Robert Neville stenta a parlare. Sembra che il fardello che porta dentro di sè sia così grosso da non riuscire a uscire; sembra un topo che cerca di partorire un elefante. E pare che riesca a comunicare a sufficienza anche con il proprio silenzio.
E’ una persona forte, lo si vede dal corpo e dallo sguardo. Cerca di sorridere in certi momenti, ed io apprezzo il gesto. La forza di un uomo che deve combattere contro un mostro che ha decimato l’umanità.
Una lotta impossibile resa possible dalla tenacia, dal legame con un sogno lontano e perduto, ma che ha lasciato tracce indelebili, segni profondi dentro di lui.
Siamo in pochi ad essere sopravvissuti alla catastrofe, io senza alcun merito, mi salvo solo perchè sono un narratore; lui invece ha lottato e lotta, con quell’insistenza che ho visto in alcune persone, e mi chiedo dove tutto ciò affondi le sue radici.
Robert sta cercando di salvare il mondo. Di pazienti che combattono contro i mulini a vento ne ho avuti moltissimi, specialmente chi, nel proprio quadro sintomatologico, porta con sè gocce di ipomania.
Si tratta di persone che affermano continuamente, interiormente, la necessità di superarsi, ma in modo rigido, inflessibile, che porta la salute mentale al cedimento, alla definitiva disgregazione.
Bisogna rassicurarli: è necessario che abbassino il tiro, che gli obiettivi siano riorganizzati! Altrimenti si va incontro all’inevitabile sconfitta e a un’ansia soverchiante! Ma non mi sento di frenare Robert Neville.
Ha la solitudine necessaria per concentrarsi e per cercare di produrre ciò che sta cercando ormai da molto tempo: una cura per il mondo. Lui è l’uomo della luce, e vuole guarire la tenebra che è scesa sull’umanità.
Loro, gli altri, i contaminati, vivono nell’oscurità, quella che fa tanta paura a noi normali. La luce, quella che a noi regala vita ed energia, distrugge il loro corpo, annienta la loro esistenza. Due tipi di esistenza che Neville vede come opposti, ma non incompatibili.
Opposizione, bipolarità, per Neville non devono condurre necessariamente al conflitto: lui cerca di offrire un’alternativa, e lo fa con una calma e con un metodo sovrumani, che rimangono accesi nonostante gli schiaffi morali quotidiani. Si tratta di una visione estremamente matura del modo di risolvere questo enorme problema.
La famiglia è lontana, forse persa per sempre. E nonostante questo, anche la moglie e la figlia sono ancora carburante per le sue speranze, continuano ad esserlo nelle immagini e nelle proiezioni nel futuro.
Solo Sam, il cane, la fedeltà incarnata, il compagno inseparabile. Così Robert ha imparato che col silenzio attorno è possible percepire forme di comunicazione che di solito trascuriamo, quelle di tutti gli esseri con cui conviviamo.
Mai come in questo momento sono riuscito a comprendere il significato di “spinta motivazionale”; il motore immoto che scaglia con prepotenza le persone nella vita, che le porta ad andare avanti qualsiasi cosa succeda.
Lui si alza, la seduta è conclusa, vorrei alzarmi anch’io ma non ci riesco. Mi prende il panico, poi mi ricordo e mi tranquillizzo. Non sono altro che un manichino appoggiato su questa poltrona da Robert. Spero che torni presto.