11 marzo 2011. La terra trema e il mare si solleva. Il Giappone precipita nella tragedia. Ad un anno dal terremoto e dallo tsunami che hanno devastato il Paese nipponico e ne hanno messo in ginocchio il sistema energetico, National Geographic Channel (canale 403 di Sky) propone Fukushima: incubo nucleare, in onda stasera alle 20:55. Esperti internazionali ricostruiscono cosa accadde nell’impianto nucleare di Fukushima e cercano di spiegare cosa poteva essere fatto per evitare il disastro.
Quel giorno di marzo si scatena il terremoto più potente mai registrato in Giappone – di magnitudo 9.0 della scala Richter. Ha il suo epicentro in mare, a 130 chilometri dalla costa; ben 5 degli impianti nucleari giapponesi si trovano nella zona colpita: tra questi Fukushima è il più grande e fornisce energia a Tokio. Poco dopo il terremoto un allarme tsunami viene diffuso nel paese e tutto il Pacifico settentrionale è in stato d’allerta, compresa la centrale nucleare. Le telecamere delle TV riprendono immagini delle onde che si abbattono sul litorale e la centrale di Fukushima viene investita in pieno. Due operai che stanno controllando i danni nel sotterraneo vengono uccisi all’istante e le sale di controllo piombano nell’oscurità. In pochi secondi diventa impossibile monitorare la pressione e la temperatura.
Il governo giapponese invita l’agenzia di controllo nucleare delle Nazioni Unite a visitare il sito. Alla guida del comitato internazionale è il fisico nucleare Mike Weightman, che trova alcune falle cruciali nel disegno originale della centrale e sospetta che i progettisti fossero troppo preoccupati dai terremoti e troppo poco dagli tsunami. I reattori dal numero 1 al 4 sono stati costruiti direttamente sul basamento roccioso per impedire il crollo durante un terremoto, ma il livello del terreno è troppo basso per un eventuale tsunami. Sono state erette delle dighe marittime in grado di respingere onde alte quasi 6 metri. Quel giorno però le onde dello tsunami hanno superato i 14 metri di altezza.
Weightman crede inoltre che la progettazione degli stessi reattori abbia avuto un ruolo cruciale nelle esplosioni che hanno coinvolto la centrale. In particolare le cosiddette “barre” contenenti tonnellate di “carburante” nucleare erano rivestite da un sottile strato di un metallo raro, lo zirconio, per proteggerle dal calore eccessivo. Ma al crescere della temperatura, lo zirconio diventa altamente reattivo. L’idrogeno scaturito a causa della reazione dello zirconio con il vapore ha provocato l’esplosione dei reattori 1,2 e 3 e un devastante incendio al 4.