Secondo il vocabolario della lingua italiana il termine “squilibrato”, sta per “sbilanciato, sproporzionato che manca di proporzione, che non è bilanciato, pazzo, folle”: tutti significati che calzano a pennello alla peculiare condizione in cui riversa l’Italia del 21mo secolo, dove si preferisce nascondere le realtà scomode a tutto vantaggio della dissimulazione di intenti, delle ammissioni a metà, delle verità rivedute e corrette, espedienti tipici di diversi ambiti tra cui quello politico da cui il mezzo televisivo non può essere certo immune. Ecco quindi la tv e in particolare i telegiornali ridotti a miseri mezzi di propaganda allinearsi alla linea disposta dai governanti, attraverso direttori compiacenti che proprio i suddetti hanno posto li a garanzia di un’informazione corrotta.
Se dovessimo tirar fuori dal cassetto un antico adagio, sceglieremmo senz’altro: “il lupo perde il pelo ma non il vizio” non è la prima volta che da queste pagine diamo voce all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e all’ennesima (negli anni sono state molteplici) constatazione che in particolare nei periodi di campagna elettorale l’informazione in Italia sia, come si diceva, squilibrata, niente di strano in un Paese dove al continuo richiamo alla legge si contrappone ogni espediente per aggirarla, o meglio interpretarla a tutto vantaggio delle singole parti.
Secondo un recente comunicato dell’AgCom:“Pur considerando la situazione di incertezza determinatasi nella presentazione delle liste elettorali, l’Autorità ha rilevato un certo squilibrio dell’informazione sui telegiornali ed ha quindi deciso di richiamare tutte le emittenti al rispetto dei principi di completezza, correttezza, obiettività, equità, imparzialità e parità di trattamento di tutte le liste concorrenti, principi ai quali l’informazione deve attenersi con particolare rigore nei periodi elettorali”.
Inutile dire che l’accorato grido dell’Autorità sia stato accolto come una sorta di voce nel deserto: ma cosa dicono i dati relativi alla settimana compresa tra il 28 febbraio e il 6 marzo? Come riportato dal sito del quotidiano “La Repubblica”: il Tg1 guidato da Augusto Minzolini ha concesso al Pdl il 30,5% dell’informazione politica. Sommato al 2,3% della Lega si sfiora il 33%. Dati che non contano le apparizioni di premier, ministri, presidenti di Camera e Senato, che tutti insieme arrivano intorno al 23%. Totale 56%. L’opposizione (Pd, Idv, Radicali, Sel, Udc) vanta invece un misero 18%, con il Partito democratico al 9%.
Fa il pieno il presidente della Repubblica (16%), che nella settimana del decreto salvaliste, è stato al centro del mondo mediatico. La conclusione è che il Tg1 ha calpestato il cosiddetto “metodo Zaccaria”, quello che da una decina di anni chiede ai Tg di dedicare un terzo dell’informazione all’opposizione e i restanti due terzi in parte eque a governo e maggioranza. E nelle due settimane precedenti, dall’11 al 27 febbraio, i dati sono ancora più squilibrati: sul Tg1 il Capo dello Stato scende ad un più normale 5,4%, il premier sale 13,4%.
Abbiamo parlato della Rai che in qualità di servizio pubblico dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere più equilibrata, vi lasciamo immaginare quali siano i dati emersi dalle rilevazioni sugli altri telegiornali in particolare Mediaset. Un copione che si ripete tristemente e che nessuno si mostra capace di riscrivere, sarebbe il primo gesto di civiltà in un Paese sempre meno civile.