Ogni lunedi sera alle 23 mi sintonizzo sul canale Fox, per seguire una nuova puntata di Boris2, la fuoriserie italiana, come è stata definita. E’ uno di quegli appuntamenti fissi a cui non si può mancare, un po’ per l’originalità del prodotto, un po’ per l’irresistibile comicità che lo contraddistingue al punto che ci si chiede come mai il vasto pubblico televisivo non abbia ancora potuto apprezzarne la bontà.
Di fatto Boris, giunta alla sua seconda stagione, pur essendo divenuta in breve tempo un vero cult, è stata del tutto trascurata dalla tv generalista, cosicché coloro che non posseggono l’abbonamento a Sky, l’hanno solo sentita nominare e incuriositi vorrebbero conoscerne i personaggi e le relative storie. Da qualche settimana è disponibile il cofanetto della prima stagione in dvd, ma come si può pensare che un’acquirente possa approfittarne a scatola chiusa, visto che c’è sempre il rischio che possa non piacere? Così nonostante gli scontati passaggi tra amici di dvd duplicati o episodi scaricati dalla rete e il passaparola che spesso si rivela il miglior canale pubblicitario, Boris rimane un prodotto di nicchia, per quale motivo?
Perché secondo voi la tv tradizionale, definiamola così, afflitta dalla fuga di massa dei suoi telespettatori e incapace di produrre trasmissioni davvero originali, di fronte a un prodotto ben fatto e soprattutto già confezionato come Boris, si è tirata indietro?
L’impressione del tutto personale, è che potrebbe risiedere nei contenuti il motivo di un atteggiamento cosi scostante da parte dei grandi gruppi televisivi. Di fatto la fuoriserie, in modo ironico e dissacrante mette il dito nella piaga delle produzioni italiane di fiction, spesso veri uffici di collocamento per attori di mediocre levatura, il cui ingaggio nella maggior parte dei casi è dovuto a raccomandazioni o inciuci di varia natura.
Boris, ha avuto l’ardire di prendere in giro questo mondo, servendosi di attori bravissimi capaci di riprodurre alla perfezione mali tipicamente italiani come il pressappochismo, la poca voglia di lavorare, la tendenza alle raccomandazioni e al nepotismo, senza contare l’accento posto sulla qualità dei prodotti in onda. Gli Occhi del cuore, la soap di cui si parla nella serie potrebbe essere una di quelle attualmente presenti nei palinsesti televisivi, mediocre nei contenuti, ma con notevoli quanto inspiegabili riscontri di pubblico.
Che questo abbia dato fastidio a più di un direttore di rete, relegando al solo satellite la messa in onda di un prodotto così bello e intelligente?