Il giallo sulla scomparsa di Roberta Ragusa è al centro del nuovo appuntamento con “Quarto Grado”, il programma condotto da Salvo Sottile, in onda venerdì 3 maggio, in prima serata, su Retequattro. Ospite in studio, dopo essere stato interrogato alla presenza di Antonio Logli, il supertestimone del caso Ragusa Loris Gozi. E ancora, si parlerà di Yara Gambirasio e Melania Rei.Il settimanale Quarto Grado a cura di Siria Magri e condotto da Salvo Sottile, torna anche sul caso Belmonte. Nonostante i risultati delle perizie facciano intendere che Maria ed Elisabetta si siano suicidate, vengono nuovamente interrogati Domenico Belmonte e il suo ex genero. Nel corso della puntata, “Quarto Grado” tratta anche i casi di Yara Gambirasio, Melania Rea e Daniela Sabotig.
IL CASO BELMONTE – Elisabetta Grande e Maria Belmonte, madre e figlia originarie di Catanzaro, sono scomparse nel 2004. I loro cadaveri, ridotti ad ossa, sono stati rinvenuti il 13 novembre scorso dalla polizia in una villetta di Castel Volturno (Caserta), adagiati in un vano dell’altezza di 60 centimetri nel quale erano rimasti nascosti per otto anni.
Il sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Silvio Marco Guarriello, nella giornata di ieri ha chiesto chiarimenti al medico Domenico Belmonte (marito e padre delle vittime), e all’ex genero Salvatore Di Maiolo, sugli esiti della relazione di 360 pagine depositata dal suo consulente e sulle molte incongruenze, ancora non risolte, della vicenda. Belmonte venne arrestato e poi rimesso in libertà il 7 dicembre dopo 23 giorni di detenzione.
L’anatomopatologo barese Francesco Introna, come sarebbe emerso sin dai primi accertamenti, non ha riscontrato alcun segno di violenza sulle ossa né eventuali tracce di strangolamento o soffocamento alla base della mandibola, mentre sono state rinvenute tracce di un ansiolitico usato contro i disturbi del sonno, il Lormetazepam (conosciuto con il nome commerciale di Misian), che, se assunto in dosi massicce, può portare al coma e alla morte.
Secondo il parere dell’anatomopatologo Introna, le due donne si sarebbero tolte la vita adagiandosi nel piccolo vano, attendendo, dunque, la morte dopo aver ingerito il medicinale. La medesima disposizione ordinata dei vestiti (trovati a fianco ai resti, ndr), nota il medico, sembrerebbe escludere un aiuto esterno. Gli esami scientifici hanno però confermato anche la presenza di acido muriatico e topicida, che, secondo Introna, sarebbero serviti “per lavare ripetutamente le salme“. Una considerazione che lascia aperti davvero molti interrogativi.