G’Day è stato uno dei migliori programmi televisivi degli ultimi anni, ma nonostante la genialità e il garbo della trasmissione condotta da Geppi Cucciari, gli ascolti sono stati decisamente crudeli. Il problema di G’Day è obiettivamente solo uno: la collocazione oraria. A dare manforte a questa tesi è il fatto che adesso I Menu di Benedetta, inseriti nello slot che era della comica sarda, è crollato al di sotto del due per cento di share. Ma intervistata da L’Espresso, Geppi ha un’altra teoria.“I nostri spettatori non bastavano. Il genere di pubblico per cui era stato pensato, lavorando in diretta, forse a quell’ora è distratto altri affanni. Dopo due anni dico: grazie. Ho vissuto una vera crescita professionale”.
E’ un’opinione che il sottoscritto sente di condividere solo in parte: c’è un pubblico più maturo fisso senza se e senza ma su L’eredità, uno più giovane e popolare su Avanti un altro!, ma francamente io ero abituato a vedermi la prima parte del quiz di Paolo Bonolis per gustarmi il preserale di Geppi Cucciari, una vera boccata d’ossigeno dopo ore di daytime a base di cronaca nera e gossip di serie C. Sulla sua maniera di scherzare con gli ospiti, negli anni della cafoneria imperante, dice la comica:
“A me non piace sfottere, mi piace l’ironia. Parlo dei fatti del giorno, senza omaggiare nessuno, con molta libertà, sia per l’ospite sia per chi conduce”.
Nonostante la chiusura di G’Day, Geppi non rimarrà con le mani in mano: a partire dal 23 gennaio farà la copertina de Le invasioni barbariche di Daria Bignardi – un po’ come Maurizio Crozza in Ballarò di Giovanni Floris – a testimonianza di come La7 cerchi di investire nella migliore maniera possibile nelle risorse interne. Una La7 più femminile che non rispecchia l’Italia:
“Siamo un Paese dove ai vertici abbondano gli uomini. Gli uomini anziani, soprattutto. Ma sono passati dieci anni da quando a Zelig parlavo di uomini e donne. Oggi parlo di tutto. Il cabaret di Zelig è stata la mia scuola per imparare a stare davanti alla gente”.
E su Nicole Minetti dice:
“Non è stata neanche votata, ma messa in lista. Più che addosso a lei darei addosso a chi l’ha messa là. Quando la si è vista in aula, in consiglio regionale, si è detto: vabbè, almeno ci va. Un po’ poco”.