Ne avevamo già parlato a proposito del cinema e ora è la volta della televisione: pare proprio che entro e non più tardi del 2009, il product placement sul piccolo schermo, diverrà una realtà anche nel nostro Paese. La Camera dei deputati ha infatti approvato di recente l’articolo 17 di una legge che recepisce parte della direttiva comunitaria Tv senza frontiere del natale 2007, grazie alla quale dopo il necessario passaggio al Senato sarà possibile esporre noti marchi pubblicitari in film, serie per la tv, programmi sportivi e di intrattenimento leggero, esentati i programmi per bambini ed esclusi i marchi di sigarette e medicinali.
Una ulteriore svolta per il piccolo schermo, sempre più affamato di introiti visto il periodo non proprio roseo, un ulteriore raggio di luce per quei pochi soggetti che di fatto nel nostro Paese gestiscono il mercato della pubblicità televisiva, con un Governo che pare intenzionato e consentiteci anche interessato, ad accelerare l’iter legislativo per un’altrettanto veloce approvazione.
Quanto questo “espediente” pubblicitario potrà portare nelle casse dei diretti interessati non si è ancora in grado di quantificarlo, riportando un dato de La Repubblica, che cita a sua volta il Garante per le comunicazioni inglese (Ofcom), le televisioni britanniche potranno ricavare dal product placement – nell’anno 2009 – da un minimo di 17 milioni di sterline a un massimo di 33,7. Cifre che possono lievitare anche a 50,6 milioni di sterline nel 2010 (pari a 65,2 milioni di euro).
La torta appare quindi appetitosa e non ci stupiremmo se ci fosse chi già si sfrega le mani in attesa di affondarle nell’abbondante contenuto. Di recente il sottosegretario alle comunicazioni Paolo Romani, nel corso di un convegno incentrato sulla nuova direttiva dell’Ue sui ”Servizi di Media Audiovisi”, ha auspicato un :”Si al product placement, ma solo dopo un’analisi più approfondita del tema, visto che alcune regole non sono perfettamente chiarite, e solo con la ”condivisione” da parte di tutti gli operatori del settore, dei broadcaster e delle associazioni dei Consumatori”
Sta di fatto che molto presto quella che fino a qualche anno fa veniva considerata pubblicità occulta (fino al 2004 in Italia lo era anche al cinema), diverrà una realtà per cui più nessuno potrà gridare allo scandalo, sebbene già ora la promozione di programmi tv nei tg, virtualmente vietata, sia adottata senza rimostranza alcuna.
Inutile dire che negli Usa il product placement televisivo, esiste da diverso tempo, basta dare un’occhiata ad alcuni episodi di Dr House, per notare che i monitor dei computer utilizzati nel telefilm, riportano tutti e in bella vista lo stesso marchio.