Consentiteci d’essere un po’ arrabbiati, soprattutto quando i fatti confermano quello che già appariva inoppugnabile e il tempo si rivela arbitro super partes di fronte alle scellerate decisioni del genere umano. Dopo l’articolo dello scorso 1 dicembre eccoci tornare sull’argomento digitale terrestre, ci ritroviamo a denunciare l’eccessiva fretta con cui il Governo ha deciso di convertite in alcune aree geografiche tra cui il Piemonte Occidentale, buona parte del Lazio e della Campania il segnale analogico e di come i soliti inermi ma anche letargici cittadini abbiamo dovuto subire tutta una serie di evitabili disservizi.
“Niente di grave” le maestranze annunciavano, “un passaggio non certo indolore ma meno traumatico del previsto” commentavano altre fonti. Ora veniteci a spiegare come mai nel momento in cui lo switch off si preparava ad interessare le ricche regioni del nord, si è deciso di cambiare le scadenze spostando le stesse a settembre. Per la cronaca, onde evitare ogni possibile obiezione, lo switch off previsto a primavera in Lombardia e nel resto del Piemonte si è tramutato in switch over con il passaggio entro il 18 maggio di Raidue e Retequattro a cui seguiranno solo a settembre il resto dei canali.
Due pesi e due misure da parte del Governo che in questo modo ha ammesso non troppo velatamente d’aver sbagliato nel disporre a tutti costi e in breve tempo, rispetto a una ipotizzabile tabella di marcia più blanda, l’utilizzo di un’unica tipologia di trasmissione in determinate aree geografiche.
Soddisfatte le emittenti interessate in particolare le locali, alla luce dei risultati d’audience poco edificanti di cui sono state oggetto quelle già digitalizzate, a causa del comprensibile disorientamento del pubblico di fronte alle numerazioni alla carlona dei canali stessi. Andrea Ambrogetti, presidente di DGTVi, il consorzio che riunisce Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, D-Free, Aeranti-Corallo e Federazione radio televisioni ha commentato:“Tutti i broadcaster nazionali e locali esprimono piena soddisfazione per l’individuazione delle date di passaggio al Digitale Terrestre nelle regioni Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia che coinvolgerà 23 milioni di italiani.”
Ambrogetti consapevole delle possibili critiche aggiunge: “L’individuazione di queste date, con l’accordo di tutte le istituzioni e i soggetti interessati, non rappresenta alcun rinvio ma invece al contrario un deciso processo di accelerazione”. Nessun rinvio secondo Ambrogetti ma dati alla mano lo spostamento c’è eccome, per due motivi ben precisi, primo i prossimi mondiali di calcio in Sud Africa: panem et circenses dicevano gli antichi romani! Non sia mai che si privi il pubblico italiano dell’amato spettacolo calcistico, magari a causa dei disservizi dovuti allo switch off, come da esperienza nel Lazio! Si rischia una sollevazione popolare!
Se poi aggiungete che il passaggio al digitale sarebbe coinciso con il periodo di campagna elettorale per le elezioni regionali, proprio in un bacino d’utenza “golosamente ambito” dalla politica nostrana, allora il gioco è fatto. Che il potere mediatico sia fondamentale nel determinare i delicati equilibri politici non è certo una novità!. Allora spostiamo lo switch off alla faccia di quei poveretti (anziani perlopiù) dalle parti della capitale che ancora combattono con il decoder!