Seconda parte dell’intervista a Massimo Martella, sceneggiatore di Ris- Delitti Imperfetti, una delle fiction più seguite del momento in onda su Canale 5, che vede al centro di ogni episodio la prestigiosa sezione dell’Arma dei Carabinieri. Andiamo a scoprire assieme a lui, ulteriori risvolti sconosciuti al grande pubblico, riguardo il mestiere di “creatore di storie” per la tv e anche qualche anticipazione.
Presentiamo Massimo Martella nei ruoli che lo hanno visto crescere in campo artistico, puoi parlarci dei tuoi trascorsi da regista e sceneggiatore?
Uhm, la storia della mia vita… in estrema sintesi, diciamo che mi sono avvicinato al mondo del cinema per caso, grazie a un regista di nome Paolo Benvenuti, che quando ero studente universitario a Pisa mi fece scoprire il fascino delle immagini in movimento. Dopo le prime esperienze con lui vinsi il concorso per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, nel corso di regia. Da lì i primi cortometraggi, il lavoro in televisione come regista di Un giorno in Pretura, quindi il primo lungometraggio prodotto a bassissimo costo, che si chiamava Il tuffo. L’esordio vinse il premio opera prima a Venezia e mi incoraggiò a proseguire su quella strada. Dopo un secondo film prodotto dai fratelli Avati, sono approdato alla scrittura televisiva, e in pratica mi sono specializzato in polizieschi: 6 anni a La squadra, come editor e sceneggiatore, quindi il lavoro alla Taodue, con Distretto di Polizia 6 e le varie edizioni di Ris. Da Ris 4 ho condiviso il ruolo di capo scrittura con Luca Monesi.
Tornando alla sceneggiatura: come viene decisa la stesura finale e quanto la regia può influire su di essa?
Il miglior metodo di lavoro è quello che prevede di fare, durante la fase di pre-produzione che precede le riprese, una riunione con il reparto di regia su ogni singola puntata, in modo da sviscerare dubbi, obiezioni, punti di forza e di debolezza del copione; è in questa fase che si dà l’ultima ripulita ai dialoghi, che si cerca di venire incontro alle idee della regia, che si valuta la possibilità di ambientare le scene in luoghi diversi da quelli immaginati in un primo momento.