Affari tuoi non vi coinvolge? Siete stanchi della (ir)resistibile comicità di Ezio Greggio a base di “Sarà vero? Sarà falso? Sarah Ferguson?” (scritta fa meno ridere) ad apertura di Striscia la notizia? Vi frustra l’idea che ogni sera con Otto e mezzo le labbra di Lilli Gruber occupino 3/4 del vostro nuovo tv al plasma? Forse non avete mai sentito parlare di Tg Tg, uno dei programmi più interessanti dell’access prime time, in onda dal lunedì al sabato alle 20.55 su Tv2000 e condotto alternativamente da Donato Vaccarelli e Clara Iatosti.
La domanda è lecita: di cosa parla? Tg Tg è un piccolo talk show all’interno del quale il conduttore (Donato Vaccarelli o Clara Iatosti), propone le notizie nella maniera in cui sono state presentate dai veri telegiornali. Come si è posto Studio Aperto nei confronti del conclave? Che titolo ha usato il Tg1? E il Tg5 e il Tg3, cosa hanno scritto in apertura per annunciare la solidarietà dei parlamentari del Popolo delle Libertà a sostegno dell’ex premier Silvio Berlusconi?
E’ ovvio che i telegiornali delle reti Mediaset non siano imprevedibili, ma il bello di questo programma è analizzare i titoli dei servizi. E’ come se fosse un TvTalk dedicato a questo genere di trasmissioni (dopotutto, Tv Talk è nato sulla vecchia Sat2000, ma allora si chiamava Il grande talk).
Allo scopo di ragionare sulle parole, ieri Tg Tg ha ospitato Giuseppe Patota, professore di Storia della lingua italiana all’Università di Arezzo (i meno giovani lo ricorderanno a Mattino in famiglia, anche all’epoca condotto da Tiberio Timperi, all’interno del Pronto Soccorso Linguistico). E va detto che la fantasia di certi titoli ha dato diversi spunti al professore, basti pensare al bislacco titolo fornito da uno dei TG che vi proponiamo (indovinate voi da soli quale):
TG3: “Crisi, in 7 milioni non ce la fanno più”;
TG1: “Crisi, in difficoltà 7 milioni di Italiani”;
TG5: “Allarme Italia: un nero a metà”;
TG2: “Italia ancora in difficoltà. Ocse: primi segnali di ripresa”.
Naturalmente, l’attenzione non poteva che essere per quel curioso “nero a metà” del Tg dell‘ammiraglia Mediaset, (se si tralascia il Tg3 che aveva invece utilizzato un titolo appartenente all‘italiano colloquiale). Su Canale 5 si faceva riferimento ovviamente alla piaga del lavoro nero, ma degli immigrati non da molto in Italia avrebbero potuto inorridire qualora avessero capito del ritrovamento di un uomo di colore decapitato. Ma il Tg5 non delude nemmeno quando si parla della vicenda dei due marò. Ecco come viene annunciata la continuazione della loro permanenza nel nostro Paese:
“Ora basta i marò restano in Italia“.
A quel punto Patota non ha potuto esimersi dal commentare: “Il titolista avrebbe potuto mettere un segno di interpunzione, almeno un punto esclamativo“. Ma a dirla tutta, qua manca addirittura una virgola.
Insomma, per chi ha voglia di guardare i telegiornali con un occhio critico – personalmente io li ho trovati da sempre noiosi e preferisco informarmi tramite il web – Tg Tg rappresenta un’ottima alternativa. Va in onda su Tv2000, rete di proprietà della Conferenza Episcopale Italiana, canale 28 del digitale terrestre e canale 142 del pacchetto Intrattenimento di Sky. Meriterebbe palcoscenici migliori.