Quest’oggi su Raiuno andrà in onda la millesima puntata de L’eredità condotta da Carlo Conti: il presentatore toscano, che ha sostituito Amadeus alla guida del game show del preserale della rete ammiraglia Rai dal settembre 2006, ha proposto 40mila domande quiz, assegnando un montepremi pari a 8 milioni di euro, facendo giocare 5.500 concorrenti, proponendo 1000 ghigliottine (182 soltanto indovinate) e battendo 5 format televisivi della concorrenza (su 1000 puntate 998 vinte nel preserale).
Il conduttore a Il giornale ammette di essere soddisfatto dei traguardi raggiunti:
Il preserale è la fascia oraria che ti dà la vera popolarità. Entra tutti i giorni all’ora di cena nelle case degli italiani. A quel punto o gli blocchi la digestione o t’invitano a tavola. E io sono loro ospite da quattro anni.
Carlo Conti assicura di non essersi ancora annoiato del programma:
Evito il rischio di routine innanzitutto grazie ai concorrenti, che sono un campionario di varia umanità, uno spaccato fedelissimo del cuore degli italiani. E poi aggiustando ogni tanto la fisionomia del programma, variandone giochi e impostazione. La prova che dopo tanto tempo nessuno di noi s’è rotto le scatole? Mai un litigio nel nostro gruppo di lavoro; neppure un’insofferenza. Non si andrebbe tanto d’accordo, se le cose non funzionassero più che bene.
Tra i concorrenti il conduttore, che conosce le risposte in partenza (“Essendo fra gli autori, molte domande le invento io”), ricorda un camionista autodidatta (“Il più colto”), una serie di giovani ignoranti su materie da scuola elementare, un uomo che giurava di conoscere L’urlo di Munch dipinto da Van Gogh e uno che pensava che”Lo spigolo fosse il marito della spigola”, poi rivela:
In cuor mio ho esultato alla vittoria di una signora cui i soldi servivano per far operare il figlio in America. E ho esultato ancor più quando un signore, antipaticissimo e snob, ha perso tutto. Ma solo in cuor mio.