Nessuna buona notizia da Viale Mazzini. La Rai infatti ha perso tra il 2006 e il 2010 quasi 260 milioni, malgrado tagli decisi ai costi (il budget di Rai1 è sceso in cinque anni da 205 a 167 milioni) e la cancellazione di un fondo rischi da 40 milioni.
Nel 2011, le cose andranno un po’ meglio, ma solo grazie a due manovre lacrime e sangue da 168 milioni volute da Lorenza Lei che prevedono anche la chiusura di diverse sedi estere e un netto taglio delle spese per i diritti sportivi (sarebbe a rischio anche Novantesimo minuto). Così appunto, per arrivare al pareggio di bilancio nel 2011. A proposito di tagli: nel 2012 la Rai dovrà tagliare almeno 112 milioni di costi per far quadrare i conti e recuperare efficienza. I numeri sono emblematici: Viale Mazzini ha 11460 dipendenti contro i 6285 di Mediaset e i 3.392 di Sky. E ancora, secondo R&S-Mediobanca, ogni dipendente della tv di stato produce 256mi1a euro di fatturato e 91 mila di valore aggiunto l’anno a un costo di 89mila euro. Dati molto peggiori rispetto ai rivali: ogni lavoratore Mediaset garantisce 677mila euro di ricavi e 217 mila di margine con uno stipendio di 86mila euro, mentre in Sky siamo a 756mi1a euro di giro d’affari a testa (quasi il triplo della Rai) con un costo di 53mila euro a persona, i140% in meno di Saxa Rubra.
Il quotidiano La Repubblica ha tentato di spiegare come abbia fatto la Rai ad arrivare a tale situazione disastrosa. Basti pensare che nel 2001 le entrate pubblicitarie della tv pubblica erano pari al 60% di quelle di Mediaset, mentre oggi sono scese al 40%, con 250 milioni di spot andati in fumo tra il 2006 e il 2010. Secondo il giornale fondato da Scalfari questi numeri sono un pedaggio salato all’era Berlusconi. In questi anni infatti il Biscione ha messo assieme 2 miliardi di utili.
La Rai invece ha chiuso in rosso gli ultimi cinque anni di bilanci, ufficiali con un passivo record di 98 milioni nel 2010. Per l’azienda pubblica le cose non vanno meglio nemmeno sul fronte dell’audience (comune anche a Mediaset). Se nel 2005 le tre reti della tv di stato totalizzavano assieme un ascolto medio nel corso della giornata del 46%, a ottobre 2011 il dato si era ridimensionato al 35,1%, cifra che sale al 40,1% tenendo conto del digitale. Aggravante di tutto ciò: l’età media dell’audience della Rai è superiore a quella dei concorrenti. Mediaset sopravanza viale Mazzini di 4 punti (34%a30%) nella fascia anagrafica tra i 15 e i 64 anni, quella più appetita dagli inserzionisti pubblicitari.
In tutto ciò quest’anno il canone della Rai è cresciuto dell’1,4% per arrivare a 112 euro (che significano 20 milioni di entrate in più, sebbene il dato dell’evasione sia impressionante: 28%).
Ma non è finita. Secondo Dagospia sembra che anche lo show di Fiorello, che nel periodo di garanzia autunnale ha toccato vette del 50% di share, alla fine sia andato in perdita. Di fronte ai costi di circa 12 milioni di euro, l’incasso reale dei break pubblicitari della trasmissione sarebbe stato di poco più di 8 milioni. Dagospia scrive:
Pare che la Sipra, la concessionaria pubblicitaria della Rai, abbia venduto gli spazi ad un costo minore rispetto a quello che sarebbe poi stato il valore reale grazie ai super ascolti di Fiorello. Lo stesso meccanismo verificatosi con “Vieni via con me” di Fazio&Saviano, arrivato a sorpresa ad ascolti bulgari.