La scelta della Rai di lasciare Sky e oscurare parte della sua programmazione si è rivelata azzeccata? Alla domanda cerchiamo di dare una risposta prendendo spunto dai dati offerti da Aldo Fontanarosa su Repubblica.it: a quanto pare in diciannove giorni, gli ascolti, paragonati a quelli di un mese prima, sono scesi su Raidue dello 0,8% in totale al mattino e quasi dell’1% nel pomeriggio, e Raitre dell’1,4% in prima serata (ore 21-23). Di contro, Raiuno in agosto ha aumentato fino al 2,9% i suoi ascolti in prima serata.
Visto che può sembrare prematuro fare una valutazione ad agosto (c’è chi sostiene che i cali dipendano dal pubblico in vacanza e chi dalla programmazione offerta dalle tre reti), atteniamoci hai fatti oggettivi: gli spettatori che usufruivano della Rai grazie al satellite si sono trovati per 168 volte (19 su Raiuno, 23 su Raitre e 126 su Raidue) in 19 giorni a dover cambiare canale.
Il dato è allarmante, non tanto perché ai bambini sono state precluse sei serie di cartoni animati il mattino, ai ragazzi le serie televisive il pomeriggio e agli adulti i film di raitre la sera, quanto perché la fidelizzazione del pubblico per una rete è fondamentale e, così facendo, va a farsi benedire: lo spettatore, costretto a far zapping per trovare qualcosa di differente da guardare, la volta che trova un programma adatto ai suoi gusti potrebbe non tornare più indietro sui suoi passi, soprattutto se si tratta di un programma seriale.
Insomma, anche in televisione vige la regola che tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile: la Rai viene vista volentieri anche dallo spettatore che ha Sky, ma se questo trova lo schermo blu, la prima volta si rammarica, la seconda se ne fa una ragione, la terza naviga in altri lidi dove forse non avrà l’amichevole estiva della nazionale italiana (Italia – Svizzera), ma ha tantissima offerta che, è sicuro, non gli verrà cancellata all’ultimo momento.