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Beppe Fiorello contro Roberto Saviano: la fiction italiana è di ottima qualità?

Da un po’ di tempo, ormai, non assistevamo a diatribe mediatiche. Ormai vanno di moda gli scontri televisivi, mentre invece sembrava fosse passata la tendenza dello scontro a distanza. A smentirci, ci hanno pensato Roberto Saviano e Beppe Fiorello. Il motivo dello scontro? La fiction italiana.

Dalle pagine de L’Espresso, Roberto Saviano aveva fortemente criticato il ruolo e i contenuti delle serie televisive italiane. Il suo pensiero parte da ampie basi culturali, basandosi sulla filosofia moderna. In sostanza – sostiene Saviano – tutto ciò che fa parte della comunicazione di massa, diventa immediatamente uno strumento del potere nelle mani dei governi, soprattutto nei momenti di crisi. Tra le righe del suo articolo, però, si legge chiaramente una profonda differenza tra l’Italia e l’estero:

I drammi storici di Shakespeare sono forse l’esempio massimo di come si sia potuto celebrare il potere dei Tudor senza blandirlo e senza servilismo. Che gli Shakespeare di oggi siano i creatori delle serie tv farà sorridere, ma se pensiamo alla diffusione e alla popolarità del teatro in epoca elisabettiana a Londra, il paragone, per quanto incredibile, potrebbe anche essere calzante. E non è detto che nella miriade di produzioni non ce ne sia qualcuna che verrà ricordata a distanza di secoli, magari riadattata, attualizzata. Mi sorge invece il dubbio che nulla resterà delle tante acritiche agiografie di santi e padri della patria diffuse in Italia a mezzo fiction negli ultimi anni.

 

Insomma, troppo buonismo e poca qualità. Queste parole, però, hanno colpito particolarmente Beppe Fiorello, noto al grande pubblico per la sua perenne presenza nella fiction di Rai 1. Da Twitter ci tiene a rispondere alle dure parole di Saviano:

Capisco la critica e le osservazioni sulla fiction italiana, ma come ho detto altre volte non accetto generalizzazioni. Personalmente ho raccontato storie importanti e talvolta scomode.

 

Dal canto suo, Beppe Fiorello sostiene che la fiction italiana sia piena di eccellenze e di temi molto sentiti. Peccato, però, che gli italiani all’estero considerino nettamente scadente la nostra fiction, soprattutto quando viene confrontata con quella degli altri Paesi. Insomma, le sue affermazione sembrano tanto i complimenti di un lattaio nei confronti della propria mucca: pur di vendere, si nascondo i difetti.

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