Siamo giunti ormai alla sesta edizione di Glob – l’osceno del villaggio, in onda a partire da venerdi’ 4 Aprile alle 23:45 su Rai3, programma ideato e condotto dal grande Enrico Bertolino.
A dare inizio alle danze troviamo il tema del rapporto annoso e talvolta conflittuale tra politica e comunicazione, e quest’ultima è al centro del dell’interesse e dell’analisi della trasmissione. La comunicazione, che insieme all’informazione rappresenta la vera merce di scambio di oggi, inglobante perfino il denaro.
Ospite in studio Curzio Maltese, che sottolinea l’aspetto retorico della politica, che in qualche modo sembra giustificarne la rinnovabilità della “data di scadenza” di alcune affermazioni. Assolutamente da citare il paragone che fa Curzio Maltese tra i talkshow politici e il geniale Flying Circus dei Monty Python.
Il primo aspetto che mi colpisce è l’intelligenza delle domande, e il livello di dettaglio col quale vengono poste. Ad esempio ci si chiede e si analizza in quali aspetti la comunicazione è cambiata nel corso degli anni.
Sotto il più grande e luminoso riflettore della politica c’è ovviamente la televisione, la nostra amata, odiata televisione. Televisione, stampa e internet, cerchiamo duqnque di capire il loro pattern di connettività.
Il modo di porre le questioni di Enrico Bertolino da’ l’idea di essere in grado di rendere un argomento in origine anche molto pesante più che fruibile per un pubblico medio. Dietro le sue affermazioni pur scherzose esiste un substrato consistente di concetti significativi e di grande importanza per l’attualità.
Riversiamo poi risate amare sulle parole del Ragionier Chinetti, che commenta i manifesti elettorali, facendoci notare il livello di scarsa informazione che gli stessi riescono a trasmettere, e la quantità di comicità (ahimè, non voluta) che implicitamente contengono.
Eccezionalmente creativi i servizi, il programma debutta in questa n-esima edizione in modo sprintoso e intelligente. Lo spunto creativo è un pretesto per esprimere in modo esplicativo concetti che derivano da riflessioni sulla situazione globale, legando l’attualità alla retrospettiva, mischiandole in modo ordinato.
I servizi sono dunque realizzati magnificamente, ammiccanti, chiari, caratterizzati da una grande percentuale di domande, che stimolano molto di più il ragionamento rispetto alle mere affermazioni, come del resto stimolanti sono le parole di ospiti del calibro di Stefano Disegni e di Enrico Ghezzi.
E allora vediamo un meta-filmato in cui una cittadina tipo assiste e commenta delle interviste di Ballarò rivolte a personaggi politici del passato. Possibile che le risposte e le affermazioni targate anni ’60 possano essere rivendibili in questo modo?
Il programma è interessante, quello che trasmette ha valore informativo e non c’è spreco di parole, ognuna brilla di semantica propria e mantiene la nostra attenzione in modo rilassato.
Le interviste mi sono piaciute molto perchè prendono a colpi di rasoio i convenevoli e le inutilità che in altri contesti – molti altri contesti – tendono a emergere con grande facilità.
Un insieme di segnali ottimamente sincronizzati che ci arrivano e che, uno per uno, sanno renderci in grado di coglierli.