Michele Santoro ieri sera, in apertura di Annozero, ha spiegato ai suoi telespettatori i motivi che l’hanno portato ad abbandonare la Rai. Il presentatore ha esordito dicendo:
Gli unici ad avere ragione, che possono dire di tutto e di più, che possono perfino insultarmi, sono gli spettatori …
Il giornalista parla del programma poi del suo ruolo:
Un autore televisivo non deve limitarsi a seguire i gusti del pubblico, li deve anticipare, deve capire dove vanno i suoi spettatori e quando può deve cercare di modificare in meglio questi gusti. Quindi un autore è portato sempre a cambiare, a cercare strade nuove. Quando cambia fa incazzare i suoi spettatori, che poi lo aspettano, lo seguono e quando torna lo giudicano e se quello che ha fatto è buono allora dicono “Valeva la pena”” …
Santoro in seguito parla delle reazioni alla sua decisioni e, rispondendo a Vespa dice:
Prendiamo lezioni da tutti, persino da Vespa…. Che Bruno Vespa possa fare lezione di morale e di contratti a noi: lui che viene pagato come attore da Oscar da protagonista per fare un programma in crisi, è veramente troppo.
Il monologo prosegue con il ricordo dell’editto bulgaro, della sentenza della magistratura (e le sentenze seguenti), di come i partiti di destra e di sinistra che controllano la Rai non abbiano mai perso atto della sentenza, e di come in 120 puntate Annozero sia andata in onda facendo grandi risultati.
Santoro assicura di non essere stanco e provato, come sostenuto da Repubblica, e replica a Curzio Maltese (“Santoro si è arreso a Berlusconi”) ricordando che lui non si è arreso a nessuno e nemmeno all’indifferenza di Repubblica per quanto riguarda i problemi della libertà del giornalismo televisivo.
Il giornalista poi si rivolge a Sergio Zavoli e al Consiglio di amministrazione della Rai:
Prima di parlare di quanto percepisco io, che tutto sommato potrebbe essere un problema mio di trattativa privata, perché la costituzione prevede che ogni cittadino possa trattare come vuole con il suo datore di lavoro le sue condizioni di lavoro, non è più giusto che rispondiate a questa domanda semplice semplice:”Annozero è un programma che vuole fare il magistrato o lo considerate elemento fondamentale del servizio pubblico televisivo? Michele Santoro è un giornalista scomodo per il servizio pubblico o una risorsa strategica sulla quale investire?”
Il presentatore parla dell’accordo, ricorda che il contratto prevedeva sei anni di contratto a circa 700mila euro lordi l’anno e che la Rai gli dava tre anni di contratto per lasciarlo andare più un prodotto da fare (ad un costo inferiore dei costi medi di produzione dei prodotti medi della rete).
Santoro conclude il monologo ricordando l’esperienza Raiperunanotte (“Mi sono divertito perché era la mia Rai, dove i partiti non contano un beneamato cavolo”) e poi aggiunge:
Volete che rimanga? Chiedetemelo. L’accordo non è ancora stato firmato. Cosa volete? Che lo firmi o no? Quale idea avete? … Decidete quello che volete … il mio pubblico capirà, ma basta con le denigrazioni.
Come al solito Santoro fà un uso molto “personale” della televisione publica.
Avessimo avuto tanta possibilità e visibilità,noi licenziati e nemmeno renumerati con la spettante liquidazione di fine lavoro?
Per la quale abbiamo dovuto aspettare,che gli enti previdenziali preposti,se né facessero carico.
Liquidazione comunque decurtata da spese di assistenza legale e sindacale.