A Piazza Pulita comincia il duello virtuale tra Grasso e Travaglio, arbitrato da Corrado Formigli. Marco Travaglio in studio non c’è, ma diventa un avatar con immagini d’archivio di Servizio Pubblico e Piero Grasso ascolta e risponde alle domande di Corrado Formigli. La prima è: esiste lotta alla mafia senza toccare il livello politico? Grasso risponde di no.
Piazza Pulita comincia con il filmato della telefonata di Piero Grasso a Servizio Pubblico per chiedere un confronto tv con Marco Travaglio, filmato che si chiude con Michele Santoro che invita i due a trovare un altro spazio. E così si rientra in studio, c’è Corrado Formigli che racconta la dinamica degli inviti accettati e rifiutati, senza far ancora polemica con Marco Travaglio.
Presentato Piero Grasso, il neo presidente del senato spiega perché ha deciso di chiamare Servizio Pubblico: “Ho sempre pensato che i giornalisti debbano avere libertà di critica, ma una cosa è un’informazione che non informa e che sporca solo”. Ma chi decide cosa informa o cosa no? Il criticato in questione? Non è ancora chiaro. Ma entriamo nel vivo del programma, Marco Travaglio è un avatar sugli schermi della scenografia. Vari primi piani di Marco Travaglio accompagnano le risposte di Piero Grasso, come una serie di piani d’ascolto ipotetici.
Marco Travaglio incombe su Piero Grasso nella sceneografia di Piazza Pulita.
Intanto Corrado Formigli le domande le fa, sembrano quelle giuste, precise, puntuali. A Piazza Pulita, come sempre, è stato fatto un grandissimo lavoro di preparazione: servizi che introducono le domande, con immagini di repertorio e il racconto chiaro di giovani, preparatissimi giornalisti. Eppure l’impressione è che Piero Grasso risponda in burocratese, tra norme e cavilli, in maniera poco efficace rispetto alla nettezza delle accuse di Travaglio e alla precisione di quelle di Formigli.
Piero Grasso risponde da alto funzionario, non da uomo politico. A proposito di comunicazione, la sua non è efficace e verrebbe voglia di cambiare canale, accettando semplicemente il fatto che la complessità degli eventi non possa essere spiegata al grande pubblico in un talk show televisivo. Forse è per questo che le porte delle stanze del potere restano sempre chiuse… E che un comune cittadino, sebbene informato e consapevole, non ha mai la sensazione d’aver capito fino in fondo, come se ci fosse sempre qualcosa che non può, non deve sapere.