Sta facendo discutere (ed indignare il mondo gay) la decisione di Rai e Mediaset che hanno bloccato la messa in onda del nuovo spot Twingo, nella sua versione Miss Sixty, in commercio da gennaio 2011. Due ragazze si incontrano ad una festa, si lanciano in un ammiccante gioco di sguardi fino a quando la mora corre in camera da letto e si spoglia restando solamente in reggiseno e coulotte. L’approccio lesbo soft tra le due donne raggiunge l’apice di massimo erotismo con l’altra protagonista che le benda gli occhi con un comunissimo collant. Il claim ‘La competizione è femmina’ chiude il loro incontro amoroso, finalizzato al furto della maglietta e dell’auto della sedotta.
A quanto pare, lo spot saffo friendly è risultato troppo spinto per essere trasmesso dalle tv generaliste italiane (Sky lo ha inserito tranquillamente nella sua programmazione mensile con frequenti passaggi) tanto da deciderne la censura preventiva. Aldo Biasi, creativo e presidente dell’AldoBiasiComunicazionel spiega il concept generale della campagna pubblicitaria (Fonte DigitalSat.it):
Sembra quasi che la visibilità sia l’unico contenuto possibile nella comunicazione pubblicitaria di oggi. Usare il gaysmo come strumento di notorietà è una storia antica che non dovrebbe più far notizia. Se gli Stati Uniti hanno premiato con l’Oscar la storia di due gay, l’Italia si dimostra retrograda e provinciale nel censurare questo spot. Al contempo se questa pubblicità è stata realizzata con l’intento di vendere un prodotto alle donne si è completamente fuori strada: ad essere attratti dal mondo lesbo non sono le donne bensì gli stessi uomini. Dovrebbe essere piuttosto la stessa Renault, quindi, a valutare se uno spot del genere, puo’ permettere all’azienda di vendere più automobili o meno. Di sicuro è uno spot abbastanza bruttino che, messo in onda, non scandalizzerebbe nessuno ed emozionerebbe davvero pochi.
Per Saro Trovato, mood maker e fondatore di Found!…:
Lo spot della Renault è un’idea volutamente provocatoria, giocata sull’amicizia tra donne che, in genere, per alcuni versi ammicca sempre ad atteggiamenti lesbo. Un modo come un altro per colpire la fascia di pubblico femminile alla quale è rivolto il prodotto. Si è voluto giocare facile puntando sul sesso, ma non è giusto censurarlo.
Lorenzo Marini, direttore creativo e presidente di Lorenzo Marini & Associati, non accetta che il video sia oggetto di polemica e censurata senza alcuna base:
La pubblicità è per sua natura educata e democratica e censurarla è fuori da ogni ragione. In Italia si parla sempre e solo di sesso e ogni volta si levano inutili scudi di proteste da parte dei soliti moralisti che nutrono i soliti pregiudizi nei confronti della pubblicità. Questa volta poi, trovo ingiusto puntare il dito contro un episodio di presunta omosessualità femminile, poichè in fin dei conti penso che dovrebbe avere la stessa comprensione di quella maschile di cui si parla sempre tanto.