ci si accinge a ridimensionarla anche in Rai”.

Di eguale parere Daniele Tombolini moviolista fino alla scorsa stagione della Domenica Sportiva, che dalla prossima si ritroverà disoccupato al punto che voci lo danno già in viaggio verso Mediaset: “È una scelta che non condivido, io ho sempre cercato di dare alla moviola un taglio che non fomentasse le polemiche, un taglio leggero e ludico, come i duetti con Teocoli, perché credo che il calcio si debba riappropriare di questo aspetto. Che non crei quindi una “Cassazione”. La moviola non può non esistere. La cosa paradossale è che c’è in ogni giornale e perfino alla radio. Non credo che esista da 40 anni per caso“.

Sky sul dtt, Mediaset non ci sta

Tanto tuonò che piovve. Come già ampiamente anticipato da queste pagine, Sky ha avuto lo scorso 20 luglio l’autorizzazione da parte della Commissione europea a partecipare al cosiddetto “beauty contest” per l’assegnazione di cinque multiplex sul digitale terrestre, tre dei quali riservati a nuovi soggetti. Cade quindi il vincolo in vigore dal 2003, quando di fatto nacque Sky, che impediva al marchio satellitare di accedere al dtt.“C’é stato consenso”, ha commentato il commissario Ue Viviane Reding,“Si è discusso largamente”, ha poi aggiunto, confermando le voci che davano per discordanti i pareri di alcuni componenti della commissione, circa la decisione finale presa.

Ora l’emittente del Gruppo Newcorp potrà trasmettere sul dtt ma solo in “chiaro” per cinque anni e con la limitazione di una sola frequenza. “Siamo estremamente soddisfatti“, ha dichiarato Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, “La Commissione europea ha confermato che il mercato televisivo italiano ha vissuto grandi cambiamenti negli ultimi anni, cambiamenti avvenuti anche grazie al costante impegno di Sky Italia nell’introdurre più concorrenza, più innovazione e più scelta in un mercato storicamente dominato da due incumbent. Qualora Sky Italia avesse successo nella gara di assegnazione delle frequenze digitali, saranno ancora una volta i consumatori italiani a trarne benefici, così come i potenziali inserzionisti pubblicitari”.

Sky sul dtt, sembra fatta ma…

Sky ufficialmente sul dtt? Pare proprio di si, la Commissione Europea si prepara ad annunciare entro il prossimo 20 luglio il parere positivo sull’ingresso in campo del marchio satellitare, ad oggi vincolato a non trasmettere fino al 2012, ma con i debiti distinguo. In fin dei conti Piersilvio Berlusconi, vice presidente Mediaset, durante la recente presentazione dei palinsesti per la prossima stagione, non aveva celato il proprio dissenso circa la possibile presenza del temibile avversario proprio sul terreno tanto ambito del digitale terrestre: “Dobbiamo aspettare che Bruxelles si pronunci. Per noi non ci sono le condizioni perché Sky possa partecipare al beauty contest, sarebbe perlomeno una decisione strana e scavalcherebbe l’Antitrust“. Aggiungendo che il digitale terrestre:”è già affollato, mentre il satellite è in una situazione di monopolio“.

Cosi dopo le innumerevoli traversie dovute alla scesa in campo del viceministro allo Sviluppo economico Paolo Romani (ministero retto tra l’altro ad interim dal premier italiano) espressosi negativamente almeno in due occasioni presso l’UE circa lo sbarco della tv di Rupert Murdoch, l’interessamento dello stesso ambasciatore italiano all’Unione Europea e non ultimo quello dichiarato da alcuni giornali e mai smentito dello stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi intento a perorare la causa Mediaset, Sky si prepara al grande salto.

C’è da dire che il noto marchio satellitare è già presente da alcuni mesi sul dtt con il canale Cielo appoggiandosi al mux del Gruppo Editoriale Espresso, mentre l’autorizzazione UE ad utilizzare il dtt prima del 2012, gli permetterebbe di concorrere al “beauty contest” ovvero al “dividendo digitale” per l’assegnazione di cinque multiplex tre dei quali riservati a nuovi soggetti, ma qui casca l’asino!

La meteora Taricone nel Paese dalla memoria corta

A pochi giorni dalla tragedia occorsa a Pietro Taricone viene da chiedersi: e adesso? E’ stata una settimana intensa questa, prima la notizia dell’incidente, poi l’opinione pubblica in trepidante attesa di notizie infine il drammatico epilogo, dopodiché abbiamo assistito all’ennesima sceneggiata dell’esposizione mediatica, inesorabile, insopportabile. La vita dell’attore è stata sezionata, fiumi di parole inutili da parte di gente, come gli ex componenti del primo Grande Fratello, snocciolati più per esigenza televisiva che per commemorare un ragazzo simpatico, il cui destino si è rivelato inesorabile.

Intere trasmissioni tv come molte di Mediaset, di cui “o’ guerriero” era indubbiamente creatura, a rimembrare quello che fu, un’immagine che Taricone si era già lasciato alle spalle da diverso tempo, quella che lo ha visto nascere come stella del reality più seguito, dell’amore nascosto sotto l’occhio vigile delle telecamere, delle ragazzine in adorazione, una foto sgualcita che qualcuno ha tentato di tirar fuori dal fondo di un cassetto: ”A Pietro è sempre mancata la grande occasione professionale. A differenza di Luca Argentero, non ha avuto fortuna. Gli era rimasta addosso la patina di coatto. Era troppo identificato come palestrato. Eppure lui diceva: ‘ho messo la testa nel corpo’. Ed era uno che si informava e leggeva, era amico di Saviano. E aveva studiato recitazione, voleva imparare, era umile”. Le parole della scrittrice Maria Venturi che lo conosceva bene: ”Era uno che non fingeva e di questo, in un mondo di finzione, si sente la mancanza”.

La strada di Compostela su Canale 5

Questa sera su Canale 5 in seconda serata va in onda La Strada di Compostela (titolo del secondo dei sei Speciale Tg5), co-prodotto da Mediaset e Opera Romana Pellegrinaggi.

Lo Speciale racconta il cammino di 800 chilometri tra i Pirenei verso Santiago di Compostela, cittadina che ospita la tomba dell’Apostolo Giacomo, dove ogni anno, milioni di persone arrivano dopo aver intrapreso un viaggio per motivi differenti, chi per curiosità, chi per fede e chi per testare la propria resistenza fisica, ma molto spesso, anche il più scettico terminato il viaggio torna a casa con una nuova coscienza.

Tom Mockridge:”Tra Sky e Mediaset nessuna guerra”, sarà vero?

 Avete presente La guerra dei Roses, il film del 1989 con Michael Douglas e Kathleen Turner? Nella pellicola diretta da Danny DeVito una coppia apparentemente affiatata, superata la magia dell’innamoramento comincia a farsene di tutti i colori. Qualcosa del genere sta accadendo da diversi mesi tra Sky e Mediaset, vicenda di cui ci stiamo ampiamente interessando sulle pagine di Cinetivù, sorta di soap opera ricca di colpi di scena e nuovi accadimenti.

Tra battibecchi vari, ovvero criptaggi del segnale Mediaset sul satellitare, la controffensiva di Sky attraverso la digital key, la mancata concessione a Mediaset dei diritti sui mondiali di calcio per il digitale terrestre dove il marchio satellitare ambisce ad entrare, arriva in queste ore la dichiarazione di Tom Mockridge numero uno di Sky Italia che afferma: ”E’ un canale che siamo felici di ospitare. Il contratto ha una durata di molti anni e lo rispetteremo. Questo mostra che Sky desidera essere una “casa” e una “finestra” per i competitor. Non vogliamo escludere canali. Sky non oscurerà mai nessun canale”. La frase è riferita a Mediaset Plus il canale 123 della piattaforma satellitare che trasmette una selezione dei palinsesti delle tre Reti Mediaset.

Mondiali Sudafrica 2010 in tv su Dahlia, Eurosport, SportItalia e Mediaset

Questo pomeriggio alle 16.00 in Sudafrica cominciano i Mondiali di Calcio 2010. Per seguire gli approfondimenti post partita, oltre alla programmazione di Rai e Sky, ci si può sintonizzare anche su Eurosport (canale 211 di Sky), Dahalia, SportItalia (Digitale Terrestre Free) e Mediaset.

Eurosport, che proporrà cinque notiziari monotematici alle 13, alle 15.30, alle 18, alle 19 e alle 20, per la trasmissione di punta, Soccer City Live, il programma che andrà in onda ogni sera alle 22.30 al termine dell’ultima partita della giornata, mette in campo una squadra di esperti di calcio internazionale, che di pallone ne masticano da una vita: l’ex allenatore dell’Arsenal Arsene Wenger, tre attaccanti, il camerunense Roger Milla, il brasiliano Giovane Elber e l’olandese Patrick Kluivert, il fantasista uruguagio Enzo Francescoli e il difensore francese Frank Leboeuf. Durante l’appuntamento quotidiano, oltre a commentare le partite che si sono giocate, ci sarà una rubrica tenuta da Didier Drogba che racconterà, come una sorta di diario video, la propria esperienza al mondiale, con tanto di immagini dal ritiro.

Dahlia, come vi abbiamo già raccontato, proporrà al termine dell’ultima partita della giornata (alle 23.00 circa) Fratelli d’iDahlia, la trasmissione condotta da Aldo Biscardi e Sara Ventura, con Massimo Caputi, Giuseppe Giannini opinionisti e tanto spazio ai commenti, alle novità dal ritiro dell’Italia e al calciomercato.

Mediaset potrebbe “sparire” su Sky?

 Mediaset abbandona Sky? L’ipotesi tutt’altro che peregrina viene ventilata da Giorgio Scorsone su Digital-Sat Magazine. Nell’articolo viene evidenziato come in questa settimana Canale 5 abbia criptato sulla piattaforma satellitare quasi tutti i programmi di prima serata, mentre fino ad oggi si era limitato a quelli del mattino o del primo pomeriggio, il tutto nell’ottica di una sperimentazione volta a verificare quanto l’audience di Sky vada ad influire su quella più generale del canale in vista di un criptaggio pressocè totale in un futuro prossimo.

Al posto delle regolari trasmissioni l’ammiraglia Mediaset manda in onda uno spot che invita il telespettatore a passare su TivùSat, un’evidente ritorsione nei confronti di Sky rea di non aver voluto concedere al biscione i diritti delle partite del prossimo mondiale di calcio sul dtt, al contempo il marchio di Rupert Murdoch propone l’attivazione sui propri decoder in hd della digital key che consente la visione dei canali sul digitale terrestre, i prodromi per una nuova battaglia (in parte già in atto) senza esclusione di colpi tra i due colossi televisivi ci sono tutti.

Garanzia primaverile 2010: vincono la Rai e Raiuno, ma Mediaset e Canale 5 sono leader sul target 15-64

Come al solito, alla fine del periodo di garanzia hanno vinto tutti e non ha perso nessuno: la Rai vince lo scontro dell’auditel, mentre Mediaset vince sul target commerciale (15-64 creato da Mediaset stesso). Anche quest’anno uno dei periodi più prolifici della Rai, quello di Sanremo, non viene preso in considerazione da Mediaset. Leggiamo il comunicato ufficiale della RAI:

La Rai si conferma leader nel periodo di garanzia primaverile dal 14 febbraio al 29 maggio 2010, sia nel prime time che nell’intera giornata. In prima serata le reti del servizio pubblico hanno realizzato uno share complessivo del 43.99 con un vantaggio di 5.58 punti di share rispetto alle reti Mediaset ferme al 38.41. Nell’intera giornata le reti Rai hanno raggiunto il 41.88 di share con un vantaggio di 3.33 punti sulle reti Mediaset ferme al 38.55.

La leadership di Raiuno nel prime time con il 23.06 di share è superiore di ben 3.45 punti rispetto a Canale 5 che si attesta al 19.61, metre nell’intera giornata Raiuno è al 21.26 rispetto al 19.81 di Canale 5. Particolarmente positiva anche la performance di Raidue che per il secondo anno consecutivo torna a prevalere su Italia 1 sia nel prime time con il 9.93 di share rispetto all’8.79 che nell’intera giornata con il 9.75 contro il 9.21. Raitre mantiene il suo numero di telespettatori e ottiene il 9.00 di share nel prime time e l’8.18 nell’intera giornata.

La tv cambia in peggio, chi pensa agli spettatori?

 Oppresso da logiche opportunistiche tipiche della politica da una parte e dalle non certo migliori esigenze di fare cassa a tutti i costi dall’altra, il sistema televisivo italiano in questi ultimi tempi sta subendo una serie di sommovimenti che lo scuotono dalle fondamenta. Continua incessante la rivoluzione digitale che ha reso felici produttori di televisori e decoder, un po’ meno i diretti interessati, quei telespettatori spesso anziani e poco competenti (non per colpa loro) costretti a ripetute sintonizzazioni di canali che spariscono e ricompaiono senza una collocazione fissa.

Come è possibile che un evento così importante, storico addirittura, quale la conversione del segnale da analogico a digitale sia stato pianificato in maniera a dir poco frugale, senza stabilire una numerazione definitiva sul telecomando? Risultato la “scomparsa” di Rainews, giustificata da motivi tecnici, dalla maggior parte delle tv d’Italia durante il recente switch over lombardo, da aggiungere a una generale riorganizzazione (leggi cambio di numero) dei canali stessi anche nelle regioni non interessate.

Sul satellite lo scontro Sky-Mediaset ha assunto toni cruenti: da qualche giorno il segnale di Canale 5 al mattino è criptato, una scritta invita i teleutenti a trasferirsi sulla piattaforma Tivù Sat creata apposta per fronteggiare l’avanzata del colosso di Rupert Murdoch. Mediaset risponde così all’introduzione della digital key sui decoder Sky. La chiavetta consente di ricevere tutti i canali trasmessi in chiaro sul digitale terrestre, iniziativa poco gradita al Biscione il quale probabilmente sta contemplando altre misure di ritorsione, anche i questo caso si denota poca sensibilità nei confronti di coloro che con il telecomando sono in grado di modificare i delicati equilibri del mercato tv : gli spettatori.