Uno dei nostri lettori giorni fa, mi ha scritto polemizzando sull’informazione televisiva, trovata troppo faziosa e poco informativa. Abbiamo parlato mesi addietro di Infotaiment, ovvero della fusione dell’informazione con l’intrattenimento, e spesso abbiamo contestato anche noi, con i post de L’inchiesta la scelta delle notizie e le modalità di trattarle.
Oggi, però, la nostra rubrica vuole colmare una lacuna, descrivendo il bagaglio culturale dei direttori dei principali telegiornali italiani: Gianni Riotta (Tg1), Mauro Mazza ( Tg2), Antonio Di Bella (Tg3), Emilio Fede (Tg4), Clemente Mimun (Tg5), (Giorgio Mulè) Studio Aperto, Emilio Carelli (Sky Tg24) e Antonello Piroso (TGLa7).
Gianni Riotta: palermitano, laureato a Palermo in filosofia e negli Stati Uniti, alla Columbia University in Giornalismo. Inizia come corrispondente prima de Il Manifesto, poi collaboratore de La Stampa e de Il Corriere della Sera, di cui diventa il corrispondente da New York (incarico ricoperto anche per L’espresso e La stampa). Ha collaborato con il New York Times, il Washington Post, Le Monde. Direttore del Tg1 dal 20 settembre 2006.
Mauro Mazza: giornalista romano, che esordisce con il Secolo d’Italia e l’AdnKronos. Nel 1990 approda al Gr1 e 3 anni dopo al Tg1, di cui diventa vicedirettore nel 1998. Nel 2002 viene nominato direttore del Tg2.
Antonio Di Bella: giornalista milanese la cui carriera nasce in Rai. Nel 1978 è collaboratore della redazione milanese, poi inviato del Tg3 (anche a New York) e dal 1996 nuovamente a Milano, ma come responsabile. Dalla Promozione a condirettore del TgR nel 1998, arriva a quella di direttore del Tg3 nel 2001.
Emilio Fede: messinese dal lunghissimo curriculum sulla carta stampata (esordisce collaborando con Il momento, poi con la Gazzetta del Popolo) e in televisione (dal 1954 collabora con la Rai). Con la Rai è prima inviato per otto anni in Africa, poi parte della redazione di Tv7 e infine conduttore del Tg1 dal 1976. Nel 1981 diventa direttore del Tg1 per soli 2 anni. Nel 1987 si interrompe il rapporto con la Rai e passa a Rete A. Nel 1989 passa alla Fininvest, come direttore di Videonews, poi di Studio Aperto (1991) e infine nel 1992, del Tg4, di cui è fondatore.
Clemente Mimun: romano, lavora prima per Il Messaggero (come fattorino), poi dal 1983 per la Rai. Nel 1991 è tra i fondatori del Tg5, dove lavora per 3 anni, prima di passare al Tg2 nel 1994 diventandone il direttore fino al 2002, quando passa alla direzione del Tg1. Nel 2006 conduce l’approfondimento politico DopoTg1, poi diventa direttore della Testata Servizi Parlamentari della Rai e dal 3 Luglio 2007 torna in Mediaset al Tg5 per occupare il posto principale succedendo Carlo Rossella.
Giorgio Mulé: nato a Caltanissetta, esordisce nel Giornale di Sicilia nel 1989, per poi scrivere per America Oggi, Il Giornale (1992) e infine Panorama dove diventerà anche vicedirettore esecutivo. Nel 2006 approda anche lui a Mediaset, prima come direttore di Videonews, poi dall’11 ottobre 2007 come direttore di Studio Aperto.
Emilio Carelli: cremasco, si laurea in Lettere moderne nel 1975 e diventa già nel 1980 redattore e inviato del del Tg (Notizienotte). Nel 1986 diventa redattore capo della redazione romana di Fininvest. Per 6 anni collabora e conduce Parlamento In, rubrica politica di Canale 5 e Rete 4. Nel 1991 è vicedirettore di Studio Aperto e dal 1992 è tra i fondatori del Tg5 di cui è anche vicedirettore e conduttore. Il 1 novembre 2000 diventa responsabile del neonato TgCom (ora gestito da Paolo Liguori), che abbandona nel 2003 (il 16 giugno) per coprire il ruolo di direttore responsabile di Sky Tg24.
Antonello Piroso: comasco di nascita, diventa giornalista nel 1987 (e in seguito sarà anche autore televisivo, inviato e conduttore), ma già da 2 anni collaborava con Prima Comunicazione, La Repubblica, Capital e Panorama (con cui collabora come redattore dal 1990 al 1998). Nel 2002 approda a La7 conducendo Niente di personale e Ombibus. Il 2005 è l’anno dell’investitura a vicedirettore del Tg La7, mentre il 2006 è quello della sua consacrazione a direttore. Dal 2007 è direttore dell’informazione News e Sport La7.
Concludendo: ora conoscete il curriculum di chi gestisce l’informazione in televisione. Ragionate sui loro percorsi lavorativi, seguite i loro telegiornali e decidete con la vostra testa se li reputate idonei al ruolo assegnato.
Non capisco a cosa serva sapere i curriculum di una persona per decidere la sua faziosità o meno…
Ad esempio vedendo Riotta si capisce che ha tutte le carte in regola per poter essere un grande giornalista, invece è un leccac**o…
Caro Kkx, provo a spiegare il procedimento logico:
La faziosità nei telegiornali è stata fonte di polemica di un lettore –> Si conoscono i direttori dei telegiornali? Generalmente No –> Si può giudicare il lavoro di qualcuno se non si sa chi sia quel qualcuno? No –> Presentazione dei direttori dei telegiornali –> Conclusione: conoscendo il C.V. e guardando il telegiornale una persona può valutare autonomamente se il direttore è idoneo oppure no al ruolo che ha.
L’articolo non serve quindi a definire la faziosità attraverso il C.V., ma per conoscere le persone che si criticano e conoscere il percorso che hanno fatto per arrivare dove sono oggi.
Emilio Fede è fazioso. Per il Tg4 è idoneo? Guardando il C.V. possiamo dire che è perfetto per il ruolo di direttore.
Riotta è fazioso? Personalmente credo di si. Il suo C.V. è convincente? Si. Risultato: idoneo a fare il direttore di un Tg, ma non della televisione di Stato.
Si ho capito qual’era il punto.
Ma il problema penso non lo risolva la loro competenza.
Dai curriculum dimostrano di essersi meritati il posto, il problema è che poi quel posto non viene gestito come dovrebbe.
Posso avere anche più lauree di Pico De Paperis ma questo non fa di me una persona incorruttibile…
Cioè per capire che Emilio Fede ha la lingua consumata non c’è bisogno di sapere il percorso che ha fatto…
Credo che sia proprio questo il punto:
se si attacca l’informazione è giusto sapere come chi la gestisce è arrivato a gestirla.
Fede ha la lingua consumata? Sai per chi l’ha consumata. Ora puoi riflettere su come e per chi l’hanno consumata gli altri (se l’hanno consumata) sapendo il loro percorso lavorativo.
Concordo appieno con la tua tesi: lauree non significano incorruttibilità.
Ora però se per esempio devi definire Mimun di parte, hai delle basi per farlo…
Tutti hanno un buon curriculum, certo, questo non significa nulla…lo sappiamo tutti che la maggior parte delle persone in tele son raccomandati, ma non tutti incompetenti!
se per consumata aggiungi anche che non sa più cosa dire…OK, il rsto è storia, ma pochi sanno che Fede ha iniziato la carriera incollando francobolli nell’uffietto sul retro. Che sia fazioso? non offendiamo Fabio!
e comunque…Luca Giurato for president!
giusto Gill, un buon curri-culum…la Noce molto; non tutti sono incompetenti, alcuni sono totalmente rincompetenti…