La Rai ricorrerà contro la sentenza del tribunale del lavoro che ha ordinato il reintegro di Tiziana Ferrario alle sue mansioni di conduttrice del Tg1 delle 20.00. Ad annunciare la decisione della tv di stato è la stessa giornalista in una lettera aperta ai colleghi affissa in bacheca nella sede del Tg1:
Nessuna lesa autonomia del direttore, nessun trionfo della gerontocrazia, nessun baronato, nessuna inamovibilità del conduttore. L’ordinanza con la quale sono stata reintegrata nei ruoli che svolgevo al Tg1 prima della mia brutale rimozione ha semplicemente stabilito che non posso stare senza lavorare e che mi devono essere assegnate mansioni adeguate alle mie professionalità di cui la conduzione è una componente molto importante.
La Ferrario, che si augurava che la Rai non facesse ricorso, precisa che in un anno di direzione di Minzolini la Rai non ha:
potuto mostrare al giudice alcun documento che provasse il mio utilizzo, nessuna trasferta tranne quella ordinatemi in fretta e furia a novembre quando la direzione – solo dopo essere venuta a conoscenza della mia causa e dell’udienza fissata per il 26 novembre scorso – mi ha chiesto di sostituire per 15 giorni il corrispondente di New York.
La giornalista parla anche della sofferenza degli ultimi mesi:
Sono stati mesi di grande solitudine e di dolorosa umiliazione che ancora continua a causa delle dichiarazioni del direttore Minzolini. Umiliazione come giornalista, che si è vista all’improvviso estromessa senza una ragione professionale del lavoro quotidiano e umiliazione come donna accusata pubblicamente sui giornali di essere vecchia e colpevole solo di avere lavorato 30 anni, in più ruoli nella stessa testata giornalistica.
Tiziana Ferrario conclude dicendo:
A differenza di Minzolini, io ho lavorato al fianco dei colleghi illustri che cita in continuazione in questi giorni, quando mi offende dalle pagine dei giornali, accusandomi di ostacolare il ringiovanimento. Vorrei ricordargli che Bruno Vespa ha smesso di condurre il Tg1 perché ne è diventato il direttore e continua ad andare in video quattro sere alla settimana ancora oggi, che Paolo Frajese, grande professionista purtroppo morto troppo presto, lasciò la conduzione quando fu nominato capo della sede di Parigi, che Angela Buttiglione diventò direttore di Rai International, che Borrelli fu anche lui nominato direttore del Tg1. Nessuno di loro è stato umiliato, offeso sui giornali e messo dietro una scrivania a fare niente quando ha lasciato la conduzione. Nessuno di loro è stato avvisato all’improvviso con una telefonata, mentre si trovava in vacanza, che non avrebbe più svolto le stesse mansioni senza che altre fossero concordate prima. Ci vuole più rispetto delle storie personali e meno arroganza. Più confronto e meno emarginazione di tanti ottimi professionisti. Il Tg1 ha bisogno di ritrovare quella credibilità che ha perso e recuperare quel pubblico che lo ha abbandonato. Serve però un cambio di rotta, come ha detto l’Agcom, e non è con le sole esibizioni muscolari che si dirige una redazione e si fa buon giornalismo.
Il 29 dicembre il Presidente della Rai Paolo Garimberti aveva dichiarato:
Le sentenze si rispettano, non si commentano.