Nella scorsa puntata de Le Iene, condotta da Ilary Blasi e Teo Mammucari, è andato in onda un servizio in cui si parla di “assistenza sessuale” per i disabili che, proprio come tutte le altre persone, vorrebbero poter fare sesso liberamente.
A questo scopo è nata una figura alquanto peculiare, quella dell’assistente sessuale, ovvero una donna (tanto per cambiare) che si mette a disposizione del disabile per aiutarlo in questo percorso di scoperta della propria sessualità. Sabrina Nobile è andata a raccogliere alcune testimonianze, sia dalla parte dell’assistente che dei disabili, ed ecco cosa ne è emerso.
Glenda è un’escort che ha avuto un rapporto con un ragazzo tetraplegico:
Lui ha un desiderio sessuale come tutti gli uomini di questa terra. Un ragazzo diversamente abile non può permettersi di corteggiare una donna. […] Muove soltanto gli occhi, è completamente fermo su una sedia a rotelle, è una persona però estremamente felice e solare. Odia andare a Lourdes e vuole fare l’amore!
La donna racconta poi com’è avvenuto l’incontro con il ragazzo, che ha avuto il suo primo rapporto con una donna a 30 anni:
Ci siamo visti, abbiamo mangiato un gelato, l’ho aiutato perché ovviamente lui non muove le mani quindi deve essere imboccato. Una volta capita la faccenda, siamo rimasti io e lui, l’ho aiutato a spogliarsi, siamo stati insieme tre ore, mi sono lasciata gentilmente toccare, baciare e lui era molto felice.
L’escort racconta poi che il ragazzo è riuscito a muovere la gamba per l’eccitazione, un evento strano per una persona completamente immobile, quindi a suo dire il sesso è anche terapeutico.
Max Ulivieri è attivista per i diritti dei portatori di handicap, è un blogger e web designer e si batte per far riconoscere anche in Italia la figura dell’assistente sessuale per i disabili:
Si occupa di aiutare la persona a conoscere innanzitutto il proprio corpo, quindi carezze, abbracci, fino anche ad arrivare alla masturbazione, se c’è bisogno. Funziona come supporto fisico, ci sono supporti per tante cose e invece per la sessualità non c’è niente.
Questa figura invece esiste in molti Paesi europei, come Germania, Svizzera e Olanda. Max spiega che le persone disabili hanno bisogno di normalità, ma la figura dell’assistente sessuale non è da paragonare a quella della prostituta, perché ha un percorso formativo alle spalle. Così è nato il progetto Lovegiver, al quale aderisce anche Debora, che ha avuto qualche esperienza in qualità di assistente sessuale:
E’ sempre più frequente la testimonianza di mamme che spesso sono costrette ad aiutare in prima persona i loro figli…
Paola, una ragazza disabile e psicologa, ammette che se fosse immobilizzata in un letto usufruirebbe del servizio dell’assistente sessuale.