Digitale Terrestre, un dividendo assegnato ai soliti noti?

Il passaggio del sistema televisivo italiano dall’analogico al digitale, si arricchisce di una nuova e importante fase. L’Agcom sta infatti avviando le procedure per l’assegnazione delle frequenze del cosiddetto dividendo digitale esterno, ovvero quelle che si sono liberate proprio a seguito della trasmigrazione delle emittenti tv sul Dtt. Nel computo dovrebbero essere comprese anche quelle utilizzate dal ministero della Difesa. La gara, come già sostenuto in passato dal presidente Corrado Calabrò sarà:“in linea con quanto avviene in tutta Europa, la procedura pubblica sarà del tipo beauty contest” attraverso un’asta e relativa acquisizione da parte del miglior offerente. Per l’occasione il Governo prevede di incamerare qualcosa come 2,4 miliardi di euro, per questo motivo l’Autorità ha proposto che venga creato un Comitato di ministri con il compito di disciplinare la gara. Da considerare che mentre all’estero il passaggio al digitale terrestre è servito ai Governi per incamerare fior di quattrini dalla vendita delle frequenze, negli Stati Uniti 19 miliardi, in Germania 8, in Italia si è deciso di ricevere appena l’1% sul fatturato annuale contro il 4-5% di altri Paesi, proprio in un momento in cui la congiuntura economica suggerirebbe di sfruttare al massimo ogni fonte possibile di introito.

La messa all’incanto delle frequenze analogiche verrà gestita dal ministero dello Sviluppo economico, ma secondo la Legge di stabilità dello scorso dicembre entro 15 giorni dall’entrata in vigore l’Agcom deve avviare “le procedure per l’assegnazione di diritti d’uso di frequenze radioelettriche da destinare a servizi di comunicazione elettronica mobili in larga banda” e di “altre risorse eventualmente disponibili” quelle del ministero della Difesa appunto con “l’obiettivo di garantire ancora maggiore innovazione e concorrenza al settore delle comunicazioni elettroniche”. C’è da dire inoltre che l’Autorità sembra intenzionata a non garantire a tutti la possibilità di partecipare all’asta, all’art 6 del documento di consultazione pubblica che stabilisce le modalità di assegnazione del dividendo si parla chiaramente di soggetti “in possesso dell’autorizzazione generale di operatore di rete televisivo”, limitando di fatto il numero dei partecipanti ai soliti noti e non a qualche nuova “entità” intenzionata all’acquisto.

Dahlia Tv: cronaca di una fine annunciata?

Canali che vengono canali che vanno, è ancora fresca la notizia del cessate trasmissioni di Jimmy, storico canale della piattaforma Sky, che in queste ore bisogna registrare un’altra illustre nonchè imminente defezione nella scala di marchi presenti sul digitale terrestre: il progetto Dahlia alza la bandiera bianca. Nata il 7 marzo del 2009, Dahlia Tv di proprietà della famiglia Wallemberg, la più ricca di Svezia ci dicono, attraverso il Gruppo Airplus e di Telecom Italia Media che detiene il 10,1% del capitale, era partita con una offerta consistente: una serie di canali sportivi che vedevano nel calcio la punta di diamante con la messa in onda di partite di A e B, a cui andava ad aggiungersi la cospicua offerta destinata ad un pubblico adulto. Probabilmente in pochi pensavano che il progetto così pretenzioso fosse destinato a un lasso di vita tanto esiguo, dopo poco le partite di Fiorentina, Palermo e Bologna migravano verso Mediaset Premium a causa delle nuove regole sulla cessione collettiva dei diritti tv, con esse le tifoserie e relative, numerose card La7 Cartapiù di cui Dhalia aveva contribuito ad ampliare l’offerta. Ora che il marchio è in liquidazione può comunque contare ancora su oltre 800mila abbonati di cui 250mila attivi.

Le conseguenze della crisi non si faranno certo attendere: che fine faranno i 150 lavoratori della Filmaster, società che cura la produzione di Dahlia Tv? Dopo l’annuncio a dicembre, foriero di cattive notizie, che i servizi sarebbero andati in versione ridotta e il mancato rinnovo dei contratti a tempo determinato scaduti il 31 dicembre, a cose fatte gli stessi dipendenti in una assemblea tenutasi lo scorso 10 gennaio hanno chiesto d’essere ricevuti quanto prima dal ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani nel tentativo di tutelare i posti di lavoro, in che modo non è dato di saperlo.

Delibera Agcom anti You Tube, chi ci guadagna?


Una doccia gelata, quella caduta sui più popolari siti di video sharing come You Tube e DailyMotion ma anche il nostrano YouReporter a seguito di due delibere pubblicate di recente dall’Agcom che di fatto li allinea alle più tradizionali emittenti radiotelevisive. In precedenza il decreto Romani che regolamenta le web tv e le web radio aveva escluso i siti aggregatori di video. La notizia ha già fatto il giro del mondo è negli Stati Uniti in molti hanno storto la bocca, individuando in esse un regalo a chi da qualche tempo ha capito che il web è una preziosa fonte di guadagno e non vede di buon occhio che qualcun altro proponga, senza autorizzazione alcuna, contenuti ritenuti indissolubilmente suoi. Se è vero che l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, come è riportato sul sito, è un’autorità indipendente, istituita dalla legge 249 del 31 luglio 1997, è altrettanto assodato che la recente quanto inaspettata decisione abbia in qualche modo favorito strutture come Mediaset, che da qualche anno proprio per motivi di copyright porta avanti contro You Tube una guerra senza quartiere.

Nel 2008 Mediaset, denunciando che allora fossero presenti su You Tube almeno 4.643 filmati ricavati da propri palinsesti pari a oltre 325 ore di materiale emesso senza possedere i diritti, chiese al colosso americano un risarcimento di 500 milioni di euro. A oggi la battaglia legale va avanti, con un ulteriore punto a favore dell’Azienda del Biscione, come dichiarato su Repubblica da Guido Scorza, avvocato esperto di diritto su internet: “nei vari processi contro YouTube, per esempio quello intentato da Mediaset per violazione di diritto d’autore, si rafforzerà il concetto che il sito ha una responsabilità editoriale. Dopo questa delibera, sarà difficile per il giudice stabilire il contrario“.

Mediaset primeggia in Spagna, Telecinco acquista la concorrente Cuatro

Non solo Italia per il Gruppo Mediaset che dal 1988 anno di fondazione della concessionaria pubblicitaria Publiespaña e attraverso il canale Telecinco nato nel 1989 si sta espandendo sul mercato iberico considerato il quinto in Europa. E’ di queste ore la notizia che il gruppo spagnolo Prisa, editore del quotidiano iberico El Pais, ha firmato la vendita del canale Cuatro all’illustre concorrente per 976 mln di euro. In una nota la Prisa sottolinea inoltre la vendita del 44% di Digital+, che passa alla stessa Telecinco e a Telefonica (22%), grazie a questa operazione Mediaset diviene il primo operatore televisivo in Spagna. Contestualmente all’acquisizione di Cuatro sono cessate le trasmissione di Cnn+, rete informativa di Prisa, che in un primo momento sembrava dovesse continuare le sue trasmissioni ma che la società iberica ha deciso di chiudere, con il passaggio di personale a Telecinco a causa delle ingenti perdite del canale su cui dovrebbero partire le trasmissioni del Gran Hermano versione spagnola del Grande Fratello.

E’ una conferma del valore della televisione generalista. Investiamo in Spagna in un settore che da alcuni è visto in declino. Invece noi continuiamo a pensare che rimarrà centrale anche in futuro” ha dichiarato Marco Giordani, direttore finanziario di Mediaset, in una intervista rilasciata a Class Cnbc. “Quindi”, ha aggiunto Giordani, “per conquistare la leadership nella televisione generalista abbiamo preso il controllo di Cuatro, che significa fornire ai telespettatori spagnoli un’offerta completa e molto targhettizzata. Infatti possiamo dire che mentre Telecinco è simile a Canale 5, Cuatro è paragonabile a Italia 1; insomma, riproponiamo un po’ il modello italiano. A queste due grandi reti, inoltre, si aggiungono La Siete, Factoria de Fiction e Boing, canali tematici sul digitale terrestre. Risultato: ora Mediaset in Spagna ha un ventaglio di offerte in grado di soddisfare tutti gli investitori pubblicitari”.

Digitale Terrestre, Mediaset acquista le frequenze della 3?

La torta è troppo appetitosa perchè qualcuno non la notasse con evidenti intenzione fameliche: stiamo parlando delle frequenze di 3 Italia adottate per gli ormai defunti tivufonini che a oggi potrebbero costituire un importante viatico al digitale terrestre. Nel 2006 l’Azienda di telefonia mobile guidata da Vincenzo Novari, forte della tecnologia Umts per i videofonini, decide di acquistare da Odeon Tv o meglio dalla Profit di Raimondo Lagostena Bassi per la modica cifra di 220 milioni di euro, le frequenze di Canale 7 con l’intento di sfruttarle per i nuovi tivufonini che da li a poco avrebbero sommerso il mercato abbinati all’invidiabile visione degli ormai prossimi mondiali di calcio. Certo è che qualcosa negli anni non ha funzionato, oltre agli indubbi problemi di ricezione, l’utente una volta superato l’entusiasmo iniziale deve aver scoperto che vedere la tv attraverso il piccolo schermo di un telefono non è cosi esaltante come seguirla da uno schermo tradizionale, fatto sta che a oggi 3 Italia si ritrova con delle frequenze che potrebbero tornare utili a chi con il digitale terrestre ormai imperante potrebbe avere problemi di trasmissione in determinate aree geografiche.

Secondo un rumour colto al volo da Milano Finanza, sarebbe Mediaset ad aver adocchiato il business delle frequenze DVB-H del canale 37 gelosamente ma non troppo custodite dalla compagnia telefonica. Con esse l’Azienda del Biscione potrebbe potenziare il proprio segnale in particolare il Lombardia, a casa propria insomma, dove il recente switch off ha comportato problemi d’emissione di ogni tipo con inevitabili ripercussioni sull’audience.

Natale e Capodanno tra la tv dei cartoni animati

Ultimo appuntamento dell’anno conRiccardo Cresci: il giornalista, volto giovane noto al pubblico di Sky Tg 24, quest’anno apre la settimana televisiva di Cinetivu. Oggi Riccardo ci parla dei film d’animazione e dei cartoni animati in tv nel periodo di festa e di come siano stati accolti benevolmente dai telespettatori.

Ci sono diverse correnti di pensiero, c’è chi sostiene che il Natale sia la festa più allegra e divertente dell’anno, chi l’aspetta per gli altri 364 giorni, chi vorrebbe finisse in un secondo, chi invece lo apprezza per la sua essenza, chi per i suoi profumi, chi per il vero significato. Insomma, in tanti adorano il Natale, in pochi lo sopportano per più di qualche giorno, per alcuni il tour de force dalla Vigilia a Santo Stefano diventa un vero e proprio calvario. Le feste sono così, c’è il momento dell’attesa, l’attimo dei preparativi, l’ansia della riuscita, degli amici, dei parenti, dei familiari, l’idea dell’evadere fuori dalle regole standard per qualche ora, il pensiero religioso aleggia nelle menti di altri, ma perché il Natale non è tutti i giorni?

In fondo, non bisognerebbe aspettare un anno per far ritornare il 25 dicembre, si potrebbe creare uno spazio Natalizio nei nostri cuori per sempre, ci potrebbe essere il momento dei dolci, quello per gli amici, della famiglia, della solidarietà, delle decorazioni, dei regali, della religione, del raccoglimento. Natale tutti i giorni potrebbe essere una soluzione per vivere felici, oppure no, magari potrebbe essere solo un pozzo di angoscia per tutti quelli che odiano questa festa. Salta all’occhio che complici le festività, le menti più riposate, lo svago e gli attimi esultanti, anche la televisione riprende vita durante i giorni più colorati dell’anno.

Quelli del doppiaggio, Christian Iansante a Cinetivù: “Preferisco dare la voce a un attore famoso che recitare in una fiction fatta male”

Questa settimana Cinetivù incontra uno dei doppiatori, più in voga del momento Christian Iansante. La sua voce è presente in una moltitudine di produzioni tra spot, film, telefilm, documentari. Tra i personaggi doppiati Christian Bale, Ewan McGregor, Van Kilmer, Colin Farrell, Matt Damon, Jude Law, Vince Vaughn, Ben Affleck, Owen Wilson, Luke Wilson e Joseph Fiennes. Gli amanti dei serial tv potranno riconoscere, tra i tanti che lo vedono all’opera, la voce di Iansante prestata all’attore David Cubitt il detective Lee Scanlon di Medium, a Enrique Murciano ovvero Danny Taylor di Senza Traccia e di recente a Andrew Lincoln (Rick Grimes) protagonista del fortunato The Walking Dead. L’attore è anche voce ufficiale del canale Fx (Sky,131) e tra i docenti dell’Accademia del Doppiaggio con l’amico e collega Roberto Pedicini (nella foto). Siamo riusciti a incontrarlo in un momento di pausa tra i mille impegni della sua agenda ecco cosa ci ha detto.

Christian tu hai doppiato decine di personaggi: ce n’è almeno uno che ti è rimasto impresso più di altri?

Sicuramente Matthew Modine in un film del 1997 di Abel Ferrara dal titolo Blackout. La pellicola vedeva tra i protagonisti anche il compianto Dennis Hopper, allora di aspetto giovanile, poi invecchiato in modo precoce. E’ un film di nicchia, il personaggio che ho doppiato io tal Matty interpretato da Modine, mi ha impegnato molto al punto da non essere completamente soddisfatto del mio lavoro una volta finito. Era un ruolo con varie sfaccettature: Matty è un alcolista che cerca di uscire per poi ricadere nel vizio del bere, protagonista tra la l’altro di uno stupro. Insomma Blackout (dove tra l’altro c’è anche Claudia Schiffer aggiungiamo noi) è un film psicologico con argomenti molto forti, peccato che siano in pochi a ricordarsene.

Qual è la situazione del doppiaggio italiano al momento? E’ vero che i ritmi sono esagerati?

Lo sono ormai da diversi anni per diversi motivi tra cui la tecnologia. Personalmente quando ho iniziato a far questo mestiere ventuno anni fa, sono riuscito a vivere sia pur per breve tempo il periodo dell’anello, non come lo si intende adesso, (sezione di scena da doppiare dotata di codifica) ma vere e proprie porzioni di pellicola intervallate da parti bianche montate dal proiezionista, figura che ormai non esiste più. Per questa operazione occorrevano almeno cinque minuti durante i quali il doppiatore riprendeva fiato, una cosa impensabile oggi dove tra l’altro per risparmiare sui costi le cooperative di doppiaggio in concorrenza tra loro preferiscono realizzare tutto in metà tempo, una volta poi non esistevano i programmi di registrazione che ci sono oggi ed era impossibile incidere in colonna separata (cioè registrare le parti singolarmente), quindi ti trovavi in studio con altri colleghi e assistevi a porzioni di film dove non eri presente, di conseguenza i ritmi erano più blandi. Oggi per quello che dicevo sopra, motivi squisitamente economici, mi ritrovo a registrare per tre ore da solo senza neanche avere il tempo per andare in bagno. Un film come A Team dove io doppio Bradley Cooper (il tenente Templeton Peck) l’ho fatto in due turni (sei ore) quando una volta sarebbero occorsi giorni.

Calcio, Mediaset acquisisce diritti esclusivi per Europa League, Supercoppa Europea e partite in chiaro di Champions League

Foto: AP/LaPresse

Mediaset si è aggiudicata in esclusiva assoluta per il triennio 2012-2015 la messa in onda della miglior partita del mercoledì di Champions League, l’esclusiva di tutte le partite dell’Europa League e quella della Supercoppa Europea.

La società del biscione prova in questo modo a rispondere a Sky che aveva acquistato i diritti esclusivi della Champions League. Vediamo nel dettaglio cosa trasmetterà (e dove) Mediaset nei prossimi anni:

Tv in fermento, La7 in vendita? Hse ritorna

Sommovimenti vari nell’eterogeneo, quanto a numero di canali, panorama televisivo italiano, vivacizzato dalla sfida tra l’offerta del digitale terrestre in piena espansione e quella satellitare. Come riportato di recente da un articolo di Repubblica, sul piatto della bilancia ci sarebbe il cosiddetto quarto polo televisivo (dopo Rai, Mediaset e Sky) che nella realtà dei numeri non è mai decollato davvero. La7 in questi anni ha vissuto fasi alterne che l’hanno vista spesso sprofondare quanto a riscontri, al momento attraversa una fase di netta ripresa grazie alla preziosa ninfa vitale, che Enrico Mentana ha saputo infondere con il suo tg riportando l’audience a livelli appetibili da parte di eventuali inserzionisti ma anche acquirenti.

Non è una novità che Telecom Italia nella persona dell’amministratore delegato Franco Bernabè e del vicepresidente di Ti Media Gianni Stella, di fatto titolari dell’emittente, nell’ambito di una più ampia politica di ottimizzazione dei costi, in parole povere tagli al personale a tutti i livelli, stiano pensando da tempo di sbarazzarsi di quello che ormai viene considerato un peso. Ecco la possibilità ventilata dal suddetto articolo che La7 possa passare di mano. L’incarico di cedere se non tutta almeno una percentuale (si parla del 20%) dell’emittente dovrebbe essere affidato a Mediobanca, la domanda nasce spontanea: a chi?

Giovanni Benincasa a Cinetivù: “The Call è un esperimento che spero funzioni”

E’ un Giovanni Benincasa di ottimo umore quello che abbiamo incontrato prima della seconda puntata di The Call (Chi a paura di Teo Mammucari?), programma di cui è autore in onda su Italia 1 ogni venerdì per tre settimane. Benincasa ha firmato alcune storiche trasmissioni televisive tra cui Libero e Carramba che sorpresa! Ecco cosa ci ha detto a proposito della sua nuova “creatura”.

Come è nata l’idea di The Call?

E’ una idea della Neo Network, società del Gruppo Magnolia che mi ha chiesto di realizzare una trasmissione che si ispirasse in qualche modo a Libero, con l’innesto di concorrenti. Anche Teo Mammucari ha fatto la sua parte, cosi è nata The Call (Chi a paura di Teo Mammucari?)

E’ l’erede naturale di Libero?

Assolutamente no…Libero è un’altra cosa più show e meno telefonate. In The Call, programma decisamente low budget, ci sono dei concorrenti, è messo meglio in evidenza il concetto di gara e la capacità di chi partecipa di far fronte all’imprevedibilità della reazione di chi risponde.

Calcio, Champions League: a Sky i diritti dal 2012 al 2015

Sky Italia ha ottenuto i diritti della Champions League di calcio per le stagioni 2012-2013, 2013-2014 e 2014-2015: in base all’accordo la società di Murdoch ha aquisito, per circa 100 milioni di euro annui, i diritti televisivi delle partite in diretta di due pacchetti esclusivi della massima competizione per Club d’Europa e i diritti televisivi non esclusivi degli highlights. L’accordo comprende anche i diritti per la finale. Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, ha dichiarato:

Sono molto lieto per la prosecuzione dei nostri rapporti con la Uefa, un partner importante che organizza grandi competizioni calcistiche.

Mediaset non incassa in silenzio il duro colpo che gli ha assestato la sua diretta concorrente, e in una nota ha fa appello all’Antitrust:

Switch Off Nord Italia: nevrosi digitale?

Come volevasi dimostrare il cammino verso lo switch off televisivo, ovvero il passaggio dal sistema di trasmissione analogico al digitale che in queste ultime settimane ha coinvolto il nord Italia, è stato irto di inconvenienti di ogni tipo, in un concatenarsi di eventi del tutto speculari a quello che era accaduto nelle regioni ormai all digital come il Lazio e la Campania. E’ evidente che una trasformazione epocale come questa qualche complicazione della prima ora l’avrebbe generata, ma come sempre accade dalle nostre parti abbiamo saputo dare quel tocco in più frutto di pressapochismo e scarsa informazione di base, che ha fatto la felicità soprattutto degli antennisti, connotando come vittima sacrificale il solito ignaro utente.

Lo switch off nell’Italia del nord è iniziato lo scorso 25 ottobre interessando la cosiddetta Area Tecnica 3 ovvero Lombardia, Piemonte Orientale, le province di Piacenza e Parma per un totale di 5,3 famiglie. Al momento è in corso la seconda fase fino al 15 dicembre che coinvolge le Aree Tecniche 5,6,7: il resto dell’Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia (4,2 milioni di famiglie). I disservizi, che hanno visto protagoniste loro malgrado soprattutto le persone anziane, sono sempre gli stessi: problemi di ricezione, canali spariti, schermo “nero”, gli utenti Mediaset Premium non hanno potuto fruire dei servizi a pagamento, tanto che le associazioni dei consumatori nella fattispecie Altroconsumo ha richiesto a Mediaset l’elargizione di un bonus di risarcimento. Inconvenienti di ogni tipo che la recente approvazione del piano Agcom sulla posizione dei canali sul telecomando digitale ha solo parzialmente mitigato.

Calcio, diritti Champions League 2012-2013: la Rai torna in gioco?

Foto: AP/LaPresse

Chi trasmetterà la Champions League di calcio a partire dalla stagione 2012-2013? Dieci giorni fa il direttore di Rai Sport Eugenio De Poli aveva annunciato la rinuncia della Rai a proporre un’offerta, tanto che, a La gazzetta dello sport, aveva dichiarato:

Mi dispiace, ma considerando il periodo di crisi che stiamo vivendo, il taglio della Champions League è il male minore, la rinuncia più logica. Tra l’altro al costo dei diritti vanno aggiunte anche le spese di produzione, che non sono poche. Nel rispetto del servizio pubblico meno male che abbiamo tenuto Europei e Tour e che non abbiamo messo in discussione né la Nazionale né il campionato. La Champions per noi era un gioiello, un evento in più, visto che la trasmettono anche Sky e Mediaset.

Dopo una simile affermazione sembrava che la Rai si fosse tolta dalla corsa ai diritti della Champions e che in gara fossero rimaste solo Mediaset (più interessata ai diritti pay che a quelli in chiaro), La7 (interessata per aumentare il proprio bacino di utenza, ma non disposta a spendere troppo) e Sky (che anche se sbarcherà sul Digitale Terrestre Free preferisce i diritti per la trasmissione sul satellite). In realtà non è così: a quanto pare Viale Mazzini sta pensando di proporre un’offerta al ribasso, da far sopraggiungere all’Uefa entro il 30 novembre.

Ugo Dighero a Cinetivù:”Lo spettacolo in Italia è oltre il baratro”

E’ stato il fondatore assieme a Maurizio Crozza dei mitici Broncoviz, il gruppo comico di cui faceva parte anche Marcello Cesena, Mauro Piovano e Carla Signoris, lui è Ugo Dighero alle spalle esperienze da attore comico in programmi come Avanzi, Mai Dire Gol ma anche in ruoli drammatici come in RIS delitti imperfetti. Il pubblico televisivo lo ha apprezzato poi nelle vesti di Giulio Pittaluga in Un Medico in Famiglia di cui è in lavorazione la settima stagione, Cinetivù lo ha incontrato in un pausa lavorativa.

Ugo, sei un’artista a tutto tondo, attore comico, drammatico, teatrale, autore. Hai fatto tv, cinema, teatro e radio, insomma possiamo dire che non ti fai mancare nulla? O hai ancora qualche desiderio da realizzare?

Sicuramente un po’ più di cinema, dove non mi sono cimentato molto durante la mia carriera. Spesso mi viene voglia di fare cose che non c’entrano niente con questo lavoro, ma bisognerebbe avere più vite per riuscire a concretizzarle tutte.

Il pubblico ti ha apprezzato nel ruolo del maresciallo Vincenzo De Biase, in Ris delitti imperfetti cosa ti è rimasto di quell’avventura?

Di certo il lavoro dei compagni con cui ho condiviso ben 5 anni di lavorazione, che è un bel pezzo di carriera artistica, con loro mi sono trovato benissimo ed è un’esperienza che non dimenticherò.