Dopo la recente intervista del presidente della Camera Gianfranco Fini ad Annozero, in cui auspica la fuoriuscita degli interessi partitici dal servizio pubblico radiotelevisivo, torna nel vivo l’atavica questione della privatizzazione o meno della Rai. Come avviene in questi casi sono diverse le scuole di pensiero che si proclamano pro o contro l’iniziativa che secondo i favorevoli dovrebbe risollevare le sorti di un’azienda asservita ai voleri della maggioranza di governo, ma siamo davvero sicuri che la cura non sia peggiore della malattia?
Secondo Vincenzo Donvito, presidente Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori) un’eventuale cessione ai privati della Rai comporterebbe innanzitutto l’abolizione del canone, che come è ben noto risulta essere la tassa più elusa in assoluto in Italia, l’esclusione dei partiti eviterebbe il triste spettacolo dell’elargizione di prebende tra gli esponenti di governo e dell’opposizione, la relativa assenza di capitali pubblici scongiurerebbe che coloro gentilmente accompagnati alla porta possano rientrare dalla finestra, ripristinando le antiche usanze che proprio la privatizzazione vorrebbe evitare.
Portabandiera della privatizzazione Rai, non poteva che essere il neonato movimento Futuro e Libertà nella figura del vicecapogruppo alla Camera Benedetto Della Vedova, il quale il prossimo 13 ottobre illustrerà a Roma l’iniziativa legislativa in occasione della presentazione di uno studio elaborato da Libertiamo.it intitolato:“Privatizzare la Rai. Conviene, è giusto, si può”. Dichiara Della Vedova al Velino:“Si tratta di una proposta di privatizzazione vera, che supera la Legge Gasparri e punta a garantire il servizio pubblico attraverso altre forme rispetto a quelle attuali, gli scenari da qui a dieci anni rendono difficile immaginare la Rai come quel colosso che conosciamo oggi. L’azienda di viale Mazzini non è la Bbc e non potrà mai esserla perché nel suo dna è presente la politica. Fino a che la Rai era un’azienda monopolista e il mercato era fermo andava tutto bene. Adesso non è più così. Negli ultimi 20 anni si è tentato di migliorarne la governance, di fare uscire i partiti, ma non è possibile perché la Rai è quella cosa lì”.
Pareri condivisibili, ma chi potrebbero essere i potenziali acquirenti della Rai? C’è chi auspica che una cordata di imprenditori possa “salvarla” come è avvenuto con Alitalia, altri sperano nell’ingresso di capitali stranieri che però potrebbero causare ulteriori significativi “tagli” all’attuale assetto con ovvie ripercussioni sul livello occupazionale. Di sicuro in un Paese come il nostro difficilmente la Rai potrebbe salvarsi dalle grinfie del potere politico, che trova in essa l’ideale strumento di propaganda quando si tratta di influenzare l’opinione pubblica.
Viene da sorridere che a parlare di privatizzazione siano gli stessi soggetti che vedrebbero venir meno una preziosa fonte di consenso. Semmai qualora se ne avesse il coraggio (forse su un altro pianeta chissà!), basterebbe promulgare leggi ad hoc che impediscano qualsiasi forma di lottizzazione, iniziativa che suona come una barzelletta in Italia dove i provvedimenti legislativi sembrano fatti apposta per essere aggirati. Morale: tutto resterà come prima, se la nave un giorno andrà alla deriva, le premesse ci sono tutte, gli altri soggetti televisivi staranno li a sfregarsi le mani.