Il mio canto libero, il tanto problematico programma che condurrà su Raiuno Vittorio Sgarbi, andrà in onda regolarmente da mercoledì 18 maggio, ma con dei sostanziali cambiamenti. Ieri il critico aveva scritto al direttore generale della Rai Lorenza Lei questa lettera:
Non vedo a quali codici debba essere richiamato dopo essere stato, a partire dalla mia telefonata a te alle 23.10 di mercoledì scorso, dopo averti invano atteso negli studi nei quali eri annunciata, informato che non era confermata la conferenza stampa prevista da circa quindici giorni. Non erano stati ancora mandati in onda gli spot registrati circa venti giorni fa da due settimane, mi si annunciava informalmente lo slittamento del programma dal 18 al 25 maggio, mi si chiedeva di cambiare l’argomento, mi si toglieva la diretta, confermata in più occasioni dallo stesso Masi, mi si chiedeva di cambiare titolo.
In sostanza quasi nulla di quello definito in sei mesi e focalizzato negli ultimi due con il Direttore generale Masi e senza escludere, se non per sua scelta, il Direttore di RaiUno, veniva rispettato per vostra unilaterale decisione. Senza neppure informarmene, se non casualmente, e per avere io deciso di telefonarti in un crescente sfogo e in un disappunto che mi ha visto imprecare in un alterato monologo, indifferente che fosse in viva voce come qualcuno ti ha detto, perché di voce si sentiva soltanto la mia, come sarebbe stato a telefono chiuso; mentre tu hai risposto con poche educate parole di considerazione e di richiamo all’equilibrio e alla tranquillità, senza alterarti. La voce alterata, lo sarebbe stata comunque, era la mia. E tu hai manifestato equilibrio e ragionevolezza. Nondimeno io nel mio rapporto con la RAI non ho nulla da rimproverarmi e ho lavorato con impegno e passione, senza assumere atteggiamenti o presumere di non coinvolgere la rete o i vertici della televisione, assiduamente frequentati e informati. In particolare Masi e Paglia. Credendo che essi, nel ruolo, fossero sufficiente garanzia, non ho neppure per un attimo pensato che, nell’avvicendamento, avrei dovuto rimettere in discussione titolo, orario, giorno di messa in onda, argomento, diretta a cinque giorni dall’inizio del programma, dopo sei mesi di lavoro corretto e coerente, oltre a quello che avete chiesto in perfetta discontinuità con il lungo e impegnativo lavoro svolto. Ci manca solo che mi chiediate di cambiare sesso. Ritenendo che tutto questo sia inaccettabile, vorrei che mi fosse risparmiata anche la beffa di una lettera di richiamo, non so a quali codici e valori, forse per stigmatizzare “la viva voce”, non avendo fino a questo momento ancora sentito la voce, né viva né morta, del Direttore di rete. Per questo sono disponibile a qualunque soluzione sia rispettosa della mia dignità e del mio lavoro, senza moniti o prediche che mi sembrano del tutto fuori luogo e irricevibili. Naturalmente di fronte a una frattura insanabile non mancherò di rivendicare il mio lavoro e la mia correttezza con il conforto dei rapporti continui, rispettosi e assolutamente lineari con il Direttore Masi. Sconcertato, ma non pentito (di ciò che non ho fatto), ti invio disorientati saluti.