Ennesimo scontro intorno al Tg1: dopo che il consigliere della Rai Nino Rizzo Nervo aveva commentato polemicamente il calo degli ascolti del Tg1 (“Capisco le conduttrici Tiziana Ferrario e Maria Luisa Busi, e ne apprezzo il coraggio. Quando ricordano che negli anni passati la soglia del 30% di share era vissuta dalla redazione del Tg1 come una sconfitta, dicono una cosa vera. Per le sue parzialità e per i suoi contenuti, il Tg1 non è più il telegiornale di riferimento di tutti gli italiani. Questo ci dice l’Auditel. E l’azienda non può continuare a far finta di niente”) e il direttore del Tg1 Augusto Minzolini aveva commentato aspramente (“E’ un fazioso e non sa leggere i dati. E’ un uomo ridicolo”), il presidente della Rai Paolo Garimberti è intervenuto attaccando Minzolini:
Un conto è il diritto di critica, anche aspra. Altra cosa sono gli insulti. Come presidente del consiglio di amministrazione della Rai, non posso tollerare che un direttore insulti un consigliere. Al di là dei chiarimenti, che non mi pare smentiscano la sostanza delle cose, Minzolini ha perso una buona occasione per tacere. Ma più in generale si sta perdendo in Rai una buona occasione per tenere il dibattito sulle questioni Rai all’interno delle regole e dei confini aziendali.
I dati che hanno creato la polemica, riportati da Repubblica.it e riferiti al 12 aprile, erano questi:
Alle 13.30 il Tg1 è al 27,66%. Alle 20 il dato è del 27,05%. Significativo poi che ad abbandonare il Tg1 siano tutte le fasce di età, dai giovanissimi agli anziani. Alle 13.30 si sono volatilizzati il 3% degli spettatori sotto i 44 anni (il 2% per le 20) e il 4% dai 45 anni in su (4,5% la sera). E il Tg1 non piace a prescindere dal titolo di studio che si ha in tasca: cambiano canale i laureati (-6% alle 13) e chi ha un’istruzione elementare (-3% alle 20).