Oggi pomeriggio si riunisce il consiglio d’amministrazione della Rai per parlare del futuro della tv di stato sul satellite. Come vi abbiamo già anticipato la Rai ha due opzioni: rinnovare il contratto con Sky che scade a luglio o salire solo sulla piattaforma satellitare TivuSat in compagnia di Mediaset e Telecom Italia Media (La7).
Sky avrebbe offerto prima 50 milioni l’anno più 75 milioni per i prodotti di Rai Cinema fino al 2016, poi 475 milioni totali (pari a quasi il doppio del capitale sociale dell’azienda!) e la rinuncia del diritto all’esclusiva. Il D.G. Mauro Masi, che ha il mandato per negoziare con la società di Murdoch, sembra sia intenzionato a rilanciare chiedendo di essere pagato anche per le trasmissioni di Raiuno, Raidue e Raitre, richiesta che pare più come un modo per scendere dal satellite, che un modo per ottenere più soldi.
Gli aspetti negativi del divorzio sono molteplici: l’azienda perderebbe 100 milioni annui (grazie a quel 2,5% di share che arriva dal satellite), non raggiungerebbe tutta l’utenza (non tutta le zone dell’Italia sono coperte dal digitale terrestre) e dovrebbe sbrigarsi a salire su un altro satellite (quello Tivù, che avrebbe un altro decoder!) per non rischiare sanzioni (per legge la tv di stato deve essere presente su tutte le piattaforme).
L’Usigrai, Unione Sindacale Giornalisti Rai, chiede maggiori sicurezze per il futuro:
Non si può rinunciare, in un momento di crisi riconosciuta, con leggerezza a 474 milioni di euro e alle consolidate abitudini dei telespettatori (che contribuiscono ad ascolti e pubblicità), senza un progetto preciso alternativo che abbia fondate basi, nonché certe ed immediate prospettive di concretizzazione. L’Usigrai non è contraria tout court ad un cambiamento di rotta, ma è necessario che tutto si realizzi con la cautela, gli approfondimenti, le valutazioni analitiche che la questione merita. Due risposte poi vanno date se si sceglie di uscire dalla piattaforma Sky: chi è in grado di vedere in tempi brevi Tivu’ Sat, la piattaforma della società con Mediaset ed in piccola parte con Telecom Italia? E ancora, la decisione che si prende è al riparo da contestazioni, da parte di autorità garanti indipendenti, sull’eventuale violazione del principio di neutralità tecnologica?
Oggi pomeriggio ne sapremo qualcosa di più. A prescindere dall’esito della riunione l’importante è che la scelta non sia fatta pagare all’utente.