Diciamolo, non è un periodo felice per gli “inventori” di spot pubblicitari, assorti ore ed ore davanti a una scrivania nell’intento di partorire un’idea miracolosa. Dopo la notizia che la Tim avrebbe intenzione di scaricare Belen Rodriguez quale testimonial dell’ultima ondata commerciale, perché colpevole di non aver fatto centrare all’azienda gli obiettivi prefissati, ma secondo noi i motivi dell’insuccesso sono imputabili all’indubbia bruttezza degli spot stessi, un altro scandalo vede protagonista questa volta la Rai a proposito della nuova campagna sul rinnovo del canone tv.
La pubblicità basata sui dialetti, creata ad hoc per associare l’adesione al canone alle celebrazioni del 150/o anniversario dell’unità d’Italia, propone scene di vita comune in cui personaggi del nostro tempo si esprimono in modo folcloristico ma soprattutto incomprensibile a coloro a cui si rivolgono. L’intento di ogni spot sarebbe di glorificare il fatto che l’Italia sia ormai un Paese unito e moderno con lo sguardo rivolto al futuro e non più frammentato in tante realtà culturali e linguistiche, quanto basta per aver dato fuoco alle polveri di coloro che invece le suddette realtà vorrebbero salvaguardarle. Da ogni parte del Paese si sono alzate voci di disapprovazione, per degli spot che a quanto pare sono riusciti si ad unire gli italiani ma solo in un comune gesto di diniego.
“Lo spot che celebra i 150 anni dell’unità d’Italia demonizzando i dialetti è un’offesa alla cultura italiana e alla tradizione linguistica del nostro Paese” ha affermato l’associazione Forche Caudine, circolo romano che raccoglie l’emigrazione molisana. Voci di dissenso arrivano dalla rete anche a proposito del fatto che nel “mucchio” siano state introdotte vere e proprie lingue come il sardo e il friulano. Anche su Facebook è stata creato il gruppo Contro gli spot Rai sui dialetti: vergogna, sono lingue vive! in cui si sottolinea come:“associando ancora una volta il senso della vergogna, del ridicolo, del passato alle lingue ‘minori’ la Rai non si accorge di essere rimasta davvero a 150 anni fa, quando il diktat del regno prima fatto proprio dal fascismo poi, era quello di distruggere le vere identità dei popoli per costruirne una fittizia non basata sul rispetto delle differenze bensì sull’uniformità al pensiero della ragion di Stato”.
Considerato lo stato dei conti perennemente in rosso dell’emittente di Stato, con proiezioni per il futuro che non fanno presagire niente di buono e lo sforzo profuso in questi ultimi tempi per recuperare quella che a tutti gli effetti è la tassa più evasa, ovvero il canone tv, un autogol del genere la Rai se lo poteva davvero risparmiare. Come potevano pensare ai piani alti di viale Mazzini che simili spot non avrebbero sollevato polemiche, in un Paese dove le discussioni sugli argomenti più infimi sono all’ordine del giorno, figuriamoci quelle ben più consistenti sulla salvaguardia dei dialetti? Ci viene da pensare che forse l’intento della campagna pubblicitaria era proprio questo, destare un vespaio, ma per quale motivo? Una cosa è certa..da oggi la Rai ha qualche nemico in più in un periodo in cui non ne avrebbe proprio bisogno.