La storia che vi racconto oggi è quella che narra di Fran Finn, una venditrice di abiti da sposa, ebrea del Queens, che lasciata dal ragazzo e licenziata dallo stesso, prova a far fortuna vendendo cosmetici porta a porta e finisce col diventare la Tata di tre ragazzini Maggie, Brighton e Grace e del padre vedovo dei tre, Maxwell Sheffield.
La storia si sviluppa intorno alla tata di New York e i suoi rapporti con la sua famiglia, la mamma Sylvia e la nonna Yetta e per quella con cui lavora nonché con il maggiordomo Niles, la signorina C.C. Babcock (socia del signor Sheffield) e la sua migliore amica Val.
Detto così potrebbe non dirvi nulla, se invece vi spiego che i nomi sono stati cambiati nell’edizione italiana (non solo i nomi, ma anche origini e religione), forse potreste scoprire che Fran Finn altro non è che la tata Francesca Cacace e che la serie televisiva protagonista di Recorder è La tata(The Nanny).
Come vi ho appena anticipato, le sei stagioni che hanno contrassegnato il successo della Tata in Italia e nel mondo, non corrispondono molto spesso (in Italia e Spagna ad esempio) con quelle originali americane: per essere più precisi Frann non è newyorkese, ma ciociara di Frosinone, la mamma Sylvia è stata trasformata in Zia Assunta, la nonna Yetta, nella zia Yetta e l’amica Val è stata rinominata Lalla. Come se non bastasse in Italia non è così chiara che Francesca (Frann) sia ebrea, perché spesso ammicca a Santi e a tradizioni cristiane.
Cosa ricordare della serie prodotta dalla CBS nel lontano 1993 (ma arrivata a noi solo nel 1995 su Canale5 prima e Italia1 poi)? Sicuramente le gag spettacolari create dal maggiordomo Niles specialmente con la signorina C.C., la presunta incapacità del signor Sheffield come produttore di Broadway (è vero che è ricco di famiglia, ma in qualche modo deve pur riuscire a mantenere il suo capitale), la smemoratezza di Yetta, l’opportunismo di Brighton, l’affetto e l’ammirazione di Maggie e Grace per la Tata, la stupidità totale di Lalla, l’infinita fame di Zia Assunta, lo storico urlo di Maxwell:“Francesca!”.
Spensierato e allegro come poche altre sitcom, La tata ha avuto 11 nomination agli Emmy (di cui uno vinto), e gran merito va alla spettacolare mimica facciale e ocaggine di Francesca Cacace (Fran Dresher).
Un altro grande pregio è nel modo di raccontare la tentata storia d’amore (che culmina col matrimonio) fra la tata e il suo datore di lavoro: mai prevedibile, sempre briosa, piena di piccoli ostacoli che invece di essere drammatizzati vengono, puntata dopo puntata, superata per la felicità di tutta la famiglia.
Concludendo: 146 puntate, meno di 30 minuti ad episodio, tutti da gustare. La tata è l’imperbole della sitcom americana, l’esagerazione di ogni aspetto, la rappresentazione del cinismo, l’esplosione dei sentimenti, il modo migliore per far sorridere generazioni diverse riunite davanti al televisore (senza togliere nulla ad altre serie come Friends, Scrubs o Darma e Greg).
Grande Tata!
Telefilm ottimo, divertente e sempre pieno di vita!
Poi il mio preferito Niles, lui è fantastico insieme anche alla strepitosa zia Yetta.
Ancora sto aspettando qualcuno che faccia una sit simile…staremo a vedere!
LA TATA!!!!!!!!insostituibile…e poi zia assunta è una grandeeeee!
Non ci sono parole per declamare le lodi di tale sit com