Le tv locali sul piede di guerra, il digitale terrestre verso cui tutte le emittenti televisive italiane sono destinate a migrare entro il 2012, (ma qualcuno parla addirittura di anticipare lo switch off al 2011) si sta rivelando un affare per le reti nazionali mentre per i “piccoli” si profila come un cappio sempre più stretto destinato a vanificarne l’esistenza. Quanto la situazione sia tutt’altro che rosea appare evidente dopo che il Governo nel decreto legge Milleproroghe, approvato recentemente, ha cancellato lo stanziamento di 45 milioni di euro disposto dalla legge di Stabilità 2011 riducendo al lumicino una fonte rilevante di sostentamento per le realtà radio e tv locali.
Maurizio Giunco presidente dell’associazione Tv locali FRT mostrava d’avere già le idee chiare sulle reali intenzioni del Governo quando qualche giorno fa prima dell’approvazione del Milleproroghe dichiarava a Milano Finanza:“Fino a oggi pensavamo che la legge Gasparri avesse effettivamente contribuito ad ampliare il pluralismo e la liberalizzazione dell’etere, ma da un po’ di tempo il clima è cambiato e con la legge di Stabilità il Governo ha deciso che le tv locali non potranno più ospitare fornitori di contenuti nazionali, mentre allo stesso tempo verranno costrette a cedere frequenze per permettere al Governo di indire la gara tra gli operatori telefonici”. A cose fatte Giunco non poteva che concludere: “Questo potrebbe essere il colpo decisivo assestato dal Governo Berlusconi all’emittenza locale che potrebbe portare al definitivo tracollo del comparto già messo a dura prova da una serie di azioni attuate proprio attraverso la legge di Stabilità recentemente approvata dalle Camere. Ricordiamo infatti che questo provvedimento ha previsto la sottrazione alle tv locali di ben nove frequenze (canali da 61 a 69) da destinare alla telefonia mobile, oltre ad una delega in bianco al Ministero dello Sviluppo Economico al fine di fissare nuovi e pesanti obblighi per gli operatori televisivi locali. Tutto ciò proprio nel momento in cui lo stesso Governo si appresta ad assegnare gratuitamente ad alcune reti nazionali alcune frequenze coordinate del cosiddetto dividendo interno“.
Di eguale tenore le dichiarazioni di Marco Rossignoli di Aeranti-Corallo, associazione di categoria che rappresenta oltre 300 imprese televisive locali e circa 700 imprese radiofoniche locali.”E’ gravissimo che il Governo, dopo la soppressione delle provvidenze editoria, ora abbia soppresso anche la reintegrazione delle misure di sostegno che rimangono, quindi, operative per importi molto limitati. Tale provvedimento – aggiunge Rossignoli – incide profondamente sulla capacità imprenditoriale delle emittenti locali, già provate dalla crisi del mercato pubblicitario e impegnate nella realizzazione di rilevanti investimenti per la transizione al digitale. In un contesto in cui l’Agcom ha previsto l’assegnazione a titolo gratuito di sei frequenze televisive per la diffusione a carattere nazionale, (il cosiddetto ‘beauty contest‘) le misure governative nei confronti delle emittenti locali appaiono assolutamente ingiustificabili. Tali misure, infatti, avranno come conseguenza un ulteriore ridimensionamento dell’emittenza locale, con evidenti ricadute sul pluralismo e la concorrenza, nonché sull’occupazione del settore“.
Le realtà locali sono quindi destinate a sparire, con le inevitabili ripercussioni sull’occupazione già a livelli drammatici nel nostro Paese? C’è da giurarci che i “piccoli” editori di questi presidi che spesso, per non dire sempre, si rivelano essere l’unica palestra possibile per coloro che desiderano accostarsi in qualche modo alla carriera artistica, venderanno cara la pelle e dopo le festività faranno valere in tutte le sedi le loro ragioni.
Ma questi signori non hanno capito che la liberazione delle frequenze dal 61 al 69 per destinarle alla diffusione della banda larga via etere è una delle principali ragioni che ha fatto decidere alla Comunità Europea l’obbligo del passaggio alla TV digitale in tutti i paesi della comunità?