Nei programmi d’approfondimento politico della Rai non è consentito l’utilizzo del pubblico presente in sale come “parte attiva”: questo è ciò che stabilisce una circolare che il direttore generale della Rai Mauro Masi ha inviato ai direttori di rete e di testata.
La circolare (che potete leggere integralmente su Ilsalvagente.it) ricorda anche che le trasmissioni devono corrispondere integralmente alle schede che contengono i dati e le informazioni editoriali che sono state sottoposte all’approvazione della direzione generali, pena la sospensione del programma.
Il Cda Rai ieri ha approvato all’unanimità una delibera in cui dà mandato a Masi di garantire nel settore dell’informazione il rispetto della normativa vigente su pluralismo, contraddittorio e completezza dell’informazione. Di fatto una simile delibera sarebbe molto più generica di ciò che ha chiesto il direttore generale della Rai e tutela l’autonomia dei direttori di rete e dei conduttori del programma.
Prima del consiglio Pancho Pardi dell’Italia dei Valori aveva commentato (fonte Adnkronos):
L’editto di Masi prescrive che durante i talk show non ci siano applausi, altrimenti la trasmissione sarà chiusa. E si arriva al parossismo illiberale quando si preoccupa di raccomandare a direttori di rete e conduttori che il pubblico non diventi in alcun modo parte attiva del confronto tra gli ospiti delle trasmissioni. Così la Rai subisce un’inversione della sua missione, da informare i cittadini a impedire il formarsi delle loro opinioni. Il sospetto è che la delibera abbia esattamente lo scopo di chiudere le trasmissioni scomode.
Fabrizio Morri del PD aveva annunciato:
Il Pd ha chiesto oggi in ufficio di presidenza un’audizione rapida dei vertici aziendali in commissione di Vigilanza. E’ significativo che tutti i gruppi abbiano riconosciuto tale necessità. Ciò dovrà rendere possibile una discussione serena e approfondita, capace di scoraggiare ogni eventuale intenzione di sottomettere l’informazione Rai ad atteggiamenti ottusamente burocratici, lesivi della libertà e dell’autonomia di conduttori, direttori e giornalisti.