Tutti gli uomini del presidente, recitava il titolo di un noto film nonché l’omonimo libro degli anni ’70 sullo scandalo Watergate che portò alla dimissioni di Richard Nixon. Nella questione squisitamente italiana che vede la procura di Bari indagare sulla ormai nota vicenda delle escort nella residenza sarda del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, si intrecciano valutazioni di carattere morale, politico e in particolar modo sul ruolo che l’informazione deve avere in simili circostanze: diritto di cronaca? O semplice gossip pecoreccio?
Il Cda Rai tenutosi ieri, dopo l’inevitabile contrapposizione tra parti politiche, ha deciso che il neo direttore del Tg1 Augusto Minzolini, reo di non aver dato il giusto peso alla notizia sul caso Villa Certosa, non verrà ascoltato in commissione parlamentare di Vigilanza Rai ma lo saranno tutti i direttori delle testate giornalistiche dell’Ente radiotelevisivo pubblico una volta completate le nomine, allo stesso tempo il direttore generale Mauro Masi, ha avuto l’incarico di ribadire a tutti i direttori di testata il rispetto del pluralismo e della completezza dell’informazione del servizio pubblico.
L’ex editorialista de La Stampa ora assurto alla direzione del più importante telegiornale nazionale, grande amico di Berlusconi che lo ha messo li come outsider in luogo di nomi più papabili, era stato chiaro durante il suo recente intervento al Tg1: “Accade -aveva detto Minzolini- che semplici ipotesi investigative e chiacchericci si trasformino in notizie da prima pagina nella realtà virtuale dei media o per strumentalizzazioni politiche o per interessi economici. Queste strumentalizzazioni, questi processi mediatici, non hanno nulla a che vedere con l’informazione del servizio pubblico”.
Il vespaio di polemiche verso chi in tempi non troppo lontani era noto per il suo “minzolinismo” ovvero la raccolta di dichiarazioni anche informali di uomini politici senza alcuna verifica delle informazioni raccolte, aveva spinto il presidente Rai Paolo Garimberti a una convocazione immediata di Minzolini per ricordargli il ruolo che riveste il servizio pubblico nel campo dell’informazione, sorta di tiratina d’orecchi, che con la decisione del Cda presa ieri, consente al direttore del Tg1 di passare pressoché illeso sotto le forche caudine di chi ne avrebbe voluto addirittura le dimissioni.
In un panorama sconfortante com’è quello dell’informazione televisiva italiana, con la maggior parte dei telegiornali impegnati a non ledere più di tanto gli interessi di determinate frange politiche e dei loro esponenti, c’è da giurarci che episodi come quello del Tg1 si ripeteranno perché garantiti dalla sostanziale impunità di chi dovrebbe offrire un servizio serio e super partes.