Siamo abituati ormai da tempo all’ascesa di baby star negli USA, bambini che a soli sedici anni si ritrovano sommersi dai soldi, che iniziano a recitare ancor prima di camminare e che poi non diventano grandi esempi di virtù.
Nel servizio realizzato per Le Iene, l’inviato Pablo Trincia prende come esempi di questa moda tutta hollywoodiana Justin Bieber e Miley Cyrus, per poi recarsi ad uno dei concorsi di bellezza ai quali partecipano bambine piccolissime, molto spesso stanche e svogliate, spinte dalle loro mamme che proiettano sogni e ambizioni mancati su di loro. Alcune di loro hanno subìto una sorta di lavaggio del cervello, si comportano da dive e dicono di voler diventare superstar, altre sognano una vita normale, ma alle loro spalle le mamme le spingono verso la telecamera e inventano trucchetti per mantenere intatti i sorrisi, le riempiono di zuccheri per tenerle attive. Il tutto per premi nemmeno tanto esorbitanti, la competizione cresce sempre più e le bambine non possono farci nulla, nemmeno i papà tengono a freno le mamme, più scatenate di tutti, che talvolta fanno a botte o si tirano per i capelli pur di accaparrarsi la vittoria.
Una realtà inquietante, che mostra bambini che però bambini non sono, l’altra faccia della medaglia: se da una parte del mondo i bambini non possono comportarsi come tali perché vivono in guerra e in povertà, nell’America dei fast food e dei soldi facili, i bambini non possono comportarsi come tali perché devono essere delle superstar, vivere a ritmi che non appartengono loro, spesso senza nemmeno capire a pieno costa sta succedendo.