Lungimirante, al momento non troviamo aggettivo migliore per definire Enrico Mentana, l’uomo che ha saputo dire basta alla corazzata Mediaset (ricorderete le dimissioni da direttore editoriale e quindi da Matrix), che ora ha saputo reinventarsi in una realtà come La7 la quale gli consente, speriamo che le circostanze favorevoli restino tali, i necessari spazi di manovra. In appena due mesi, il prode Enrico ha saputo rivitalizzare l’asfittico Tg La7 (+58% di share rispetto ad un anno fa) attestandolo nell’edizione delle 20, su una media di 697mila telespettatori con punte di 1,4 milioni, sfidando i blasonati Tg1 e Tg5: “È come un campionato, la tua squadra deve vincere ma speri anche che gli altri facciano dei passi falsi. E se, per assurdo, dichiara Mentana, i due principali Tg fossero entrambi filogovernativi, ci sarebbe più spazio per noi, che non privilegiamo né Bersani né Berlusconi“.
Dalle parti del Tg1 si ostenta sicurezza, in una recente dichiarazione durante la trasmissione Uno Mattina Estate di Raiuno, il direttore Augusto Minzolini tutto intento a dare un’anima alla sua creatura, anima sappiamo bene di chi, ha dichiarato: “Francamente non mi sento in competizione con Mentana Ha un grande seguito sui media, che parlano di questo successo de La7, che è meritato. Noi ad agosto, rispetto all’anno scorso, abbiamo avuto 500 mila spettatori in più, Mentana ne ha guadagnati 240 mila, di fatto noi abbiamo guadagnato il doppio. Il Tg5 ne ha persi all’incirca 270 mila. Semmai il problema non è mio, ma di Clemente Mimun”. Minzolini sa d’avere a che fare con un osso duro, che potrebbe mettere in crisi seria la sua già contestata leadership del telegiornale più visto d’Italia.