Due bambini neri, nati ad Harlem, uno dei quartieri poveri e malfamati di New York, cresciuti con la sola madre, alla sua morte, vengono adottati dal suo datore di lavoro, il ricchissimo vedovo Philip Drummond (Conrad Bain).
I fratelli Arnold (Gary Coleman) e Willis (Todd Bridges) Jackson, inizialmente in difficoltà ad adattarsi alla nuova vita di neri in una realtà di bianchi, negli anni in cui il razzismo è ancora molto frequente nella realtà americana (specie in una zona in di New York), col tempo imparano a vivere nella nuova situazione e ad accettare e amare il loro padre adottivo e sua figlia Kimberly (Dana Plato).
Il mio amico Arnold (Diff’rent Strokes), inizialmente chiamato Harlem contro Manhattan, poi semplificato in Arnold, è una serie di otto stagioni trasmessa in America della NBC (le prime sette) e dalla ABC (l’ultima), dal 1978 al 1986, giunta in Italia prima sulla televisioni locali (le prime due stagioni), poi, dal 1982, su Canale 5.
Impossibile non cominciare il nostro brainstorming sui ricordi della serie, senza nominare la frase che l’ha resa storica, detta da Arnold al fratello in tantissime puntate:
Che cavolo stai dicendo Willis?
Altri ricordi: le decine di marachelle che combina Arnold e la sua incredibile parlantina con cui riesce il più delle volte a farla franca; la fidanzata di Willis, Charlene, interpretata dalla cantante Janet Jackson; Maggie McKinney (Dixie Carter), insegnante di aerobica che alla fine della sesta stagione si sposa con Philip e suo figlio Sam (Danny Cooksey), che si affeziona tantissimo ad Arnold; le governanti che si susseguono in casa Drummond, tra cui la Signora Edna Garrett; il mega appartamento in Park Avenue; Dudley e Robbi, gli amici inseparabili di Arnold; la toccante puntata dell’adozione dei fratelli; la capacità di trattare temi, come il razzismo, i problemi adolescenziali, la famiglia, la scuola e i primi amori senza drammaticità ; l’educazione del pubblico al rispetto per il prossimo fatta attraverso la maturazione di Willis, quello che più di tutti è cresciuto con l’idea di differenza fra bianchi e neri, ricchi e poveri; il doppiaggio di Fabrizio Manfredi e la sigla di Nico Fidenco; le guest star che sono intervenute nella serie come Mohammed Alì, David Hasseloff e Nancy Reagan.
Che fine hanno fatto gli attori? Gary Coleman, combatte con la disfunzione al sistema immunitario che ha colpito i suoi reni, fa campagne di sensibilizzazione sulla malattia e si è candidato a governatore della California; Todd Bridges, dove aver passato guai con la legge per violenze e uso di droghe, si è ripulito e ora è produttore televisivo e promuove campagne antidroga; Dana Plato si è suicidata a 34 anni, nel 1999; Conrad Bain si è ritirato dalle scene dopo essere comparso in una puntata di Willy Il principe di Bel Air e ad ottantadue anni vive felicemente con la moglie a Los Angeles.
Concludendo: la serie, di 189 episodi, ideata da Jeff Harris e Berine Kukoff, sarà disponibile da domani in Dvd (almeno le prime due stagioni) . Consiglio a tutti di guardarla, perché, attraverso le marachelle di Arnold e la vita scolastica e sentimentale di Willis, possiamo avere una visione differente della realtà americana a cavallo tra gli fine anni settanta e inizi anni ottanta.
Non ho mai adorato Arnold, questo però non vuol dire che se lo vedevo in tv cambiavo canale, anzi, rimanevo a guardare le vicende del Chi cavolo stai dicendo Willys