Scommessa vinta per Michele Santoro, la prima puntata di Servizio Pubblico è riuscita a catalizzare complessivamente il 12% di share. Considerando che la trasmissione è andata in onda in maniera del tutto insolita, attraverso televisioni private, televisioni satellitari e streaming internet, è da considerarsi un vero e proprio successo. Unanime il parere di gran parte degli esponenti politici nel dire che la Rai si è lasciata sfuggire un grande professionista. Partiamo con le dichiarazioni di Roberto Rao, capogruppo dell’Udc in Commissione di Vigilanza Rai, che ha affermato:
Ancora una volta Santoro, e anche noi eravamo stati facili profeti, ha dimostrato di saper usare il mezzo televisivo e gli ascolti lo hanno clamorosamente premiato. Non so se il suo sia il vero servizio pubblico, ma sicuramente è giornalismo d’inchiesta, approfondimento e informazione. Altrettanto sicuramente Santoro è di parte e non lo nasconde. I numeri parlano chiaro. Da oggi la Rai ha un concorrente in più e deve attrezzarsi quanto prima per contrapporgli un prodotto di qualità che incontri il favore del pubblico. Lo deve fare perché è la prima azienda culturale del Paese e gode del finanziamento pubblico e della pubblicità.
Nichi Vendola ha dichiarato che il successo di Servizio Pubblico è dovuto allo straordinario talento di Michele Santoro:
Il successo della trasmissione Servizio Pubblico dimostra da una parte che non è possibile mettere il bavaglio a chi ha idee e qualcosa da dire. E dall’altra umilia chi ha voluto a tutti i costi impedire la permanenza di Santoro e del suo collettivo di lavoro all’interno dell’azienda pubblica tv. Ora sarebbe auspicabile un ritorno alla Rai di questi talenti. Ma se così non fosse uno degli impegni prioritari del centrosinistra al governo dovrà essere, oltre ad una moderna ed efficace legge contro il conflitto di interessi, il ritorno alla Rai di tutti coloro che sono stati cacciati in questi anni tristi di berlusconismo.
David Sassoli, presidente degli eurodeputati del Pd, ha sottolineato che Servizio Pubblico ha inaugurato una nuova epoca per la tv italiana:
Il successo della trasmissione di Michele Santoro è un’ulteriore prova che la Rai ha rinunciato alla sua funzione di servizio pubblico. Da ieri sera si apre un’epoca nuova per la televisione italiana. Un’azienda pubblica che non trattiene una squadra di autori e giornalisti di alto livello, capaci di sfidare il mercato televisivo e i grandi network, dimostra di essere arrivata al capolinea.
Giorgio Merlo, vice presidente della Commissione Vigilanza Rai, ha fatto sapere che Santoro ha confermato di essere un grande professionista:
I significativi ascolti confermano che Santoro è un grande professionista e che sa usare in modo eccellente il mezzo televisivo. Com’è noto, al contempo è un modello ineguagliabile di giornalismo politico militante e di parte. Ma, dopo la separazione consensuale con la Rai, il servizio pubblico ha però oggi il dovere di contrapporre una programmazione altrettanto di qualità e capace di fare ascolti. E che magari rispetti sino in fondo i principi che ispirano un corretto e trasparente servizio pubblico.
Di parere del tutto opposto è stato Alessio Butti, capogruppo del PdL in Commissione di Vigilanza Rai, che di Servizio Pubblico ha detto:
La matematica non è un’opinione. E i dati dicono chiaramente che Santoro non ha tolto telespettatori alla Rai. Invito a leggere bene i dati degli ascolti televisivi di ieri e a confrontarli con quelli di giovedì della scorsa settimana. Si potrà notare che Don Matteo ha conquistato 330 mila telespettatori in più, il film del ciclo su Indiana Jones è aumentato di 6 mila telespettatori.
Considerando che si tratta della prima puntata, c’è da scommettere che Servizio Pubblico farà ancora tanto discutere.