La crisi economica, la riforma dei servizi ospedalieri, la politica: questi e altri i temi trattati con asciutta compostezza in Revue & Corrigé (Riveduto e Corretto), programma di attualità giunto alla sua seconda edizione, in onda su France 5 ogni sabato alle 19 e la domenica alle 13.30.
Più di 70 le persone tra giornalisti e maestranze impegnate ogni settimana alla realizzazione del programma, che vede al timone Paul Amar, giornalista navigato con alle spalle esperienze come corrispondente di guerra e dagli Stati Uniti. Revue & Corrigé si propone come una sorta di Annozero nostrano ma con meno tendenza al sensazionalismo e alla satira, pur conservando quella punta polemica e l’acceso confronto verbale che fanno del programma di Raidue uno dei più seguiti della stagione televisiva appena conclusa.
Ogni settimana inserti, dibattiti, ospiti in studio per approfondire i più importanti argomenti di attualità. Ma come funziona la macchina organizzativa di Revue & Corrigé? Lo appendiamo dallo stesso Paul Amar grazie ad un’intervista di Arianna Dadi rilasciata al sito web di France 5.
Ogni martedì teniamo una riunione di redazione dove esaminiamo le notizie da affrontare nelle prossime puntate. Dobbiamo naturalmente fare delle scelte e valutiamo gli eventi che ci appaiono più importanti, in secondo luogo, il nostro approccio è quello di classificarli in base alla necessità di approfondirli, decodificarli attraverso il dibattito, da questo momento ne seguiamo l’evoluzione fino al venerdì giorno precedente alla messa in onda.
Quali sono i temi affrontati da ciascun giornalista durante la trasmissione?
Philippe Gaudin si occupa di politica; Baya Bellanger della situazione economica, sociale e internazionale; Laetitia Allemand dei media e problemi sociali; Julie Martin della pagina culturale.
A cosa è dovuta la scelta di giovani giornalisti?
A due semplici motivi: in primo luogo portano una ventata di frechezza nella nostra cultura, poi sono più autentici di fronte a un certo tipo di problematiche fra cui quelle politiche, mi piace il confronto dialettico tra culture e generazioni differenti.