La domenica alle 13:20 tutti sintonizzati su Rai 3 con l’arte! Di arte a 360 gradi parla infatti Passepartout, fortunata trasmissione giunta ormai alla VII edizione, condotta sapientemente da Philippe Daverio, per la regia di Mauro Raponi, una produzione Vittoria Cappelli srl.
Si tratta di un appuntamentpo piuttosto breve, dura infatti una all’incirca una mezzoretta: verso le 13:50 si parla già di altro. Ma in quella mezzora sono condensate un sacco di notizie interessanti, ben lontane dall’essere uno sterile elenco di fatti.
L’arte è l’arte con la A maiuscola, considerata nella sua completezza e nella sua interezza, in una prospettiva che fonde l’interesse per il prodotto artistico circondato e contestualizzato da una serie infinita di informazioni circostanziali e intriganti.
L’interesse della trasmissione non è centrato su un particolare luogo o su un particolare periodo storico, nè tanto meno su una sola ed esclusiva forma di arte: si parla infatti di architettura, pittura, scultura, design, arredo, restauro, cinema e letteratura.
Lo stile col quale il conduttore ci racconta quello che c’è da sapere è estremamente intrigante: un tutorial per tutti che non presuppone conoscenze pregresse sugli argomenti trattati, che ci fa capire come l’arte sia anche comunicazione, e quella efficace è quella migliore.
Il passepartout del titolo è proprio un oggetto, un dipinto, qualcosa che sia un punto di partenza che permette a Daverio di intraprendere uno dei suoi viaggi di approfondimento.
Sinceramente, quando lo si ascolta parlare con la passione che caratterizza il suo eloquio, ci si ritrova trasportati in una dimensione che va assolutamente molto oltre il documentario; si ha anzi l’impressione di trovarsi in un format di documentario evoluto, più volto al cercare di comunicare qualcosa a qualcuno piutosto che alla mera enunciazione.
Divertente e a tratti sorprendente, Passepartout utilizza l’arte come chiave di lettura per la comprensione del mondo e della cultura che ci circonda in ogni momento, anche di tutto ciò di cui a volte non ci rendiamo conto per distrazione o per fretta.
Tutto è intrecciato in modo armonico, come un’ordinata melodia: la cultura, l’evento, l’oggetto, l’aneddoto, la ricerca del vero e del non vero, la ricerca di ciò che si vuole e che si può sapere.
Gioire dell’arte è a sua volta un’arte, ma difficile da insegnare. Manuali e documentari, esperti e critici ci provano in continuazione, ma con scarso successo.
La chiave è il saper rendere interessante la semplicità, sviscerarne la sottostante complessità e lasciare il tempo per gioire di tutto ciò che alla fin fine si è scoperto.