I Blastema sono stati scelti dalla commissione artistica del Festival di Sanremo per far parte, nella categoria Giovani, della kermesse musicale condotta da Fabio Fazio. La band si presenterà sul palco dell’Ariston con il brano Dietro l’intima ragione, distribuito da Sony Music e prodotto da Nuvole Production di Dori Ghezzi.
Noi di CineTivù abbiamo deciso di intervistare la voce della band, Matteo Casadei, che ci spiega – tra le altre cose – il motivo per cui hanno deciso di chiamarsi proprio Blastema: “Stavamo sfogliando il vocabolario e ci è piaciuta la dicotomia fra il significato (blastema significa germoglio, ndr) ed il suono così cupo“.
Che tappa rappresenta per la vostra carriera la partecipazione a Sanremo?
E’ sicuramente un passaggio importante. E’ il momento di maggiore visibilità per quel che è stato il nostro percorso fino ad ora, vissuto in strada ed in giro per i locali a suonare. Ci è stata data questa occasione e noi l’abbiamo accolta con gioia e trepidazione.
Per una band come voi, Sanremo è il posto giusto?
Fino a quando non saremo lì, non lo sappiamo dire. Noi andremo al Festival cercando di mettercela tutta, ci stiamo preparando molto bene e cercheremo di evitare tutte le variabili sfavorevoli. Il pezzo dovrebbe uscirne bene in quel contesto…
Quindi state lavorando sodo?
Molto. Siamo dei meticolosi e ci teniamo particolarmente a questa vetrina. Essendo un evento così importante vogliamo ben figurare.
Come ti è stata comunicata la partecipazione al Festival?
Ho ricevuto la chiamata da parte del nostro manager mentre ero al lavoro.
Che lavoro fai?
In questo momento lavoro in un magazzino di vernici.
Adesso prenderai l’aspettativa?
Questo lavoro è capitato un po’ per caso e qui ho trovato la mia dimensione giusta. Adesso, con un po’ di rammarico perché avere un lavoro in questo periodo è una grande fortuna, prenderò l’aspettativa e poi si vedrà.
Il vostro brano sanremese si intitola Dietro l’intima ragione. Quando è nato?
Come ogni nostra canzone, anche questa è stato scritta da noi. Il brano è nato sulle ceneri del disco che abbiamo pubblicato tre mesi fa. Eravamo in studio, in fase di mixaggio, e abbiamo iniziato a suonare questa cosa che ci è rimasta in testa sin da subito. Il mese successivo la nostra discografica (Dori Ghezzi, ndr) ci ha chiesto di presentare un pezzo per Sanremo e noi avevamo solo questo pronto perché eravamo stati svuotati dall’album appena pubblicato. Quindi abbiamo finito di lavorarci in fretta e l’abbiamo presentato alla commissione del Festival: non avevamo avuto neanche il dubbio se fosse stato il pezzo giusto o meno, era l’unico pronto ed era per forza quello giusto per noi.
Vi aspettavate di essere presi?
In verità no. Sanremo non è un posto dove i gruppi come noi vengono accolti spesso (ride, ndr). Tra tutti coloro che si erano presentati alle selezioni c’erano molti nomi interessanti e tutti quelli che piacevano a me sono rimasti fuori. Ancor più inaspettata la nostra scelta.
Per chi tifavi?
A me piaceva molto Colapesce che aveva un pezzo molto bello.
Il vostro brano di cosa parla?
Il brano nasce dalla riflessione di quando ci sentiamo persi. Ma persi cosa significa? Non tanto il non sapere dove andare, ma non sapere perché si è partiti. Spesso ci dimentichiamo della vera motivazione che ci ha spinti a intraprendere una determinata strada. Occorre molto spesso fermarsi e avere il coraggio di guardarsi in faccia.
In questo momento vi siete fermati a guardarvi? Cosa vedete nel vostro futuro?
Vedo buone prospettive. Abbiamo un piano di lavoro che va oltre Sanremo e abbiamo già programmato due date: il 19 Marzo alla Salumeria della Musica a Milano e il 20 Marzo al Circolo degli Artisti a Roma.
Con Dietro l’intima ragione porterete il rock a Sanremo. Come tutti sanno, il rock non ha mai avuto grande fortuna su quel palco…
Speriamo vada male pure a noi perché di solito poi va bene fuori, come successo ai Negramaro, ai Subsonica e a Vasco. I presupporti pregressi non sono favorevoli per questo tipo di musica, ma poco importa. Il traguardo è essere riusciti ad entrare fra gli otto finalisti.
Dopo Sanremo pubblicherete un nuovo album o ci sarà la riedizione dell’album vecchio (Lo stato in cui sono stato)?
Ci sarà la riedizione dell’album, uscito solo 3 mesi fa.
L’album è stato creato con la collaborazione di Dori Ghezzi…
Dori Ghezzi è la nostra discografica. Con lei ci troviamo nel migliore dei modi possibile, è una persona straordinaria. Lei ha vissuto per tutta la vita in questo ambiente, ha un grande rispetto verso noi e verso le nostre idee. Se dobbiamo essere onesti, ci ha anche viziati perché ci ha dato tutto quello che ci serviva. Il sogno di tutti gli artisti è avere una casa discografica del genere e noi ce l’abbiamo. Per fortuna.
Vi ha dato qualche consiglio particolare riguardo Sanremo?
Ancora no. Ma ce ne darà sicuramente, lei ne ha fatti talemente tanti…
Hai ascoltato i brani dei vostri colleghi sanremesi?
Sì, li ho sentiti proprio pochi giorni fa. Ognuno nel proprio ambito ha un brano ben fatto.
Ti piace qualcuno più degli altri?
Andrea Nardinocchi, secondo me, ha qualcosa in più degli altri. Farà strada.
C’è una band di cui vi piacerebbe seguire le orme?
Siamo cresciuti con il culto delle grandi band come i Pearl Jam, i Muse, i Nirvana. Le band in cui ogni componente ha una caratteristica determinante e che si veste bene con quelle degli altri.
Tu hai una caratteristica tutta tua?
Mi incazzo parecchio (ride, ndr). Sono una persona molto istintiva e spesso uso tono un po’ falsati.
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