Mauro Masi, vuole cacciare Santoro e chiede Cda straordinario

Dopo Raiperunanotte, il direttore generale della Rai Mauro Masi ha mandato ieri mattina una lettera formale al presidente del Consiglio di Amministrazione Paolo Garimberti e ai consiglieri per chiedere la convocazione straordinaria del Cda e parlare della situazione legata a Michele Santoro. Repubblica.it spiega l’obiettivo:

Via Mazzini dovrebbe cioè valutare se i comportamenti del conduttore danneggiano o meno “la credibilità dell’azienda” e se il suo contratto “al di là di ogni giudizio di merito, travalica i limiti della gestione ordinaria e dei poteri del direttore generale” In parole povere significa che è partito l’attacco finale a Santoro: Obiettivo: la risoluzione del contratto. Ovvero, la cacciata dalla Rai.

Il presidente della Rai Paolo Garimberti avrebbe già fatto sapere (fonte AGI) che le decisioni sull’ordine del giorno dei lavori spettano a lui, secondo le proprie competenze e che il Cda è un luogo dove si decide e non si discute: per questo motivo non ci sarà un CdA straordinario, ma si toccherà l’argomento Santoro all’interno della voce comunicazioni che il dg fa all’organo di amministrazione della Rai.

Vigilanza Rai: i talk show rimangono chiusi

La commissione di Vigilanza Rai ha deciso di non cambiare posizione in merito al regolamento sulla par condicio e sulla messa in onda dei talk show di approfondimento politico: la maggioranza della bicamerale, in risposta al Cda Rai, ha ritenuto di confermare l’attuale formulazione del regolamento.

Mario Landolfi del Pdl, intervenuto durante l’audizione del direttore generale della Rai, ha dichiarato (fonte AGI):

Non c’è nessun problema. La nostra risposta è che c’è un regolamento che va applicato e questa commissione non deve esprimersi ulteriormente.

Mauro Masi, direttore generale della Rai, la tv di stato non ci rimette (fonte Italpress):

C’era una volta la libera informazione

Una pugnalata al cuore del diritto d’informazione, l’articolo 21 della Costituzione italiana. Ormai non abbiamo più dubbi, questo Paese è davvero alla frutta, colpito da una crisi economica e morale che colpisce tutti i comparti, come una variabile impazzita che ci fa tornare indietro di decenni fino a periodi cosi bui che mai avremmo voluto ricordare. Quello che sta accadendo nel campo dell’informazione e dei media in particolare, fa pensare che sia in atto un vero e proprio disegno ordito per zittire qualsiasi forma di civile dialogo.

Partiamo dalla cosiddetta par condicio, un’orrida legge tale da oscurare tutti i più popolari talk show Rai, su disposizione del suo direttore generale Mauro Masi. Il servizio pubblico ha deliberato una sorta di ghigliottina ispirata dal più classico autolesionismo in un periodo di vacche magre, al punto che lo stesso presidente Paolo Garimberti ha ammesso di vedere l’Azienda prossima al declino se non addirittura al collasso:“Se, come penso, il fine ultimo della classe politica è avvicinare il cittadino alla politica e di lottare contro l’astensionismo politico, ebbene questo fine non sarà mai raggiunto con questi mezzi, con l’invasione e l’assoggettamento della Rai. Al contrario“. Proprio perchè la Rai “è soprattutto un’azienda centrata sull’informazione in senso lato“, dunque “la politica avrebbe tutto il vantaggio a puntare sul dispiegamento di tutte le potenzialità informative della Rai“.

Masi: nei programmi d’approfondimento Rai stop a televoto e docufiction. Le reazioni di Monica Setta e Michele Santoro

Il direttore generale della Rai Mauro Masi ha inviato a tutti i direttori di rete e testate chiedendo che nei programmi d’approfondimento giornalistico non vengano più proposte le docufiction e il televoto. Per intenderci: Monica Setta ne Il fatto del giorno non potrà più chiedere al pubblico di dare la propria opinione sul tema trattato e Annozero non potrà più usare attori per ricostruire gli avvenimenti giudiziari.

Mauro Masi scrive:

In ossequio ai principi confermati anche di recente dalla Suprema Corte, in tema di rivisitazione televisiva di fatti delittuosi oggetto di indagini o di processo, e al fine di garantire il rispetto della disciplina prevista dal Codice di autoregolamentazione in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive, tenuto, altresì conto dell’orientamento espresso dal Consiglio di amministrazione, a tutela dell’interesse dell’azienda, non è consentita la diffusione in qualunque trasmissione di approfondimento informativo del palinsesto Rai di cosiddette ‘docu-fiction’ e/o ‘docu-drama’ o comunque ricostruzioni con attori nonché ‘televoti’ che abbiano ad oggetto tematiche connesse a procedimenti giudiziari in corso.

Digital Key di Sky, i commenti di Carlo Freccero e Mauro Masi

Carlo Freccero, direttore di Raiquattro, e Mauro Masi, direttore generale della Rai danno la propria opinione sulla trovata di Sky di fondere il digitale terrestre al satellitare con la Digital Key. Carlo Freccero, parlando della proposta di Sky di offrire televisore, parabola e digitale terrestre tutto insieme, dice (fonte Gazzetta di Mantova):

E’ un bel problema se tutti si mettono a regalare il televisore, perché vuol dire sintonizzarsi su una determinata piattaforma già disponibile, incorporata. Per Sky non è un investimento che darà subito i suoi frutti, ma più a lungo termine, quando cioè potrà accedere al digitale terrestre. Così inchiodi i clienti alla tua piattaforma, ed è fatta … In questa fase di grandi cambiamenti, di rivoluzione del settore, l’offerta Sky è dirompente, molto interessante per gli utenti, inutile negarlo. In pratica con questa proposta Sky torna all’origine, all’acquisto del televisore, cerca di fidelizzare i clienti all’origine, e non successivamente. E così si apre anche una corsia preferenziale per il digitale terrestre.

Non è convinto che la Digital Key sia una soluzione legale, invece, Mauro Masi:

Tg1 contro Minzolini e il suo editoriale sulla libertà d’informazione

E’ scontro tra il Cdr del Tg1 e il direttore del telegiornale Augusto Minzolini. Facciamo un passo indietro. Sabato Minzolini ha criticato la manifestazione per la libertà di stampa che si è tenuta a Roma:

La manifestazione di oggi per me è incomprensibile visto che negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, Agnelli, De Benedetti, l’ex direttore di Avvenire. Non è a rischio la libertà di stampa, il rischio è un altro: nell’informazione è in atto uno scontro di poteri e la manifestazione di oggi fotografa una disparità perché è stata convocata contro la decisione del premier di presentare due querele, a Repubblica e all’Unità, ma non quelle che colpiscono altri giornali magari di diverso orientamento. In realtà negli ultimi 10 anni sono 430 le querele dei politici, per il 68% di esponenti di sinistra. È possibile che la libertà di stampa venga messa in pericolo solo da due querele di Berlusconi? La manifestazione di oggi più che contro un ipotetico regime politico è per insediare un regime mediatica.

Ieri sera è stato letto il comunicato della redazione del telegiornale che si è dissociato dalla presa di posizione del proprio direttore:

Tg3 e Raitre, i nomi dei direttori dovrebbero uscire a settembre. Per Di Pietro si aspetterà il congresso PD

Come mai per le nomine dei direttori di Raitre e del Tg3 si deve aspettare il primo Cda della Rai dopo le vacanze? Secondo alcuni il motivo è semplice: si sta cercando di aspettare il congresso del PD dell’11 ottobre o addirittura le primarie del 25 ottobre, per vedere quale candidato vince. Antonio Di Pietro dal suo blog fa sapere:

Il temporeggiamento è dovuto all’attesa del congresso del Pd perché, se vincesse uno piuttosto che l’altro, la scelta dei portaborse per ricoprire le due poltrone vacanti sarebbe differente. Il Pdl, che si indigna per questo contrattempo, ha piazzato già da tempo i propri chihuahua praticamente in tutte le altre posizioni!

Rai-Sky, la rottura non piace ai sindacati, irrita Napolitano, ma un dossier parla di 500 milioni salvati

La decisione della Rai di abbandonare Sky continua a destare perplessità a trecentosessanta gradi: dopo il malumore manifestato da alcuni componenti del Cda, anche numerosi sindacati e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si sono fatti sentire.

Facciamo un passo indietro: Mauro Masi, il dg della Rai che ha curato la trattativa aveva annunciato che avrebbe reso noto il dossier Sky per provare che uscendo da Sky si perdono 50 milioni l’anno, ma se si fosse riconfermato il legame con Sky si sarebbero bruciati 500 milioni in tre anni (fonte Il messaggero):

Come si arriva a questa cifra? Secondo Rai, Sky potrebbe approfittare del progressivo spegnimento del segnale analogico per passare al digitale terrestre facendo il pieno di abbonati. Di qui al 2013, anno in cui il digitale terrestre entrerà a regime completamente, Sky, secondo viale Mazzini, potrebbe arrivare a 9 milioni di abbonati, quasi il doppio di quelli attuali. Un risultato che ne porterebbe lo share alle soglie del 17 per cento. A quel punto la pay tv, già primo network italiano per fatturato, sempre secondo il dossier, guadagnerebbe ascolti su tutto il proprio bouquet di canali, togliendo alla Rai dai tre ai quattro punti di share, con una perdita di introiti pubblicitari superiore appunto ai 500 milioni di euro, anzi tendenzialmente verso i settecento.

Rai-Sky, rottura o compromesso?

 Rai-Sky, la trattativa dai contorni simili a quelli della più classica delle telenovelas, pare proprio destinata se non a un lieto fine quanto meno a un felice compromesso. E’ noto come ormai da settimane il Servizio pubblico radiotelevisivo nella persona del direttore generale Mauro Masi, stia trattando per la permanenza futura dei suoi canali sulla piattaforma satellitare.

In particolare in vista della scadenza del contratto prevista per il prossimo 31 luglio, a fronte di una proposta Sky che prevede 50 milioni di euro l’anno per i prossimi sette più altri 75 milioni in tre anni di acquisto di titoli cinematografici da Rai Cinema, la controparte Raisat si aspetta una maggiore valorizzazione dei propri servizi “pay” (Extra, Premium, Cinema, Smash Girls, Yo Yo, Gambero Rosso) e “free” (Rai Gulp, Rai Storia) a cui vanno aggiunti i tre canali generalisti Raiuno, Raidue e Raitre, su una struttura che di fatto è ormai il secondo gruppo televisivo italiano quanto a ricavi.

A proposito delle “tre punte di diamante” della televisione di Stato, il contratto di servizio stipulato con il Ministero dello Sviluppo Economico, prevede l’obbligo di permanenza del marchio Rai su tutte le piattaforme televisive, almeno così sembrerebbe poiché il viceministro Paolo Romani si è affrettato a chiarire: “La Rai ha un obbligo di presenza su ogni piattaforma ma non su tutte: per quel che riguarda il satellite spetta all’azienda scegliere quale sia la più indicata”. Chiaro il riferimento alla neonata TivùSat che prenderà il via il prossimo 31 luglio con protagonista oltre che la Rai anche Mediaset e i canali Telecom Italia Media.

Incontro Rai – Sky, per rinnovo del contratto: non si è parlato di soldi

Questa mattina la Rai, rappresentata dal Dg Mauro Masi, dal vicedirettore generale Giancarlo Leone e dall’amministratore delegato di Raisat Lorenzo Vecchione, e Sky, rappresentata dall’amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge, si sono incontrati per parlare del rinnovo del contratto per i canali di Raisat e della partnership tra la tv pubblica e la piattaforma satellitare di Murdoch.

Nell’incontro che è durato mezz’ora (Mockridge:”Ho bevuto un buon caffè”) le parti pare che non abbiano accennato all’aspetto economico, ma abbiano preferito definire gli aspetti che dovessero essere compresi nell’offerta.

La RAI tratta con Sky per il rinnovo, ma…

Nel consiglio di amministrazione della Rai che si è tenuto ieri, come vi avevamo annunciato, si è parlato della trattativa con Sky per la trasmissione dei canali di stato sulla piattaforma della tv satellitare.

Il risultato è stato quello previsto: il consiglio ha dato mandato al dg Mauro Masi di avviare la trattativa con Sky. Paolo Garimberti per decidere vorrebbe sapere non soltanto se l’offerta economica è congrua, ma anche se la Rai ha veramente l’obbligo di essere presente su tutte le piattaforme, se Mediaset ha intenzione di abbandonare Sky contemporaneamente alla Rai e se, una volta sceso dal satellite la Rai sarà vista da tutti gli utenti.

Le prime novità le avremo mercoledì prossimo, quando il consiglio si riunirà per gli aggiornamenti. A questo punto è quasi certo che la risposta richiesta dalla società di Murdoch per il 21 maggio non potrà essere data a tempi brevi.

La Rai abbandonerà Sky e rinuncerà a 475 milioni? Oggi il CDA dovrebbe decidere

Oggi pomeriggio si riunisce il consiglio d’amministrazione della Rai per parlare del futuro della tv di stato sul satellite. Come vi abbiamo già anticipato la Rai ha due opzioni: rinnovare il contratto con Sky che scade a luglio o salire solo sulla piattaforma satellitare TivuSat in compagnia di Mediaset e Telecom Italia Media (La7).

Sky avrebbe offerto prima 50 milioni l’anno più 75 milioni per i prodotti di Rai Cinema fino al 2016, poi 475 milioni totali (pari a quasi il doppio del capitale sociale dell’azienda!) e la rinuncia del diritto all’esclusiva. Il D.G. Mauro Masi, che ha il mandato per negoziare con la società di Murdoch, sembra sia intenzionato a rilanciare chiedendo di essere pagato anche per le trasmissioni di Raiuno, Raidue e Raitre, richiesta che pare più come un modo per scendere dal satellite, che un modo per ottenere più soldi.

Gli aspetti negativi del divorzio sono molteplici: l’azienda perderebbe 100 milioni annui (grazie a quel 2,5% di share che arriva dal satellite), non raggiungerebbe tutta l’utenza (non tutta le zone dell’Italia sono coperte dal digitale terrestre) e dovrebbe sbrigarsi a salire su un altro satellite (quello Tivù, che avrebbe un altro decoder!) per non rischiare sanzioni (per legge la tv di stato deve essere presente su tutte le piattaforme).

Rai, i conti sono in rosso a causa della raccolta pubblicitaria e di chi non paga il canone

I conti della Rai sono in rosso e già ve l’avevamo detto qualche giorno fa (-120 milioni di euro). Oggi, però, bisogna segnalare che è lo stesso Direttore Generale Mauro Masi a parlare della crisi economica della Rai e delle sue motivazioni.

Masi, che assicura che la tv pubblica è solida e sana (con questi conti?), attribuisce le colpe della situazione avversa all’evasione del canone Rai (oltre il 30% degli utenti non lo paga) e alla riduzione della raccolta pubblicitaria, in flessione di ben 27 milioni:

Se tale tendenza sarà confermata si passerà da un calo di 55 milioni di euro già previsto a una flessione che potrebbe arrivare a 150 milioni di euro. In termini assoluti, si passerà da 1143 milioni a 1048 milioni di euro. Se continua così le risorse del gruppo si avviano a una perdita tendenziale non lontano da 120 milioni di euro.

Rai: il Grande Deficit

Tempo di crisi, tempo di deficit, ahimè. Non scappa nessuno, serie cancellate, pilot che finiscono nel nulla, riconferme solo per ciò che è sinonimo di sicurezza e tradizione, sono in pochi a raggiungere la scialuppa, che sembra rimpicciolirsi di mese in mese.

Nessuno è immune a questo momentaneo ma abbastanza tetro periodo: nemmeno la Rai, che si distingue con un deficit tendenziale che per il 2009 si attesterebbe attorno ai 120 milioni. Presto verrà presentata un rimodulazione del budget. Per ridurre gli impatti della crisi sui conti aziendali.